RUGGERO CANE RANIERI

 

Nacque intorno il 1380 in località sconosciuta in quanto il padre Costantino era stato cacciato da Perugia dai Michelotti, e dal 1361 visse in esilio. Era nipote di un altro Ruggero figlio di Tancredi, che visse alla corte dei duchi milanesi, al tempo di Barnabò Visconti. Il nonno Ruggero Ranieri più che nelle azioni militari dimostrò le sue grandi doti nell'arte della diplomazia. Molte e di cruciale importanza  sono infatti le ambasciate  che condusse per il Visconti tra il 1375 ed il 1378. Nel 1375 venne inviato presso l'Acuto con l'incarico di persuaderlo di schierarsi dalla parte di Bernabò e di Firenze, con cui il Visconti aveva stipulato un'alleanza difensiva. L'ambasciata non ottenne gli esiti sperati, ma Il Ranieri riuscì comunque ad ottenere una concessione: la possibilità di assoldare tra i suoi uomini 400 arcieri e 400 lance. Due anni dopo, per un'altra ambasciata delicata presso l'Acuto, Bernabò pensò di nuovo al Ranieri. Erano sempre in gioco i rapporti tra Milano, Firenze e l'Acuto, che militava al soldo della Repubblica. I Fiorentini erano in attrito con il condottiero inglese che aveva saccheggiato il territorio ravennate senza il loro consenso e che in modo sprezzante ignorava le loro lamentele. Vale a dire che ancora una volta Ruggero Ranieri venne ritenuto in grado di influenzare le scelte dell'Acuto. Non solo, allo stesso tempo il Visconti impiegò il Ranieri come portavoce di una politica di riconciliazione con il pontefice. Infatti nel maggio del 1377 Ruggero venne inviato dal Visconti a Perugia, per proporre a Gregorio XI una tregua duratura, con la minaccia di un intervento del Ducato a fianco della Repubblica, contro il pontefice. L'anno seguente nel mese di marzo assieme allo stesso Acuto, Ruggero accompagnò il cardinale di Amiens, l' arcivescovo di Pamplona e quello di Narbona a Sarzana, dove i tre saranno accolti da Bernabò Visconti per iniziare i negoziati di pace. Infine morto Gregorio XI e salito al soglio pontificio Urbano VIII, nel maggio del 1378 sempre il Ranieri vienne incaricato di portare avanti con il pontefice gli accordi di pace.

Ruggero Ranieri senior appare del tutto estraneo alle sorti della sua città natale Perugia, in cui tornò solo di passaggio. E ciò avvenne in anni in cui la città affrontò una difficile stagione politica, segnata da continue frizioni con il papato e cruente lotte di fazione. Al contrario la figura di Ruggero Cane Ranieri emerge proprio all'interno delle lotte di fazione che infuriano in Perugia ancora all'inizio del Quattrocento, nel periodo di diretta sottomissione al pontefice (nel 1403, alla morte di Giangaleazzo Visconti, Perugia si concede spontaneamente al pontefice, a patto che quest'ultimo non permetta il rientro agli esuli). Nel 1407 in un clima di generale tensione, in cui <si erano suscitate per la città molte compagnie di diverse divise>, Ruggero Cane fu bandito da Perugia poichè era entrato armato nel castello di Civitella con 300 cavalieri. Sempre nell'aprile del 1407 con Braccio da Montone e Fabrizio da Perugia minacciò in Perugia il partito dei Raspanti. Nel giugno dello stesso anno raccolse parecchie bande di avventurieri (1500 cavalli) e militò per il re di Napoli Ladislao d'Angiò: lasciò Civitella, che Ghino del Monte di Santa Maria aveva trasformato in un covo di banditi, e con il Montone, Fabrizio da Perugia ed il signore di Fermo Ludovico Migliorati recuperò Ascoli Piceno; la città venne messa a sacco. Nel 1409 stette dalla parte della Chiesa, si trovò nella marca di Ancona a mezzo soldo del cardinale Baldassarre Cossa; con lui erano anche il Migliorati e Fabrizio da Perugia. I tre condottieri ebbero l’incarico di difendere con 1000 lance il territorio da eventuali attacchi angioini. Nell'agosto dello stesso anno intervenne a Lauro/Falerone, allorché le truppe di Berardo da Varano si unirono con i terrazzani per passare nel campo avverso: il Ranieri sventò ogni disordine; nello scontro furono uccisi 14 soldati che si erano ribellati. In ottobre con il Montone, Fabrizio da Perugia e Giacomo degli Arcipreti (1500 cavalli e numerosi fanti), tolse Apiro ad Antonio da San Severino.

Nel febbraio del 1412 su segnalazione di Carlo Malatesta, passò al soldo dei veneziani per combattere le truppe dell’imperatore Sigismondo d’Ungheria. Con 200 lance si arruolò a Padova: la durata della ferma era prevista in quattro mesi. La stipula del contratto avvenne nel castello di Monte Nuovo nel maceratese. Prese parte alla battaglia di Motta di Livenza: con Crasso da Venosa, al comando di 600 cavalli, ristabilì le sorti dello scontro, in quanto permise alle truppe del Malatesta ed a Taddeo dal Verme di predisporre meglio le loro milizie, colte in disordine dagli avversari, ed a passare, successivamente, ad una rapida controffensiva. Attaccò gli ungheri che si erano sbandati a predare e ne fece strage: nel combattimento morirono più di 1500 ungheri e boemi; molti nemici, inoltre, furono fatti prigionieri. Scrisse il Cornazano: <in tal periglio un homo darme puro/ Roggier can perugin non già codardo/ fece a Venetia di suo corpo un muro>. Questo il campo di battaglia:

 

MOTTA DI LIVENZA – agosto1412

VENEZIA                                                                                          RE D’UNGHERIA

Ruggero Cane Ranieri                       Niccolò Barbarigo

Filippo Scolari

Piero Loredan                                    Luigi di Campagna

Andrea di Polcenigo  +

Carlo Malatesta  F                             Martino da Faenza

Niccolò di Prata  P

Tommaso di Ronconi                        Giovanni di Benzo

Domenico di Polcenigo  P

Taddeo dal Verme  F

Andrea di Brugnera  P

Crasso da Venosa

Arnis Boemo  P

Tristano Savorgnano

Ungheri: 7000/8000 cavalli ungheri, boemi, tedeschi e friulani. Attacco degli ungheresi portato con tre colonne ad un campo fortificato. Vittoria iniziale degli ungheri che dilagano negli accampamenti dandosi al saccheggio; controffensiva veneziana guidata da Ruggero Cane Ranieri. Nella battaglia sono uccisi più di 1500 ungheri e boemi con il loro capitano generale; molti sono catturati. I veneziani si impadroniscono di 5 bandiere unghere su 6.

Settembre 1412: gli venne aumentata la condotta a 330 lance, di cui 30 di pertinenza del figlio Pietro: la ferma fu stabilita in quattro mesi più altri tre di rispetto (sul figlio Pietro non si hanno altre notizie, infatti è assente nel testamento di Ruggero, risalente al 1434, in cui sono nominati sei figli: le sorelle Andrea e Lorenza - la prima sposata con Cuaspar Peri Beltramutii, e la seconda nubile, la quale ha come tutore in caso della morte del padre Malatesta Baglioni -, avute dal primo matrimonio, Lodovica, Ciambrogna e Costantino, dal secondo, ed infine Matteo e Pellegrina, illegittimi). Ottobre 1412: affrontò gli ungheri agli ordini di Pandolfo Malatesta. Si collegò con il provveditore Niccolò Barbarigo ed alla testa di 1000 cavalli e 500 fanti puntò su Feltre, che sperava di avere per trattato; la congiura fu scoperta per il voltafaccia del tedesco Giovanni dal Sole, che rivelò ogni cosa agli avversari. Espugnò sul Brenta la fortezza di Scala, non lontana da Bassano del Grappa. Novembre 1412: con Crasso da Venosa entrò in Castelfranco Veneto, bruciò i borghi di Feltre e sottrasse agli ungheri molte prede. Fallitogli un primo tentativo di assalto alla località, ebbe per trattato Castelnuovo nei pressi; rovinò con le bombarde il castello di Quero ed a fine mese fu ancora sotto Feltre. Venne assalito dalla guarnigione cittadina e da 800 cavalli, provenienti da Serravalle (Vittorio Veneto) e guidati da Marsilio da Carrara e da Brunoro della Scala; sconfitto, si salvò con il figlio Pietro; viceversa furono catturati i veneziani Bernardo Diedo, Jacopo Terzi e Bernardo Morosini.

Nel luglio del 1417 fu con Braccio di Montone, nuovo padrone di Perugia, contro il Papa. Partì dalle Marche con Berardo da Varano (800 cavalli) per soccorrere il Montone, intento all’assedio di Castel Sant’Angelo, le cui truppe furono falcidiate dalla peste. Un mese dopo fu costretto ad abbandonare Roma con gli altri capitani bracceschi per l’arrivo delle truppe angioine. Nel marzo del 1419 mosse dalla marca di Ancona con il Montone, per conquistare Gubbio a Guidantonio da Montefeltro. Irruppe nella città per una porta apertagli da Cecciolo Gabrielli; questa venne subito rinserrata alle sue spalle per cui si trovò all’interno della città con soli 50 cavalli; nacque una zuffa nelle strade, riuscì ad aprirsi un varco e si salvò. Dopo qualche giorno si trovò all’occupazione di Assisi. Nell'aprile del 1419 assediò la rocca di Spoleto al comando di 1000 fanti. Luglio 1420: venne nominato dal papa Martino V governatore di Montalboddo (Ostra).

Nel 1421 sposò Giuditta Colonna. Lo storico Pellini scrisse:<Et  leggesi che di questi giorni Roggieri di Costantino de Ranieri menò moglie et perchè ella era di casa Colonna, gli furono fatti molti honori di feste di toro et d'altri giuochi pubblici et il marito gli fece honoratissime nozze et hebbe et da parenti et da amici sontuosissimi doni di varie et diverse sorte di cose>. Poco dopo (?) sposò in seconde nozze Altavilla di Ottaviano degli Ubaldini.

Giugno 1424: alla morte del Montone, appoggiò in un primo momento il figlio di costui Oddo e con Cherubino da Perugia lo accompagnò anche a Montone. In agosto fu scelto come ambasciatore presso il papa Martino V per trattare la sottomissione di Perugia alla Chiesa. Non si recò a Roma, ma venne nominato fra i 10 dell’ Arbitrio. Ad ottobre entrò in Perugia il legato pontificio Ludovico Correr ed il Ranieri fu presente alle successive cerimonie, in cui portò il gonfalone della Chiesa. Febbraio 1425: fu chiamato dal legato con Malatesta Baglioni e Cherubino da Perugia a comporre le contese sorte tra i fuoriusciti di Assisi ed Averardo e Lippo de Nepis.

Estate 1428: venne nominato a Perugia fra i 5 dell’Arbitrio. Nel 1432 venne inviato con 500 fanti per coadiuvare Niccolò Fortebraccio contro i pontifici all’assedio di Città di Castello.

Il 5 febbraio 1441 furono celebrate le nozze tra Costantino, unico maschio legittimo sopravissuto del Ranieri, ed una figlia di Ranuccio Farnese, Pantasilea, con tale fasto da essere ricordate nelle cronache. Scrisse l'autore della cosidetta cronaca del Graziani: <Adì 5 de febraio menò moglie Costantino de Rugiere dei Raniere, quale era figliola del signor Ranuccio da Farnese; e fuor fatte assai belle nozze, dove ce fuoro invitate più di 60 donne e signori; et così andaro ballando le donne e la zita per fina lì al palazzo dei priori, e poi se retornaro a casa ballando. Et questo fu la dominica, el simile fiero el lunedì, el martedì se fece una giostra, et davase a che aveva lo onore braccia 12 de velluto cilestro, et ce fuoro rotte piu' de 100 lance, e vennece el conte Guido de Urbino>.

A pochi mesi di distanza, nell'aprile del 1441, Ruggero morì a Perugia. Le sue esequie furono degne di un grande uomo d'arme, come dimostrò la descrizione presente nella cronaca del Graziani: <Adì 18 de aprile se comenzò el corrotto de la morte de Rugiere de Costantino dei Ranieri; andaro per la città 25 famigli a cavallo tutti vestite con le bandiere, prima lo standardo bianco con la croce roscia, et quello che lo portava era tutto armato como quando fu capitano dei veneziani, e puoi con l'arme loro. e adì 21 del ditto fo fatto et corrotto grande, e fuor vestite fra omini e donne 70 persone; et fo sepelito in Santo Lorenzo, et poste le bandiere nel coro. e adì 22 del ditto gli fo fatto lo sequio con tutti li ordini de' religiosi, che fu una cosa bellissima>.

 

Castello di Civitella Ranieri

     

        

Presso Umbertide, in posizione panoramica sulla valle dell’Assino, si colloca il Castello di Civitella Ranieri che prende il nome dalla cittadella che Uberto Ranieri costruire in quel luogo dopo il 1000.
La facciata principale del complesso è dominata dalle due torri cilindriche laterali ed è caratterizzata, come anche gli altri prospetti, da beccatelli slanciati che nascondono all’interno un camminamento un tempo finalizzato alla ronda di guardia.
Nel lato nordorientale si trova invece il maschio quadrato.
Retrostante il volume del Castello si trova la corte interna alla quale si accede attraverso tre porte collocate sulla parte posteriore dell’edificio, quella centrale  arricchita da una scala a ventaglio e da un arco a bugne d’arenaria.
Gli edifici che si affacciano sugli altri lati del cortile  formano pressoché un unico corpo a C e sono il risultato di aggiunte successive, così come anche la chiesa settecentesca collocata sull’angolo nordoccidentale.
Un parco abbraccia quasi completamente il complesso partendo dal lato meridionale (dove forse un tempo era posto anche un altro giardino), fino alla zona più estesa a nord nella quale si sviluppa un bosco fittissimo.
Percorrendo il viale rettilineo che si arrampica sulla collina fino al Castello si arriva infine alla cinta muraria esterna con al centro il possente torrione d’ingresso aperto in un arco. Dall’arco partono due vialetti divergenti che attraversano il semplice giardino-corte d’onore di forma quadrata, interamente circondato dagli edifici di servizio.
Dell’antica fortezza dell’XI secolo rimane assai poco, solamente il lato d’ingresso del muro di cinta esterno. Ciò che si vede oggi è infatti il complesso militare rinascimentale completamente ricostruito nel XV secolo. L’edificio precedente infatti era stato distrutto nel 1492 durante le lotte tra i Baglioni e gli Oddi per la supremazia nel territorio di Perugia.
Alcune modifiche avvennero nei secoli successivi, come l’aggiunta settecentesca della Chiesa dedicata a San Cristoforo, in sostituzione della più antica antistante il Castello.

Quasi tutti gli storici affermano che la famiglia Ranieri venne al seguito dell'imperatore Ottone I nel 970, e che la famiglia, come l'imperatore, veniva dalla Sassonia. Ottone I  investì i numerosi  membri della famiglia Ranieri di grandi feudi che comprendevano gran parte dell'Umbria e della Marche. Un ramo si insediò a Camerino, altri a Gubbio e nella valle del Chiascio, a Marsciano ed a Orvieto. Un ramo si insediò in Dalmazia e poi a Venezia, dove ebbe nel 1700 un doge. I feudi dei Ranieri furono, secondo gli storici, almeno 30. Ai figli di Uberto Ranieri fu assegnata in feudo da Ottone I la contea de La Fratta (Umbertide) che da allora fu detta Fracta Filiorum Uberti e che si estendeva quasi fino a Gubbio. E' probabile che uno dei figli o nipoti di Uberto si sia installato su di un poggio e vi abbia costruito la sua fortezza. Il castello si trovava in una posizione particolarmente felice: confinava con due abbazie, quella di Camporeggiano e quella di San Salvatore, dagli altri lati confinava con i fiumi Tevere, Regghia e Assino. Civitella dominava un lungo tratto della strada che conduceva a Gubbio.

Civitella si trovava vicino a Perugia, a Gubbio e a Città di Castello, tre importanti centri economici che si erano dati un governo autonomo e cercavano di attirare  nella loro orbita i castelli della zona. Gli stessi conti Ranieri di Civitella  avvertivano questo mutamento e alcuni di essi si trasferirono nel vicino comune libero di Perugia; lì podestà, magistrati e ambasciatori della famiglia Ranieri parteciparono attivamente al governo della città: il primo podestà di Perugia (1200) fu Glotto, la famiglia Ranieri divenne una delle cinque più importanti famiglie perugine dell'epoca: "Oddi Staffa Ranier Penna Baglioni". Alla metà del secolo XII Papato e Impero si affrontarono per il dominio del territorio. Lunga e feroce fu la guerra tra Perugia guelfa e Gubbio ghibellina che vide Civitella al centro dei due contendenti. Con la vittoria di Perugia (1217) Civitella si sottomise al comune di Perugia insieme ad altri castelli. Nel 1529 quando finalmente fu fatta una pace definitiva tra Gubbio e Perugia il castello di Civitella  ancora integro aderì alla parte guelfa, pur conservando la sua autonomia e sovranità feudale.

La città di Perugia alla metà del '300 vide la lotta tra il partito della borghesia (Raspanti) e quello dei nobili alleati con i popolari. I Raspanti guidati dai Michelotti alla fine ebbero la meglio: dopo aver ucciso o mandato in esilio molti nobili, si imposessarono dei loro castelli. Arlotto Michelotti nel 1361 occupò civitella e se ne proclamò conte. Quando i Michelotti vennero cacciati da Civitella da Bartolomeo Caraffa, generale dei Perugini, il castello ed il territorio vennero incorporati a quello de La Fratta (1385). Qualche anno dopo i Raspanti sono di nuovo al potere: con uno stratagemma entrarono a Perugia di notte e massacrarono i nobili che dormivano nelle loro case. Molti dei Ranieri furono uccisi, si salvarono solo quelli che non erano rientrati dall'esilio. I Raspanti distrussero in seguito anche le case e i castelli dei nobili, per civitella la distruzione fu totale.

  

Lato ovest e lato sud del Castello prima della distruzione

Ruggero Cane Ranieri riconquistò il suo feudo prima con le armi e poi con la diplomazia, infatti fu inviato da Perugia ambasciatore al papa Martino V per trattare la pace e la sottomissione di Perugia alla Chiesa. Facilitò la trattativa anche il fatto che Ruggero aveva sposato Marzia Colonna parente del Papa. In questa occasione Ruggero ottenne la conferma del suo dominio su Civitella. Nel 1433 l'imperatore Sigismondo trovandosi a Perugia concesse a Civitella il titolo di Feudo Nobile. Ruggero pose mano alla ricostruzione di un nuovo castello, ma non vide il compimento dei lavori continuati dai suoi successori, dal figlio Costantino e dal nipote Ruggero III.

Statua di Ruggero Cane (particol.)

Mentre i Ranieri lavoravano alla ricostruzione del castello, nella città di Perugia si riaccendevano le lotte, questa volta tra le famiglie nobili: i Baglioni da una parte, i Ranieri e gli Oddi dall'altra. Ancora una volta ci andò di mezzo Civitella che fu occupata e saccheggiata dai Baglioni e dai loro amici Vitelli e Orsini, capitani dei fiorentini, e furono danneggiate le fortificazioni non ancora ultimate. Solo nel 1495 i Ranieri con l'aiuto  del duca di Urbino riuscirono a rientrare in possesso di Civitella. Toccò al conte Raniero, pronipote di Ruggero Cane, il compito di restaurare e terminare i lavori a Civitella. Una data sul vecchio portone, 1519, fa presumere che in quell'anno i lavori furono terminati.

                       Camino scolpito da Cristofanello di Senso (!540)

                                                                                   

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     ALBERO GENEALOGICO DEI RANIERI