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Aprile
'05 : La bella poesia di don Felice recitata al 2° Raduno dei Boffo
Storico
incontro, il diciassette aprile/ delle Famiglie Boffo a Cà Rainati,/ nonno Felice è quell' uom
gentile/ che le fa giungere da tutti i lati.
Noi li vedemmo
più di quattrocento/ nel gran giubileo del duemila/ mossi da nobil
virtù e sentimento/ pel primo raduno già mettersi in
fila.
Ci sono
fanciulli, donzelle, anziani/ che ritornando ai tempi remoti/ s'offrono
abbracci e strette di mani,/ fanno memoria dei volti più noti:
degli antenati
Giovanni e Lucia,/ del Vescovo di Feltre e di Belluno/ Giovanni, che a
tutti indicò la via/ al cielo, meta del nostro raduno,
del parroco
amabile di Mirano,/ Antonio, fratel di sangue e di fede,/ di don Luigi che
lì non lontano/ a Martellago sì parroco siede,
ma della
Repubblica cavaliere/ senza cavallo soprattutto avanza,/ di Don Felice che
fu giocoliere/ e prestigiatore d'antica usanza,
mentre fa il
parroco a Carbonera/ fedele ai dettami di madre Chiesa,/ di tante suore
che nella preghiera/ la vita per gli altri ovunque hanno spesa,
di tanti laici
dal cuore gentile/ che con passione annuncian il Vangelo/ in terre
lontane, là nel Brasile/ gustando già in terra le gioie del
cielo.
I Boffo son
gente assai speciale,/ di fede robusta e pur palese,/ dal forte impegno
ancor nel sociale/ con un loro sindaco nel milanese.
Qualcuno da poco
se n'è partito/ verso la patria definitiva,/ dei nuovi han risposto a stò
bell'invito/ grande facendo stà famiglia viva,
rendendo più
bella la comunione/ tra i viventi e i trapassati,/ con le radici nella
tradizione/ e gli occhi al futuro sempre puntati.
Grazie alle
famiglie Boffo e Renier/ che all'umanità diedero gioia e vita,/ le menti
aprendo al gusto del saper,/ amor comunicando con fede ardita.
Auguri amici,
siate sentinelle,/ pronte ad indicar la luce che viene,/ a realizzare le
imprese più belle,/ a fare ogni giorno soltanto il bene.
Aprile '05 :
Personalità che rivestono attualmente cariche religiose, istituzionali e
associative
Don Luigi Boffo (figlio di Boffo Francesco),
nato a San Zenone degli Ezzelini il 18 Luglio 1929, ordinato sacerdote il
24 Giugno 1956, arciprete di Martellago (VE) dal 1975.

Don Felice Boffo (figlio di Boffo Giuseppe),
nato a San Zenone degli Ezzelini il 10 Luglio 1932, ordinato sacerdote il
29 Giugno 1958, arciprete di Carbonera (TV) dal 1990.
Carbonera Maurizio (figlio di Boffo Orsolina
fu Felice, ramo Boffo Antonio) nato a S. Stino di Livenza il 12 Ottobre
1951, sindaco di Buccinasco (MI) 2002-2007

Maggio '05
:
Padre Venanzio Renier ha compiuto 96 anni
Padre Venanzio ha compiuto l'11 Maggio 96
anni, ed il 23 Maggio ha festeggiato nel Convento dei Cappuccini di
Pordenone il record di 80 anni di professione dei voti. Padre Venanzio è
nato nel 1909 a Chioggia ed è entrato in convento a Rovigo a 9 anni, 2 in
anticipo sull'età consentita. Frate cappuccino, all'età di 68 anni, lascia
la presidenza del tribunale ecclesiastico del Triveneto per dedicarsi alla
causa di canonizzazione di Padre Marco d'Aviano. Padre Flavio Carraro,
allora provinciale dei cappuccini del Veneto e ora Vescovo di Verona, gli
dà l'incarico di vicepostulatore della causa di beatificazione del
cappuccino nato ad Aviano nel 1631 e morto a Vienna il 13 agosto 1699.
Costui il 12 settembre 1683 spezzò l'assedio di Vienna, evitando
all'Europa l'invasione turca. Ma soprattutto fu un uomo di pace, che salvò
la vita a molti ebrei e musulmani. Il 27 aprile 2003 Padre Marco d'Aviano
è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II.
Intervista di
Donatella Schettini a Padre Venanzio
Padre Venanzio, dov'è nato?
«A Chioggia l'11 maggio del 1909 da una famiglia di pescatori, da Vincenzo
Renier e Rosa Perini. Eravamo nove fratelli, sei morti prima di me: a quei
tempi c'era la malaria e quando venivano i colpi i bambini morivano. Anch'io
sono stato malato. Ho ancora davanti agli occhi mia madre che domandava al
Signore la mia guarigione. Fece il voto di vestirmi da bambino di
Sant'Antonio, con un saio da fraticello. Avevo sei anni e per un anno ho
frequentato la scuola con questo vestito».
Una famiglia religiosa, quindi...
«Molto religiosa: nell'anno che è scoppiata la guerra e papà è andato
soldato, mi ricordo che si pregava tanto con la mamma perchè finisse la
guerra e perchè papà tornasse a casa. Poi frequentavo l'oratorio dei padri
filippini dove c'era padre Raimondo Calcagno, un sant'uomo per la cui
beatificazione sta pregando tutta Chioggia».
Quando ha sentito la vocazione?
«A 10 anni sono entrato nel convento. Il Signore mi ha parlato, lui chiama
chi vuole. E' stata una cosa naturale: avevo visto un frate e ho pensato
subito che dovevo farmi frate anch'io. Dietro a questa vista, però, c'è
stata la chiamata del Signore»
Come hanno accolto i suoi genitori questa scelta?
«Hanno accettato questo sacrificio per il Signore. Si sono privati in quel
momento dell'unico figlio»
Dopo è rimasto a Chioggia?
«Dai 10 ai 15 anni ho vissuto a Rovigo e Verona. Ho messo la veste e ho
preso i voti a Bassano del Grappa e lì il mio nome, Edoardo, è stato
cambiato in frà Venanzio da Chioggia. Nel momento della vestizione mi hanno
detto il mio nuovo nome. Tanto che subito dopo quando eravamo a pranzo mi
hanno chiesto come mi chiamavo e lì per lì non me lo ricordavo. Sono
diventato sacerdote il 19 dicembre del 1931 e mi ha consacrato il cardinale
Pietro La Fontaine, all'epoca patriarca di Venezia».
Come si ricorda la vita del convento in quegli anni?
«Era dura, ma piena di santa letizia. Pensate ai tre digiuni che dovevamo
fare durante l'anno: uno cominciava alla festa dei Santi e terminava a
Natale e uno dall' epifania per 40 giorni. Però era una vita piena di
gioia».
E i suoi studi?
«Ho studiato a Padova dal 1925 al 1928, studi liceali e poi, fino al 1932
Venezia teologia. Dopo la consacrazone mi hanno mandato a Roma
all'Università Gregoriana, fino al 1936, per perfezionaremi in teologia. Dal
1936 al 1966 ho insegnato nel convento del Santissimo Redentore della
Giudecca. Accanto a questo insegnavo al seminario patriarcale di Venezia».
Come ricorda questi anni?
«Avevo tanti bravi chierici, era bello insegnare e prepararli agli esercizi
nell'imminenza del sacerdozio».
Era cambiato qualcosa nella vita conventuale?
«Sì, c'era stato qualche miglioramento nei digiuni enelle veglie notturne».
Dopo l'insegnamento a che cosa è stato destinato?
«Mi hanno trasferito al tribunale ecclesiastico per i matrimoni. Vent'anni
li ho passati come difensore del vincolo e altrettanti come giudice»
Di questa esperienza, invece, cosa ricorda?
«Arrivavano i casi pietosi, quelli contemplati dal codice di diritto
canonico. Dei veri e propri processi con tanto di testimoni. Dal '72 al '77
poi sono stato presidente del tribunale ecclesiastico regionale delle Tre
Venezie a contatto diretto con Albino Luciani che allora era patriarca di
Venezia»
Com'era il futuro Papa come uomo?
«Un santo autentico. Quando è diventato Papa sono andato a trovarlo e io non
avevo il coraggio di parlare. Ci siamo guardati per rinnovare la nostra
amicizia. Una volta, infatti, mi aveva detto "in lei ho trovato un amico" e
per me è stata una cosa bellissima».
Albino Luciani è solo uno perchè lei nella sua vita ha incontrato anche
molti altri beati e santi.
«Due compagni dell'università sono stati beatificati: Enrico da Varsavia,
martire del comunismo e padre Santiago da Roffebual, martire nella guerra
spagnola»
E San Leopoldo Mandic?
«Abbiamo vissuto insieme per quattro anni. Era di una semplicità e di una
bontà più unica che rara. Era rasserenante quando ci si andava a confessare»
All'elenco si aggiungono anche i servi di Dio Pietro La Fontaine e Giacomo
La Balduina. E Padre Pio?
«Mi sono confessato a San Giovanni Rotondo. Sono stato contento. Io gli ho
chiesto un consiglio e lui me l'ha dato»
Come si vive a contatto quotidiano con i santi?
«Da 9 anni in su ho sempre avuto la possibilità di vivere con Santi, senza
contare quelli che meriterebbero di diventarlo come Tarcisio Mastela o molti
altri. Persone così edificanti è difficile trovarle da altre parti. Mi lasci
dirlo, anime così belle si trovano solo nei conventi dei cappuccini»
Che insegnamenti ha cercato di trarre da queste persone?
«Diciamo che li ho goduti, se penso agli esempi meravigliosi di gente che
pregava. Bontà, carità, dedizione umiltà: facevano le cose da santi senza
darci importanza. E' una grazia grande vivere con anime sante».
Lei ha avuto questo modelli nella sua vita: cosa pensa del calo delle
vocazioni?
«Lo Spirito santo oggi lavora sulle anime delle persone in maniera diversa
da un tempo. Oggi c'è una fioritura di movimenti spirituali, i
neocatucamenali, Comunione e Liberazione e altri. C'è gente che lavora sul
serio e questo indica che lo Spirito santo opera ancora sulle persone. Se i
laici si impegnano realmente, suppliranno alla diminuzione delle vocazioni.
D'altronde lo stesso San Francesco aveva creato l'ordine dei terziari
francescani, laici che hanno fatto tanto del bene»
Quando c'è stato l'"incontro" con Marco d'Aviano?
«Nel 1977 mi hanno dato l'incarico di portare avanti la causa di Marco
d'Aviano. Padre Flavio Carraro, che allora era provinciale dei cappuccini,
un po' scherzando e un po' sul serio mia ha detto: "Adesso che sei
semi-disoccupato ti do l'incarico della causa di beatificazione di Marco
d'Aviano"».
San Leopoldo Mandic era devoto al cappuccino avianese dal momento che
attraverso di lui si è verificato il miracolo per la beatificazione. Come
diffondeva questa figura?
«E' stato uno dei più grandi propagandatori di Marco d'Aviano, distribuiva
immagini e medaglie; a tutti quelli che chiedevano una grazia li invitava a
pregare il frate. Quando la gente lo ringraziava lui rispondeva di
ringraziare Marco».
Cosa ha provato a Roma, in piazza San Pietro durante la cerimonia di
beatificazione?
«Una gioia grandissima perchè le parole pronunciate dal santo padre sono
state un panegirico di ciò che è relamente avvenuto nella vita di questo
beato che non ha certamente bisogno di essere giusitifcato per il suo
intervento a Vienna. Era stato mandato dal papa beato Innocenzo XI perchè
tutti, dagli imperatori alle famiglie aristocratiche, confidavano nella sua
benedizione. Oggi si stanno facendo polemiche sulla battaglia, che è durata
quattro ore. Oppure c'è qualcuno che parla di un frate guerriero, o fantasie
di Marco davanti alla cavalleria: ma come correva più di un cavallo? Era
rimasto sul colle a pregare. Tutto qui».
La beatificazione è già avvenuta. Il prossimo passo?
«Bisognerebbe completare facendolo diventare santo. Il beato viene venerato
in alcuni luoghi, il santo da tutta la chiesa. Speriamo che venga
santificato e onorato da tutta la chiesa perchè insegni al continente
europeo, specialmente a chi ha la responsabilità di agire come agisconbo i
santi, onorare il Signore e fare del bene ai figli di Dio, ai credenti, ai
cristinai ma anche ai maomettani. Cristo è morto per tutti. E Cristo se uno
lo conosce come è accaduto a San Paolo si converte ed è disposto a dare la
vita».
Novantasei anni portati in ottima forma: nel rifugio del convento dei
cappuccini di Pordenone, Padre Venanzio trascorre la sua vita tra la
meditazione e la preghiera. Una figura al di fuori della norma che ha potuto
attraversare un secolo e lo può raccontare. Non ce ne voglia se raccontiamo
un piccolo aneddoto scherozoso nato da una domanda: ma Padre Venanzio che
cosa sognava di fare da bambino? «Avevo letto la vita dei piccoli santi,
persone morte in giovane età e santi. Sognavo di diventare anch'io. Invece
sono arrivato a 96 anni e non sono santo».
Santo forse ancora no, ma certamente un modello sì. Auguri, padre Venanzio.
Giugno '05 : Origine del
cognome Boffo in Germania
Ci scrive Marcel
Boffo. I suoi antenati arrivarono in Germania dalla Svizzera e più
precisamente dalla città di Bovon nel cantone di Waadt, da cui erano
originari fin dal 1437. Trasferendosi in Germania cambiarono il cognome da
Bovon in Boffo. Per cui pare che i Boffo della Germania non abbiano alcuna
origine italiana, malgrado il cognome lo faccia pensare. "Sarà magari vero
il contrario?" chiede Marcel. La nostra eventuale origine da un Boffo
tedesco è tutta da dimostrare.

Giugno
'05 :
Restauro della Villa Renier di Castello di Godego
Da un articolo del
Gazzettino On Line del 7 Giugno '05: <...uno dei più importanti
manufatti storici di Castello di Godego che si trova nella centralissima
piazza XI Febbraio sarà presto oggetto di un progetto di ristrutturazione.
Questo complesso mai vincolato - e chissà se qualcuno si è mai chiesto il
perchè - sarà al centro di un restauro che interesserà anche una parte del
"brolo", il giardino padronale. Un restauro ad uso abitativo realizzato da
privati e già approvato dal Comune che avrà in cambio l'uso di una parte
dello stabile. Da più parti è già stato fatto osservare che in questo
contesto si dovrebbe tenere in debito conto il restauro delle
facciate, specialmente di quella ad ovest già malamente
modificata nell'800. Il progetto prevede anche la realizzazione ex.novo di
un fabbricato all'interno del brolo e anche in questo caso è stato fatto
rilevare come sarebbe quanto mai opportuno che questo fosse almeno in
sintonia con la villa che dovrebbe rimanere il blocco dominante. Oltre che
residenza dei nobili Renier in questa villa furono gettate le basi per la
fondazione dell'ordine delle suore "Ancelle di Gesù Bambino" per opera
della nobildonna Elena Silvestri>.

Giugno
'05 : Alcuni
nominativi di Boffo che emigrarono negli USA dal Veneto agli inizi del
1900 (arrivarono al porto di Ellis Island in New York)
Angelo Boffo, prov. di Treviso, arrivo 1906, età 27 anni; Bortolo Boffo, prov. di
Vicenza, arrivo 1907, età 22 anni; Emilia Boffo, da Fonte, arrivo 1903, età 7 anni: Francesco Boffo, da Castelcucco, arrivo 1923, età 22
anni; Francesco Boffo, da S. Nazario, arrivo
1901, età 38 anni; Giuseppe Boffo, da Arcade,
arrivo 1906, età 25 anni; Larter Teresa Boffo,
da Fonte, arrivo 1903, età 31 anni; Luigi
Boffo, da Treviso, arrivo 1906, età 19 anni; Michele Boffo, da S. Maria di Sala, arrivo 1905, età
19 anni.
Luglio
'05 : La Dott.ssa Vanna Boffo pubblica un testo sulla famiglia
La Dott.ssa Vanna
Boffo (di Antonio di Felice, ramo Antonio) del Dipartimento di Scienze
dell'Educazione - Università di Firenze - ha pubblicato un libro dal
titolo "Per una comunicazione empatica. La
conversazione nella formazione familiare". Edizioni ETS, Euro
22,00. Congratulazioni e Auguri di un fervido successo!
Luglio
'05 :
Boffo Decimo e famiglia vi accolgono nel loro
ristorante
Boffo Decimo (figlio di Abramo, emigrato in
Australia negli anni '50) e sua moglie Maria, il figlio Daniel con la
moglie Janine, e la figlia Giulia, Vi aspettano nel loro ristorante Tiramisù al 104 di Glen Osmond Rd, Parkside, tel.
08-8373-2231, regione di Adelaide, stato del South Australia, nel
decennale dell'apertura del locale. Troverete il meglio della cucina
italiana ed i piatti più esotici del luogo. Fiduciosi che farete di tutto
per passare da quelle parti....
Luglio
'05 : Boffo
Dino, direttore del quotidiano "Avvenire"
Di lui sappiamo che è nato a Onè di Fonte
(TV) circa 50 anni fà, che ha studiato all'Istituto "Filippin" di Paderno
del Grappa, che giovanissimo è stato capo dell'ACR (Azione Cattolica
Ragazzi), che si è laureato all'Università di Padova in lettere, che è
stato responsabile trevigiano dell'Azione Cattolica, poi Direttore del
diffuso settimanale diocesiano "La vita del popolo", poi vicedirettore di
"Avvenire" nel 1991, e infine da ben 11 anni Direttore di
"Avvenire". Ricopre anche la carica di Direttore dell'emittente televisiva
"SAT 2000" e del network radiofonico "Bluesat". Non sappiamo però ancora a
quale altro ramo dei Boffo appartiene. Aspettiamo gentili notizie da
qualcuno di buona volontà.

Luglio '05 : Laurea Anna Bordignon
Il 21.7.'05 si è laureata al Politecnico di
Milano nella Facoltà di Design Industriale Anna Bordignon, figlia di
Andrea (di Felice - di Boffo Lucia); congratulazioni dal Papà e dai
familiari, e ....da tutti i visitatori del sito.
Agosto
'05
: Intitolazione di una via di Verona a Davide Caprioli, discendente di
Boffo Lucia
Il 1° Agosto, nel quartiere Chievo di Verona
e alla presenza del Sindaco della città, è stata intitolata una via a
Davide Caprioli (foto in
"Avvenimenti"), scomparso tragicamente il 2 Agosto 1980 nella
strage alla stazione di Bologna. Davide aveva 20 anni e suonava la
chitarra in un complessino; quel drammatico mattino aveva fretta di
raggiungere i compagni per un'ultima prova prima del concerto della sera.
Era con la fidanzata, veniva da Ancona e stava tornando a casa a Verona.
Frequentava Economia e Commercio, ma la sua passione era la musica. Per
mai dimenticarlo, e per non dimenticare tutte le vittime delle tante
stragi e del terrorismo.
Settembre
'05 :
il grande fotografo Paolo Renier ed il progetto Abydos
Di origini veneziane Paolo Renier ha studiato
alla Scuola d'Arti Grafiche della fondazione Giorgio Cini, e
successivamente è stato Direttore Creativo dello Studio Quadragono di
Conegliano. La sua attenzione e sensibilità per la fotografia lo portano a
lavorare per case discografiche, l'editoria, l'arredamento, e la moda
realizzando servizi fotografici in America, Giappone, Africa e vari paesi
europei. Vive e lavora da oltre trent'anni nelle colline del trevigiano,
dov'è unanimamente riconosciuto come maestro di comunicazione visiva, Da
parecchi anni sta concentrando il suo interesse alla valorizzazione del
sito archeologico di Abydos in Egitto (città fondata nel 3200 A.C. - 150
km a nord di Luxor). Ha pubblicato un libro di 128 pagine con 200
fotografie intitolato "Abydos, origini riflesse", ed ha allestito una
mostra fotografica e scenografica itinerante sullo stesso tema, con il
patrocinio del governo egiziano ed il sostegno finanziario delle aziende
italiane che hanno specifici interessi in Egitto. La mostra ha avuto il
suo esordio nel novembre 2004 a Roma, e proseguirà nel gennaio 2006 a
Torino, in Aprile/Maggio 2006 a Firenze (cripta chiesa S. Lorenzo), e
nell' Autunno 2006 a Rimini. E' prevista poi in alcune capitali
dell'Europa e negli Stati Uniti.

Ottobre
'05
: sulle tracce di alcuni Boffo........
Partiamo insieme sulle tracce di
Padre Giuseppe
Boffo, sacerdote, 1867 - 1902; nato a
Castelnuovo Saluzzo (Cuneo) l’11 marzo 1867. Compì gli studi nel seminario
diocesano e fu ordinato sacerdote ad Ivrea il 31 maggio 1890. Preso dalla
miseranda condizione degli emigrati, nonostante le resistenze del suo
Vescovo si recò negli Stati Uniti per prestare loro assistenza. Qui
incontrò il Fondatore dell'Ordine dei Scalabrini in visita alle missioni,
che lo ammise in Congregazione il 17 agosto 1901. Fu inviato alla Chiesa
del S. Cuore di Boston, ove rimase fino alla malattia come assistente,
ottenendo ottimi risultati apostolici. La morte lo colse prematuramente, a
35 anni, nel “Borgess Hospital” di Kalamazoo, Michigan, il 2 dicembre
1902, consumato dalla tisi.
Angela Boffo,
direttrice del primo nucleo delle figlie di San Paolo (congregazione
istituita da don Giacomo Alberione). Giordano Boffo, attuale
vicesindaco di Mestrino (PD). Ringraziamo chiunque fosse in grado di darci
notizie su di loro.
Giordano Boffo
Ottobre '05 : l'atelier di Magda
Renier
Magda Renier vi attende nel suo atelier
"Il Ricamo" a Padova in via degli Zabarella 4, contrada Antenore.
Novembre '05 : Palazzo Boffo a Jesi
Si trova all'incrocio tra via Roccabella e
costa Baldassini. Il cinquecentesco edificio si presenta molto austero
nelle linee architettoniche ed è di forma rettangolare. Al centro ha un
portale in pietra senza decorazioni, ma forse un tempo era decorato con lo
stemma di famiglia che lo storico jesino Colocci così descrive: "D'azzurro
ha la croce del calvario sopra una sola cima di monte dello stesso,
sormontata dalla stella d'oro a otto raggi, corona rialzata da cinque
punte con croci patenti". La facciata principale presenta quattro ordini
di quattro finestre, i primi due piani sono più elevati ed un tempo erano
destinati ad abitazioni nobiliari. In alcune finestre si può notare la
scritta "JOVANNES BOFFUS", le finestre del secondo piano riportano scritto
"ORIUNDI SUMUS", e in un'altra ancora si legge "JOVANNES BOFFUS 1547". I
Boffo avevano origini molto antiche, probabilmente venete o lombarde, nel
XVI secolo era una delle famiglie più rinomate di Jesi.

Novembre
'05
: Boffo Valmir ci scrive dal Brasile
Valmir Boffo (valmirboffo@pop.com.br) ci
invia il suo albero genealogico: da Guglielmo Boffo (n. 1815) nacque a
Castelcucco (TV) Antonio (1840), da Antonio nacque a Castelcucco Angelo
(1865), Angelo emigrò in Brasile e si sposò con Gioconda Fantinatti, da
Angelo e Gioconda nacquero Alberto (1902) e Angelina; Alberto si sposò con
Hema Carmelo e Angelina si sposò con Cosmo Mazzotti. Da Alberto nacque
Waldir (1940) che si sposò con Helena Boffo, da essi nacque il succitato
Valmir (1966) che sposò Maria Aparecida de Brito, da essi sono nati
Matheus (1997) e Thiago (2003). Riteniamo che il ramo dei Boffo di
Castelcucco sia originario anch'esso da San Zenone degli Ezzelini.
Dicembre
'05 : interpretazione del nome "BOFFO" col significato delle
lettere
La "B" succede alla "A" che resta simbolo di
ogni origine, tuttavia non è mai fine ma solo tappa nella realizzazione
d'un progetto trascendente. Questa lettera assolve a due funzioni
distinte: da una parte solidità e resistenza, dall'altra fragilità. La "B"
traduce perciò l'onnipotenza della bipolarità, cioè distingue fra cielo e
terra, fra spirituale e materiale, fra luce e ombra, fra riflessione e
azione. Con ciò non costituisce una barriera ma piuttosto un trampolino
che rinvia in permanenza verso nuove partenze. La "O" ha il
significato dell'occhio che scruta. La "F" è un simbolo di biforcazione;
al contrario di quello che può sembrare ha un lontanissimo rapporto con la
"E", ma piuttosto è invece sorella della "U" e della "Y". Tuttavia
l'inerzia originaria impedisce alle sue antenne di collegare il divino con
il naturale. La lettera assume solo il compito di collegare le cose
di quaggiù unite in una ronda perpetua. Contemporaneamente è in grado di
raffigurare le bellezze e gli amori terreni. La "F" inculca esitazione e
si oppone alla creazione. Questo succede per ben due volte nel nome Boffo.
La lettera "O" finale stabilisce una pesantezza che si oppone
all'azione successiva. Perciò: chi ha questo cognome ha la tendenza di
rimanere arroccato sulle sue convinzioni e posizioni, dentro un personale
rifugio. Vede il mondo fuori e ne interpreta i significati ma ha
difficoltà a decidere quale strada prendere. Per fortuna che il cognome è
seguito dal nome o dai nomi, lì stà il carburante per il motore, che sul
principio è un pò lento nel mettersi in moto...
Dicembre '05: etimologia del nome
"Boffo"
Boffo o Buffo soffio di vento:
voce di natura onomatopeica, soffio non continuato di vento che sorge ad
un tratto, cessa e ritorna, folata di vento; affine all'olandese Poff gonfiato, spugnoso, allo spagnolo Fofo molle, soffice, al tedesco Puff sboffo, al
francese bouffer o pouffer gonfiare, al vallone
Bofet.
Dicembre '05: una famiglia
Boffo (Boi) di Paese (TV)
All'indirizzo: www.melegnano.net/memorie/famil20.htm
trovate la foto di Geremia Boffo (n. 1912) con i genitori; la famiglia
Boffo è descritta proveniente da Feltre già agli inizi del
1800.
Gennaio 06: Famiglia
Boffo di Dueville (Vi)

Famiglia Boffo Silvio, foto
inviate da Edoardo Boffo.



Gennaio '06:
Villa
Renier a Vedelago (TV)
Ex Caserma dei Carabinieri, è ubicata dietro la chiesa
di Vedelago, ed è proprietà della parrocchia. Attende un restauro, per
essere adibita ad un uso più appropriato rispetto l'attuale. Probabilmente fu dimora di don Antonio Renier,
fratello della ns trisavola Lucia e del Vescovo Giovanni, quando questi vi
andò come parroco nel 1842.
Gennaio '06:
Borga
Gian Narciso e Boffo Sergio, per e dal Brasile
Sabato 21 Gennaio Borga Gian Narciso (di
Rita, di Antonio) e la sua famiglia sono partiti per un mese di soggiorno
e lavoro come volontari in Brasile, regione del Mato Grosso, ripetendo
un'esperienza già fatta altre volte nel passato. Un sincero saluto e
augurio di buona permanenza. Salutiamo cordialmente
Boffo Sergio (di Giuseppe, di Antonio) e famiglia, ritornati dal Brasile
per una vacanza in Italia, ricordando a tutti che essi vivono da quasi ventanni nella regione del Mato Grosso, operando a stretto contatto con
gli abitanti del luogo per un lavoro di promozione umana e culturale.
Buona permanenza in Italia. Ad entrambe le famiglie un grande
ringraziamento per le loro meritevoli attività.
Febbraio '06:
Boffo Luigi, soldato caduto nella 1^ guerra mondiale
Boffo Luigi (n. il 27.11.1876, m. il
30.9.1917) di Antonio (n. 3.6.1834) e di Santa De Bortoli (n. 10.11.1834). Foto e citazione
sul monumento ai caduti nella piazza del Municipio a Castelcucco (TV).

Febbraio '06: chiesetta
Renier a Porto Levante
Fatta costruire dai fratelli Paolo e
Andrea Renier nel 1737, a Porto Levante frazione di Porto Viro (RO),
dedicata alla Santissima Trinità. Ora Ufficio Turistico (così spiega un
cartello...). Aperta (forse) la Domenica dalle 13,30 alle 15,30.

Marzo '06: Cristian Boffo, ricercatore a Chicago (USA)
Originario di Azzano X° (PN), vive a
Chicago e lavora presso il Fermilab, un laboratorio di fisica delle alte
energie. Si occupa principalmente di ricerca e sviluppo di materiali
superconduttori, e di misure di vibrazione di macchinari. Dopo alcuni
stages presso il Sincrotrone a Trieste e al Fermilab, ha lavorato per
alcune aziende friulane prima di approdare negli USA nel 2001 e stabilirsi
definitivamente al Fermilab. Laureato in ingegneria meccanica presso
l’Università di Udine, ha scelto di trasferirsi perché cercava un lavoro a
metà tra ricerca ed ingegneria, che qui nel nostro paese non ha avuto la
possibilità di trovare. E’ partito con l’idea di ritornare in Italia dopo
qualche anno, e ancora spera di poterci tornare, se gli si presenterà
l’opportunità di lavorare in ambito di ricerca e sviluppo, in industria o
in campo universitario. Vedi link
http://ilc-dms.fnal.gov/members/crboffo (entrati nel sito,
digitare "Boffo" in alto a destra su <Cerca>.

Marzo '06:
Villa Michiel-Renier a Carpenedo (Venezia-Mestre)
Giustina Renier vi soggiornò fin dal 1775
allorchè sposò il patrizio Marcantonio Michiel. Ora è un monastero di
clausura, delle Suore Serve di Maria Eremitane Scalze. La villa è
totalmente nascosta dalle austere mure del convento, situato nella
adiacenze del centro di Carpenedo, di fronte alla chiesa parrocchiale dei
SS. Gervasio e Protasio.

Marzo '06: argomentazioni su un famoso quadro
del Bellini donato dai Renier all' Accademia di Venezia
Madonna con il Bambino tra le sante Caterina e Maria
Maddalena, anno 1500 circa
Olio su tavola, 58 x 107 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia

Con testamento del 29 luglio 1833, Maria Felicita Bertrand,
vedova del conte Bernardino Renier, risposata col maggiore austriaco
Giovanni Helmann, legava all’Accademia veneziana 29 dipinti, della sua “casa
domenicale” a Santa Croce in Padova. Alla sua morte nel 1850 il legato
divenne esecutivo e Pietro Selvatico prendeva in consegna le opere, tra cui
vi erano, oltre il presente dipinto, il San Girolamo di Piero della
Francesca, la Madonna con due Santi di Giovanni Bellini, il Cristo deposto
di Cima da Conegliano. Nell’inventario dell’importante collezione la tavola
veniva correttamente attribuita all’artista veneziano, definita “dell’ultima
sua maniera” e valutata 700 lire austriache (Archivio Soprintendenza).
Venne
restaurata nel 1938 da Mauro Pellicioli, asportando un precedente intervento
che aveva allargata la tunica della Maddalena. Recenti indagini
radiografiche e riflettografiche hanno rivelato danni nelle vesti, nel piede
del bimbo, nei polsi di Santa Caterina. Nello stesso tempo è stato
evidenziato lo splendido disegno preparatorio tracciato con cura sulla
preparazione e completato di ombreggiature e chiaroscuro. Questa estrema
precisione, mutati il gusto e la tecnica, provocherà nel 1557 il commento di
Paolo Pino: non valeva la pena di “disegnare le tavole con tanta istrema
diligenza, componendo il tutto di chiaro et scuro, come usava Giovan
Bellino, per ch’è fatica gettata havendosi à coprire il tutto con li
colori...”
Raffigura
la Madonna col Bimbo, seduto su di un cuscino, tra le Sante Caterina e
Maddalena, la cui raffinata eleganza, impreziosita dai monili e fiori
intrecciati nell’acconciatura di Caterina e dallo scollo ornato di perle e
gemme nella Maddalena dai lunghi capelli sciolti, le avvicina più a due
giovani patrizie veneziane che a creature celesti. Mentre la Madonna ripete
quasi letteralmente quella del Trittico dei Frari del 1488, il tipo fisico
della Santa Caterina lo ritroviamo in un raro disegno a punta d’argento su
carta preparata azzurrina delle Gallerie. Probabile ritratto della modella
che Giovanni utilizzò nella Madonna della Carrara di Bergamo e in quella dei
cherubini Rossi delle stesse Gallerie: un tipo fisico dagli occhi allungati,
le palpebre grevi, il collo lungo, la soda rotondità del volto.
L’artista
imposta la composizione con un “moderno taglio orizzontale” usando uno
sfondo scuro, ottenuto con nero-fumo in un medium oleoso. Tale espediente
era già stato usato per esempio nel Cristo morto del Museo Civico di Rimini
e in quello della National Gallery di Londra. Ma in queste opere, come l’oro
nei polittici gotici, la sua funzione era di astrarre completamente l’idolo
divino, qui invece serve a sottolineare la purezza delle immagini, che
sembrano risplendere di luce propria, nonostante il filtro di vernici
ingiallite e le abrasioni della pellicola pittorica. Il legame col
linguaggio leonardesco è stato più volte sottolineato. Il dipinto è infatti
datato verso il 1500 quando come ci informa Lorenzo Gusnasco da Pavia,
liutaio, organista, “intarsiatore”, in una lettera del 13 marzo di quell’anno
a Isabella d’Este, Leonardo era a Venezia, portando con se il cartone per il
ritratto della nobildonna. Lo stesso Lorenzo il 3 agosto 1501 proponeva a
Isabella un piccolo San Domenico di Giovanni Bellini per il fratello Alfonso
d’Este. È quindi probabile che proprio il Gusnasco sia stato il tramite tra
i due artisti. L’opera veneziana sembra infatti influenzata da pensieri
leonardeschi. Raccomanda infatti Leonardo “Se avrai una corte da poter
coprire a tua posta con tenda lina, questo lume sarà buono: ovvero quando
vuoi ritrarre uno, ritrailo a cattivo tempo, sul far della sera, facendo
stare il ritratto con la schiena accosto a uno de’ muri di essa corte. Pon
mente per le strade sul far della sera ai visi di uomini e di donne, quando
è cattivo tempo, quanta grazia e dolcezza si vede in essi. Adunque tu,
pittore, avrai una corte accomodata co’ muri tinti di nero con alquanto
sporto di tetto sopra esso muro, e sia larga braccia dieci e lunga venti, ed
alta dieci, e quando non la copri con tenda, sia sul far della sera per
ritrarre un’opera, e quando è nuvolo o nebbia: questa è perfetta aria”.
Esiste al Prado una replica con varianti, con Sant’Orsola al posto della
Maddalena, in cui è ravvisabile 1’intervento della bottega. Il Dussler
(1935) ricorda una copia parziale del Catena, conservata allora nella
raccolta Widener a Filadelfia.
Marzo '06: Giovanni
Boffo, campione di ciclismo
Giovanni
Boffo nacque a Saonara (PD) nel 1914, e gareggiò dal 1930 al 1939, in tutte
le categorie, ottenendo 75 vittorie fra corse su strada, pista e ciclocross.
Tra le vittorie principali citiamo il campionato italiano dilettanti su
strada nel 1933, e il giro del Penice nel 1939 davanti Fausto Coppi.

Milano-Sanremo 1938: 42° assoluto, il primo fu Gepìn Olmo, ma Boffo fu
secondo fra gli indipendenti dietro Giordano Cottur. Era in fuga quando
forò. Disse addio alla Sanremo, ma soprattutto a 500 lire di premio. Sempre
nel 1938 fu campione del Triveneto, e terzo al campionato italiano
indipendenti.
Giro del Penice 1939. In salita Coppi fece selezione, Pedivilla riuscì a
resistergli, sul passo scollinarono con un minuto e mezzo di vantaggio su
Boffo. Nella discesa Boffo recuperò prima Burlando e Papini, poi Coppi.
L'arrivo era fissato a Castel San Giovanni, in un circuito dove correvano i
cavalli e l'acqua aveva reso il terreno una fanghiglia. Ma Boffo fu il più
veloce di tutti, e precedette Papini, Coppi e Lambertini.
Sempre nel '39: Un'americana al Vigorelli, la vinse una coppia straniera,
secondi Guerra e Battesini, terzi Boffo e Scapini. Firmò per la Bianchi lo
stesso giorno in cui Mario Ricci e Coppi firmarono per la Legnano, e
ricevette come anticipo due stipendi, 600 lire al mese, più l'impegno di
lavorare due giorni alla settimana in fabbrica, per arrotondare. Invece alla
fine di quella riunione al Vigorelli gli consegnarono una cartolina. Non era
di auguri, ma tutt'altro. La lettura fu un colpo da k.o.: "Richiamato per la
guerra". Fu un giro d'Italia, con la minuscola, quello che Boffo cominciò a
percorrere, perché il Giro d'Italia, con la maiuscola, per una ragione o per
l'altra non riuscì mai a farlo. "Bologna, Verona, Trieste, Udine, autista
della Julia, militare fino al '45". Addio corse.
Ma la bicicletta era nel sangue. Fece il direttore sportivo in una squadra
di dilettanti, a Padova; nel '50 guidò una squadra di professionisti
spagnoli al Giro. Lo scrittore Frank Dickens nel 1970 ha scritto e stampato
un romanzo sulla sua vita.

APRILE '06: dalla spugna Reniera Sarai una
speranza per la medicina
Dalle spugne marine una speranza contro
i tumori.
Nel prossimo periodo i chimici di una grande casa farmaceutica
verificheranno se la scoperta potrà essere trasformata in un farmaco.
Brevettato dall'Ist il risultato di una ricerca firmata da due biologhe di
oncologia molecolare di Genova. Nonostante le mille difficoltà di un
precariato Laura Paleari e Sonya Trobino, biologhe e ricercatrici di
oncologia molecolare dell'Ist ci sono riuscite. Hanno individuato una
sostanza, prodotta dalle spugne marine, capace di combattere i tumori. Il
risultato della loro ricerca è stato brevettato dall'Ist e prossimamente i
chimici di una grande casa farmaceutica, la Sigma Tau, verificheranno se la
scoperta delle due poco più che trentenni scienziate possa diventare un
"business".
Laura Paleari ha 32 anni, Sonya Trobino 31. E sono forse le prime
ricercatrici precarie a mettere la firma su un brevetto. «Abbiamo scoperto
un polimero estratto dalla spugna Reniera Sarai è in grado di inibire la
proliferazione delle cellule tumorali - spiega la Paleari - In natura questa
sostanza viene prodotta dalla spugna per difendersi dalle larve dei balani,
quei microorganismi che incrostano anche gli scogli e le navi». La
sperimentazione della molecola estratta dalla spugna è in corso nei
laboratori di oncologia sperimentale diretto all'Ist da Adriana Albini.
«Dalle prime sperimentazioni effettuate in vitro - aggiunge - si è visto
come la molecola naturale sia in grado di inibire la crescita di cellule
tumorali, ma non di quelle sane. E gli stessi risultati sono stati
confermati nella fase successiva di sperimentazione sugli animali da
laboratorio dove si è osservata la capacità della sostanza di bloccare la
crescita della massa tumorale senza produrre danni o alterazioni ai tessuti
sani. Le osservazioni compiute sugli animali e la bassa tossicità della
molecola di derivazione naturale la rendono particolarmente interessante
come potenziale farmaco chemioterapico di nuova generazione». Ricordiamo che
detta spugna prende il suo nome -come peraltro molte altre - dal suo
scopritore, il naturalista Stefano Andrea Renier (vedi sue note in storia
Casato Renier).
APRILE '06: una famiglia Boffo di Mestrino impegnata nel sociale
La Fondazione Italiana per la lotta al
Neuroblastoma - Onlus, finanzia la ricerca sul Neuroblastoma e i tumori
solidi pediatrici. Il principale obiettivo della Fondazione è sviluppare e
potenziare a livello internazionale il Polo Oncologico di ricerca sul
Neuroblastoma. Sezione veneta (Mestrino):
Stefano e Patrizia Boffo - Via Zanella 8 - 35035 Mestrino (PD). Vedi sito:
www.neuroblastoma.org

APRILE '06: Fondazione Elena Vendramin Calergi, Noventa Padovana.
(ex Istituto per l’educazione delle sordomute, ora centro specializzato
della sordità e dell’educazione)

Elena nacque a Venezia
il 25 aprile 1807, figlia di Gaspare Vendramin Calergi e di Elena Renier
(figlia di Alvise Melchiorre Renier, nipote del Doge Paolo Renier). Andò
sposa all Conte Andrea Valmarana. La loro unione fu molto felice malgrado la
mancanza di figli. Fu per questo che iniziò la sua opera caritatevole verso
il prossimo e dedicò la sua vita all’assistenza ai poveri e malati. Visitò
l’Istituto per sordomute nel monastero di S. Alvise a Venezia e cominciò il
suo attaccamento a queste fanciulle. Legò quindi una delle sue Ville
all’Opera voluta da lei per l’istruzione delle sordomute. Morì il 18 gennaio
1894 circondata dal pianto dei suoi amati beneficiati.
La Villa di Noventa era una villa quattrocentesca trasformata nel
settecento, una delle ville più note del Veneto dichiarata monumento
nazionale. Questa era appartenuta alla famiglia Trevisan, fu poi acquistata
dal Card. Domenico Grimani (figlio del Doge Antonio e patriarca di Aquileia)
nel 1520, passò ai nipoti dei fratelli Grimani per due secoli. Uno dei rami
di questa casata apparteneva all’erede dei Calergi e poi, non essendovi
eredi diretti, lasciata da Calergi al nipote Niccolò Vendramin nel 1739.
L’ultima Vendramin fu Elena, che poi lasciò la villa alla Fondazione per le
sordomute.

Maggio '06:
una mostra su Lucio Battisti

Il 29 aprile, alle ore
18.00, si inaugura nel Castello di Genazzano (Roma) la mostra "Lucio tra gli
altri", prodotta dal Comune di Buccinasco (sindaco Carbonera Maurizio, ramo
Antonio), in collaborazione con il Comune di Genazzano e l'Assessorato alle
politiche culturali della Provincia di Roma. L'artista e poeta Cesare Monti
ha riunito la riproduzione di circa duecento copertine di LP, create in
collaborazione con la moglie Wanda Spinello, e sessanta immagini in bianco e
nero, realizzate dal 1971 fino ai primi anni ottanta, dai protagonisti della
scena musicale italiana del tempo: oltre a Lucio Battisti, sono
facilmente riconoscibili tra gli altri Ivano Fossati, Fabrizio de Andrè,
Pino Daniele, Edoardo Bennato e la PFM. Il racconto parte con la
gigantografia realizzata con le più belle e note copertine dei vecchi dischi
in vinile, esposta all'ingresso del cortile del Castello, per poi
svilupparsi attraverso tre sale i cui pavimenti sono coperti di sabbia, una
dedicata alle foto di formato piccolo e grande, una allestita con quadri di
media grandezza (tutti incorniciati con legno grezzo) e l'ultima occupata da
un maxi-schermo sul quale vengono proiettati filmati. Il sottofondo
musicale mescolato al fruscio di foglie e agli altri rumori della natura,
scelti da Battisti per una delle sue canzoni, condurrà il visitatore
nell'atmosfera degli anni Settanta. E' possibile visitare gratuitamente
"Lucio tra gli altri" fino al 30 giugno, il sabato dalle 16,00 alle 20,00 e
la domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00.
Maggio '06: Edoardo Boffo e l' Acrobatic Rock Dance Group

L'Acrobatic Rock Dance nasce a
Schio (VI) nel 2000 come gruppo spettacolo, ed e' composto da 20 ballerini
di diversa provenienza artistica e sportiva, che hanno creato uno spettacolo
che emoziona per la sua espressivita' acrobatica e il ritmo trascinante del
rock'n'roll. L'Acrobatic Rock Dance e' l'espressione di questa grande
passione per il ballo degli anni '50 / '60, che attraverso il suo spettacolo
"Cocktail" trova la realizzazione di due anni di intensa preparazione.
"Cocktail" è nato da un desiderio di fondere musica, ritmo e ballo, per
ricreare le atmosfere coinvolgenti di quegl'anni. Boogie Woogie e rock'n'roll
acrobatico si fondono armoniosamente con coreografie funky in un
elettrizzante connubio di movimento e spettacolo. L'Acrobatic Rock Dance e'
un'associazione sportiva dilettantistica che si propone di divulgare lo
sport attraverso il ballo, offrendo il massimo della qualita' con un'equipe
altamente professionale. Calendario: 28 Maggio a Breganze (VI), dal 17 al 23
luglio, e dal 31 luglio al 6 agosto tournèe al lago di Garda. Per
informazioni e contatti:
www.acrobaticrockdance.it
Maggio '06: Villa Renier a Monigo di Treviso
Strada Statale Feltrina, a
Monigo, comune di Treviso. Nebulosa è l'origine temporale dell'insediamento,
certamente anteriore al 1680, quando già si trovano "una casa domenicale, da
gastaldi, e da fabbriche da coppi, e due teze da paglia loco detto alle
Cesole di proprietà del NH Daniel Renier". Non si discosta dalla precedente
la dichiarazione d'estimo del perito Zuanne Rizzi nel 1712: "NH Daniel
Renier ha palazzo, cortivo ed horto". Fanno seguito nel 1740 Andrea e f.lli
Renier. Nelle relazioni in occasione delle visite pastorali di P. Fr.
Giustiniani (1778-79) si cita: "l'oratorio (chiesetta) è di Renier e
si celebra la SS. Messa in tempo di villeggiatura degli NNHH, .......del NH
Paolo Renier oggi Doge di Venezia, sotto il titolo di S. Giuseppe confessore
situato sulla Cal Trevisana. Altare tutto di marmo con piccola custodia
similmente di marmo, al di dentro non fodera con portella di ottone
senza segno veruno con chiave di ferro. La pala rappresenta Maria Vergine e
S. Giuseppe, e tra essi il pargoletto Gesù. Visitò le relique che si
custodiscono entro una scatola di legno, una delle quali è del legno della
SS. Croce, la seconda del velo di M.V. Visitò l'altare ed approvò". Una
prima suddivisione della tenuta, che per oltre un secolo aera stata
residenza agreste, si verifica con l'acquisizione della villa da parte di
Girolamo Andreoli. La casa da massaro e l'oratorio rimangono proprietà e
residenza di Angelo Maria Renier q. Andrea q. Paolo Doge di Venezia di
anni 34 con la moglie Eleonora Diedo di Iseppo di anni 24 e il figlio Paolo
Iseppo Maria di un mese e i loro servi. La decadenza inarrestabile
consuma indecorosamente le ultime proprietà di Angelo Maria, costretto a far
fronte a debiti sempre più gravosi.. Nel 1806 cede all' Andreoli una casa in
Venezia, e a tal Daponte farmacista case e terreni in Monigo e Morgano. Nel
1825 dei Renier non appare più traccia, tutto è di proprietà degli Andreoli,
che fanno demolire l'oratorio (l'altare finisce nella chiesa di S.
Giuseppe). Ma lo sconvolgimento irrimediabile della struttura residenziale
di Cà Renier si attua nel '900. Il rifacimento dell'edificio viene fatto
dalla famiglia Carniato, proprietaria dal 1895. La barchessa, conservata con
l'originale e immutato fascino antico è attualmente di proprietà del sig.
Oreste Fontana. Notizie tratte dal libro di Tonetto e Bellieni : <Treviso
fuori le mura>, edito da Vianello Libri nel 1991.

Giugno '06: Boofzheim sul WEB

Indirizzo:
www.boofzheim-fr.com . Sorprende
come un piccolo paese di 1000 abitanti senza particolari attrazioni
turistiche abbia così tanti riferimenti sul WEB, per constatarlo basta solo
digitare il nome su un qualunque motore di ricerca (all'estero sono sempre
più bravi di noi?!). Sorprende come qui in Italia ci sia così scarso
interesse per la propria cultura e storia (salvo essere suggestionati da
movimenti e partiti che si richiamano alle radici del popolo veneto etc. etc.).
Ecco alcune citazioni dal sito riguardanti l'origine del nome. "En 401
une tribu allemanique installée à BOOFZHEIM est sans doute issue du clan de
BOFFI ou BOOFO du nom du chef de clan, les noms des villages à proximité du
notre portent le nom de peuplades ou clans germaniques. C'est vers l'an 1200
que notre village est mentionné pour la première fois dans l'histoire sous
le nom de BOFFESHEIM, autres noms employés durant des siècles : BOOFI -
BOFFTSHEIM - BOFFSHEIM - BOBOTZHEIM - BOOFTZHEIM - BOOFFZHEIM - et enfin le
nom actuel BOOFZHEIM."
Giugno
'06: villa Renier-Pullin a Montebelluna:
Fatta costruire nel 1600 da Bartolomeo Renier fu
Francesco, del ramo di Padova, in località Posmon di Montebelluna (TV), si
trova ora abbandonata e circondata dal piccolo bosco che le è cresciuto
attorno. Parrebbe ora di proprietà del Comune, infatti sul Gazzettino Online
del 16 Maggio 2006 il sindaco di Montebelluna Laura Puppato afferma: "...per
quanto riguarda villa Renier-Pullin, il progetto prevede che, attraverso un
bando, venga individuata un'associazione interessata a ristrutturare lo
stabile e poi ad averlo in concessione per un congruo numero di anni".
Dubitiamo che basti un'associazione per restaurare un complesso così grande,
con tutte le pertinenze che ha intorno.

Luglio '06:
Marco Boffo 13° ai Campionati
Europei della 100 km.
La 100 km belga “Nacht Van Vlaanderen”
svoltasi a Torhout venerdì 16 Giugno ha ospitato il Campionato Europeo 2006
della 100 km su strada.
Partiti alle ore 20, gli atleti hanno corso per circa 3 ore alla luce del
giorno, mentre per il resto della gara si sono immersi nella Notte delle
Fiandre, che quest’anno è stata particolarmente fredda, con temperature
minime sotto i 15 gradi. Dopo aver percorso un circuito iniziale di una
decina di km ricavato nel Parco di Groenhove, i partecipanti al Campionato
europeo (150 circa, compresi gli open) hanno ripetuto tre volte un altro
circuito di circa 29 km, per giungere finalmente nella gremita Piazza del
Municipio. La squadra italiana maschile era composta questa volta da Andrea
Bernabei (capitano), Mario Ardemagni, Marco Boffo (matricola), Pio Malfatti
e Massimiliano Monteforte (matricola).
Marco Boffo ambiva ad una prestazione intorno alle 7 ore, Massimiliano
Monteforte è partito leggermente più prudente, ma poco dietro a Marco,
Andrea Bernabei e Pio Malfatti (una decina di secondi al km più lenti di
Boffo) hanno proceduto all’inizio appaiati, poi Bernabei si è portato un po’
avanti. Mentre ci preparavamo a rilevare i nuovi passaggi al km 61,2 e nel
contempo a riferire agli atleti quelli precedenti, è arrivata la prima
“brutta notizia”: al rifornimento del km 40,7 si era fermato dolorante
Michele Caffi, a causa del riacutizzarsi del guaio muscolare che lo aveva
infastidito 45 giorni prima.
La serie delle notizie sfortunate ha proseguito subito con una “bastonata”
del tutto imprevista, pervenuta telefonicamente: Mario Ardemagni si era
fermato (Mario ci dirà nel dopo-gara di aver sofferto dei problemi allo
stomaco e - dopo aver percorso dei tratti al passo nel tentativo di superare
la difficoltà - di essersi trovato completamente svuotato di energie). Ma
non era tutto purtroppo: mentre lo cercavamo (non era transitato ad un posto
di rifornimento da noi presidiato), si era fermato anche Monteforte (poco
dopo sapremo che anche lo stop di Massimiliano era dovuto a dissenteria). La
seconda parte della competizione fortunatamente non ci ha più riservato
brutte sorprese, con Boffo, Bernabei e Malfatti determinati a conseguire un
buon risultato individuale ma anche di squadra (devono arrivare almeno tre
atleti): per loro un buon passaggio al km. 69,5 (Boffo in 4h48’ Bernabei in
4h58’ e Malfatti in poco più di 5h10’). C’è la rimonta nel finale del
bielorusso Bula, che sopravanza prima il russo Vishnyagov (che finirà 23° in
grossa crisi poco sopra le 7h30’) e poi anche i due francesi, concludendo
con il secondo posto in 6h33:56. Il terzo posto se lo aggiudica in volata il
transalpino Yannick Djouadi (6h38:19) davanti al connazionale più titolato
Pascal Fetizon. Ma soprattutto c’è la grande vittoria con l’ottimo tempo di
6h23:44 dello spagnolo Jose Maria Gonzales, buon maratoneta da 2h14’ alla
sua seconda 100 km. Il rendimento complessivo degli azzurri uomini viene
concretizzato al meglio possibile dai tre superstiti. Marco Boffo ci regala
un momento di soddisfazione con l’ottimo 13° posto e un personale
cronometrico migliorato (7h05:29), che dimostra le sue indubbie qualità e
potenzialità. Anche Andrea Bernabei onora la sua fascia di capitano con una
prestazione molto positiva (7h16:39) e un buon 16° posto. Pio Malfatti regge
un buon ritmo nel finale e chiude sprintando, nella convinzione di
agganciare un risultato di squadra positivo, che arriva con un quarto posto
davanti alla Germania per soli 51”: un piazzamento comunque positivo se
teniamo conto che sono state 12 le squadre europee che hanno potuto
classificarsi.

Luglio
'06: stemma De
Boffis del 1400
Da una pagina del
codice Trivulziano (1461-1466) che contiene gli stemmi di 2073 famiglie del
Ducato di Milano, conservato nella Biblioteca Trivulziana di Milano.

Settembre '06:
Don
Luigi ha festeggiato il 50° di Sacerdozio
Nel 50° della sua
ordinazione sacerdotale avvenuta a Treviso il 24 giugno 1956 Don Luigi si
racconta e ci saluta tutti. < LE RADICI. Celebro il 50° anniversario della
mia ordinazione sacerdotale. Viene spontaneo ricordare le mie origini perchè
tutti sappiamo che la nostra vita si spiega se abbiamo presenti tutti
gli elementi che la compongono. Sono settimo di otto fratelli, nato in una
famiglia di agricoltori, famiglia unita, ricca di fede in Gesù Cristo, ricca
di valori come la solidarietà, l'attenzione verso i più poveri di noi, la
partecipazione alla vita comunitaria. Ho avuto un'infanzia serena, semplice,
non c'erano pretese. Mio padre era appassionato del suo lavoro, dei
raccolti, degli animali, diceva che chi non rispetta gli animali non sa
rispettare neanche gli uomini. Fin da piccolo mi ha abituato a lavorare,
dopo la scuola, c'era un tempo per il lavoro nei campi. Era naturale la
pratica religiosa, la partecipazione a tutti i fatti, le feste della
Parrocchia. C'era un rapporto rispettoso verso i sacerdoti. Un cappellano,
don Cirillo Biasion, è stato mio catechista in V elementare e mi ha proposto
di farmi sacerdote. Ho risposto con un "no" secco. Dopo due anni ha ripetuto
la proposta ottenendo la stessa risposta. A 16 anni mi ha rinnovato la
proposta. Ho cominciato allora a pensarci e a pregare. Durante la preghiera
in un pomeriggio di agosto ho avuto la certezza che il Signore mi chiamava a
farmi sacerdote. La partenza non è stata facile. Da cinque anni avevo
lasciato la scuola e mi ero dedicato ai lavori dei campi. Ho ripreso i
libri, in un solo anno ho fatto gli esami di terza media e sono entrato nel
Seminario Vescovile di Treviso dove in dieci anni (1946-56) ho fatto gli
studi (ginnasio, liceo classico, teologia). Nel 1947 è morto mio padre
all'età di 57 anni. Il 24 giugno del 1956 a S. Nicolò di Treviso sono stato
ordinato sacerdote da monsignor Egidio Negrin, con altri 14 giovani della
nostra Diocesi. E' stato un periodo di formazione impegnativa, di studio
serio, anche faticoso, un periodo che io ricordo volentieri con qualche
riserva. L'ESPERIENZA SACERDOTALE. Il seminario di allora non prevedeva
esperienze pastorali durante il periodo della teologia come avviene in
questi ultimi anni. L'inizio quindi del ministero è stato piuttosto
difficile. Da notare che io, vissuto a S. Zenone degli Ezzelini, ambiente
agricolo, dove la pratica religiosa era quasi totale, sono stato mandato
cappellano a S. Lazzaro, periferia di Treviso, un ambiente con tutte le
difficoltà delle periferie di città. Ho imparato tante cose, ho conosciuto
un ambiente difficile da molti punti di vista, ho incontrato persone brave e
buone, molto robuste nella fede, persone che mi hanno aiutato. Nel terzo
anno di sacerdozio mo sono ammalato con una sindrome di Menier per cui sono
rimasto per sette mesi fuori dal ministero per ragioni di salute. Poi sono
rientrato in un piccolo paese, Albaredo, poi in un Istituto di infanzia per
figli abbandonati e la Scuola di religione di Lancenigo. Quindi sei anni
cappellano a Preganziol con un parroco anziano e ammalato, una persona
buonissima, umile, di grande fede. Dal 1968 sono Parroco, per sette anni a Bavaria del Montello, e per 31 anni a Martellago.
Durante tutto questo tempo
ho cercato di essere sacerdote normale con la sola pretesa di far del bene,
di aiutare a credere in Gesù Cristo. Ho incontrato tanti ragazzi, giovani,
famiglie, persone in difficoltà, ammalati. Ho insegnato religione a scuola
per 18 anni. Ho celebrato sempre con gioia la Messa, amministrato il
sacramento della Confessione con passione. Ho visitato tanti ammalati, ho
pianto con chi era nel dolore, ho goduto con chi era nella gioia. Ho sempre
celebrato volentieri anche i matrimoni, alle volte con trepidazione, perchè
temevo che non ci fosse la preparazione sufficiente. Sempre mi è sembrato
molto bello vedere dei giovani che donano la loro vita per gli altri
anche nel Matrimonio. Ho avuto la gioia di vedere 5 giovani della Parrocchia
dove lavoro diventare bravi sacerdoti, di vedere 8 ragazze entrare in
diversi ordini religiosi per consacrare la loro vita al Signore. Ho avuto la
fortuna di vivere assieme a sacerdoti giovani dai quali ho imparato tante
belle cose, ho avuto molti seminaristi in servizio a Martellago che sono
diventati sacerdoti, che fanno un bene enorme. Posso dire che la mia vita di
sacerdote è stata bella, anche se non sempre facile. Avrei desiderato fare
molto di più, avrei desiderato vedere tutti i giovani che ho conosciuto ben
sistemati, riusciti, buoni cristiani. Avrei desiderato che tutte la famiglie
fossero ricche di valori e di fede, unite. Ci sono state anche delle
delusioni che mi hanno fatto e mi fanno soffrire e chiedo scusa se c'è
qualche mia colpa. Ho fatto anche una decina di inaugurazioni, merito di
tante persone generose, di una bella Parrocchia ricca di tante possibilità.
AUGURI! Auguro a me stesso di concludere il mio ministero nella fede in Gesù
Cristo, vorrei donare anche questo ultimo scorcio di vita per il bene di
tutti coloro che potrò incontrare. Ci sono anche tramonti belli! A tutti voi
auguro di essere brave persone, bravi cristiani, vi auguro di coltivare la
fede, di coltivare le famiglie e l'educazione cristiana dei figli. Alla
Parrocchia auguro di accogliere cordialmente chi verrà, di essere unita, di
collaborare con i sacerdoti, di aver fiducia. Che il Signore ci aiuti e ci
sostenga sempre. Saluto tutti con stima e affetto. Don Luigi Boffo.> Tante
Felicitazioni e Tanti Ringraziamenti a Don Luigi da tutta la Grande Famiglia
Boffo.


Settembre 06:
mostra
scenografica di Paolo Renier a Firenze
Dal 24 settembre al 21 Ottobre 2006
presso la cripta della Basilica di S. Lorenzo in Firenze è allestita la
mostra fotografica e scenografica di Paolo Renier inerente il sito
archeologico di Abydos, Egitto. Per chi può,.. un appuntamento da non
perdere. Buona visione!

Ottobre 06:
villa Marcello - Renier, ora Lupato
a Urbana (PD)
A Urbana, nella
frazione di S. Salvaro, lungo una stretta strada adiacente l'argine sul
fiume Fratta c'è ancora questa splendida villa abitata dai coniugi Lupato.
La costruzione della
villa risale al XVI secolo per volontà della famiglia Marcello, come risulta
da un documento del 1537, e solo alla metà del Settecento il complesso passa
per eredità ai Renier. La villa presenta una pianta rettangolare, elevata di
due piani più le soffitte, coperta da tetto a quattro falde collegate in
colmo; accanto alla villa sorge un volume a soli due piani, in origine
annesso rustico. L'ingresso alla villa si trova nella facciata principale e
si presenta come un portale archivoltato a cui corrisponde, nel piano
nobile, una porta finestra anch'essa archivoltata.

Ottobre 06:
Paolo Boffo ed il suo blog
All'indirizzo
http://web.tiscali.it/bobobofe/ potete ammirare il bel blog di Paolo
Boffo, di S. Zenone degli Ezzelini. Oltre alla sua famiglia sono presenti
innumerevoli links utili: motori di ricerca, drivers, indirizzi di enti, e
molto altro. Uniche pecche: il link riguardante i parenti in Canada che si
collega al sito di Canale 5, l'indirizzo e-mail obsoleto, e più di tutto
....la mancanza del link riguardante il sito ufficiale della famiglia Boffo,
cioè codesto.
Novembre 06:
storia e significato dello stemma Renier
1
2 3
4
Anticamente era
d'argento alla banda di rosso o di nero, fig. 1 e 2; un documento del 1547
riporta che lo scaglione era d'argento in campo nero, da una parte, e viceversa
dall'altra, fig. 3; da questa struttura ebbe origine lo stemma successivo e
definitivo: partito di nero e d'argento, allo scaglione l'uno dell'altro,
fig. 4. E' noto che gli stemmi più semplici sono i più antichi e spesso i
più belli. Essi nacquero nell' XI° secolo, dagli emblemi che venivano
riprodotti sulle bandiere degli eserciti medioevali, per identificare i
soldati di un determinato feudatario. La banda (fig. 1 e 2) è la
pezza onorevole costituita da due linee trasversali che, partendo
dall'angolo superiore destro, attraversano diagonalmente lo scudo, sino
all'angolo sinistro della sua punta. La banda sembra possa derivare dal
balteo: una cintura di cuoio che portavano gli antichi cavalieri. Questa
cintura pendeva dalla spalla destra del cavaliere sul suo fianco sinistro e
a questa cintura era appesa la spada. La banda fu segno distintivo di parte
guelfa. Lo scaglione (fig. 3 e 4), detto anche capriolo, è quella
pezza onorevole costituita da una mezza sbarra e da una mezza banda, moventi
dagli angoli inferiori dello scudo e riunite nel suo punto d'onore. La più
diffusa opinione degli araldisti su questa pezza onorevole è quella che
intravede nella figura la struttura portante del tetto di una chiesa.
Vorrebbe perciò significare una nobiltà antica, al servizio della Chiesa.
Riguardo gli smalti (oro, argento) e i colori (principalmente cinque: rosso,
azzurro, verde, porpora e nero), questi sono i significati che riguardano lo
stemma Renier: Argento (castità, fede, integrità di costumi, eloquenza,
umiltà, santità, temperanza, verità, allegrezza, abilità); Nero (forza,
vittoria, costanza, gravità, saviezza, prudenza, onestà, fede).
Novembre '06: sito
Boffo linkato in "Centro Studi Araldici"
Abbiamo ricevuto con
particolare gradimento questo avviso dal Centro Studi Araldici: "Siamo lieti
di informarVi di aver inserito un link al Vostro sito nella seguente sezione:
http://araldicaonline.centrostudiaraldici.org Grazie
per il Vs lavoro." Cliccando questo indirizzo e successivamente
"Araldica on line" e poi "Casati" ci
si può collegare al sito della famiglia Boffo (pg.2). Nella pg. 3 di
"Casati"c'è anche il link della famiglia Boncompagni Ludovisi, cliccando poi
sul collegamento "Proprietari nei secoli" si rivela la storia dela famiglia
Bourbon del Monte, che discende da Ranieri, marchese di Toscana, nostro
comune avo.
Novembre
'06:
Brittany
Boffo batte un record da Guinness
Brittany Boffo, una
piccola grande atleta di 9 anni di Adelaide - Australia, ha battuto
strepitosamente il record mondiale di salto con mani giunte (body skipping) effettuando
sessanta salti in sessanta secondi. "Una vera macchina", ha commentato
l'arbitro del Guinness dei primati. Pensiamo solo che il precedente record
era di 39 salti in un minuto. Probabilmente appartiene al ramo di Boffo Abramo.
Gennaio
'07:
Albero genealogico dei Boffo di
Villa d'Asolo
Il dott. Dino Boffo,
direttore del quotidiano l'Avvenire, ci ha gentilmente inviato l'albero
genealogico della sua famiglia, provenienza Villa d'Asolo, e prima ancora
Onè di Fonte. Il papà Rino detto Nino, ricorda ancora quando da giovinetto
andava a trovare il proprio nonno Pietro nella sua casa di Ca' Rainati, S.
Zenone degli Ezzelini. Paolo Boffo, cugino del dott. Dino ci ha ach'egli
dato delle indicazioni utili che confermano l'origine di questo ramo da Cà
Rainati.
Gennaio '07:
ci scrivono dall'Italia e
dal mondo
Rodrigo
Boffo Magdalena scrive dal Brasile, ma non conosce di quale parte d'Italia è
originaria la sua famiglia.
Emilie
Boffo scrive da Tolosa, Francia. I suoi nonni sono nati in Italia, e i suoi
parenti vivono a Villa del Conte (PD), famiglie Frason e Mason.
Acir
Boffo vive a S. Paolo in Brasile, suo nonno arrivò in Brasile nel 1890, si
chiamava Angelo Boffo.
Gilson
Romano Spader da Porto Alegre in Brasile ci informa che sua bisnonna si
chiamava Maria Maddalena Boff, originaria di Seren del Grappa e Feltre. Il
cognome Boff deriva da Bof, tipico della zona di Valdobbiadene e Feltre.
Nessuna parentela con i Boffo.
Mauro
Boffo scrive dall' Argentina, e ci racconta che i suoi avi sono originari
del Piemonte.
Elisabetta Boffo ci scrive da Roma, e ci dà un breve quadro del suo albero
genealogico: Vittorio Boffo (bisnonno - Venezia 1881 - Roma 1944) + Maria
Vicario (bisnonna, Vicenza.....- Roma 1973), A) Virgilio Boffo (sposa
Caterina Pierantoni) , B) Manlio Boffo (Venezia 1905-Roma 1973), B1)
Mariella Boffo (Roma 1940) , B2) Vittorio Boffo (Roma 1941) , B3) Paola
Boffo (Roma 1943) , B4) Stefano Boffo (Roma 1949)
Gennaio '07: c'era una volta...., la Villa Capello
-Renier
Una mappa del 1690
rilevava un'impostazione simile a Ca' Caotorta, anch'essa cubica, su tre
piani e segnata da pronunciati camini. Ca' Capello era stata edificata nella
seconda metà del cinquecento per divenire poi nel 1751 proprietà dei
Renier. Ciò giustifica pertanto che nelle stampe del settecento fosse
indicata come Ca' Renier. L'edificio era completato da un giardino e corpi di
fabbrica minori descritti nelle planimetrie dei 1759. Più tardi la
costruzione venne spogliata degli elementi decorativi più pregevoli. Ca'
Capello - Renier scomparve alla fine dell'ottocento quando l'ansa del Brenta su cui
giaceva venne rettificata.

Febbraio
'07:
il famoso architetto Francesco
(Franz) Boffo
Della sua biografia si sa
purtroppo poco, e pare un personaggio davvero dimenticato in Italia.
Pensiamo meriti da parte delle istituzioni: Stato, regione Piemonte, città
di Torino, molto più di una celebrazione, a quanto ci risulta comunque mai
avvenuta.

Francesco (di Carlo), 1780
- 1867, nacque in quello che era il Regno di Sardegna, e si laureò a Torino.
Nel 1822 arrivò ad Odessa. Sviluppò insieme ad altri architetti, Frappoli
Torricelli Morandi, lo stile neoclassico italiano. Fu il primo architetto a
progettare in città un edificio a tre piani. Nel 1825 divenne capo
architettto della città.
Progettò circa 50 edifici fra cui: 1822,
ricostruzione scena teatro Odessa, più aggiunta areo harmonico; 1824, chiesa
luterana S. Paolo;
1824-1827, palazzo Voronzov
(2)
-
con il famoso
doppio colonnato del belvedere (3);
1834, Old exchange (1),
ora Duma (Parlamento);
1835, Borsa
(4);
1837-41 scalinata Potemkin
(5).
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
Marzo '07:
Marilena Boffo ed il laboratorio di biodanza
DAL BURN OUT ALLA REALIZZAZIONE PERSONALE E
PROFESSIONALE
Laboratorio di Biodanza Sistema Rolando Toro
Formatori: Piermaria Rubatto, Marilena
Boffo, Paola Gianuzzi
Il percorso formativo ha il suo 4° ciclo di
incontri il
10-17-24 Marzo 2007 (h. 9.00-18.00)
Studio Kappa a.p.s.
Corso Savona 487
14100 Asti - Italy
tel. 347.867.24.67
fax 0173.73.11.94
website:
www.kappa-studio.it ; e-mail
info@kappa-studio.it
Marzo '07:
Bruno Boffo ed il Bio-Europe Spring
Dal
5/03/2007 per la prima volta dalla sua istituzione si svolgerà in Italia una
delle più importanti manifestazioni internazionali nel settore biotech
Martedì 16 gennaio alle ore 12.00, Bio-Europe Spring è stata presentata
nella Sala Alessi del Comune di Milano alla presenza, tra gli altri, del
presidente della Provincia Filippo Penati, del sindaco Letizia Moratti, del
presidente di Farmindustria Sergio Dompè, del presidente di Assobiotec
Roberto Gradnik e del vicepresidente della Camera di Commercio Masssimo
Sordi.
Hanno partecipato anche l'assessore alla Ricerca innovazione e capitale
umano Luigi Rossi Bernardi del comune di Milano, l'amministratore delegato
di Fiera Milano Tech Bruno Boffo e la senior
partner di Ebd Group (il gruppo tedesco-americano organizzatore della
manifestazione in partnership con Assobiotec), Carola Schropp.
Bio-Europe Spring, che prevede incontri one-to-one e presentazioni di
imprese, sarà aperto a operatori internazionali attivi nei diversi settori
interessati dalle biotecnologie, anche in relazione agli aspetti finanziari.
Particolare enfasi sarà posta sul tema della salute, ma una significativa
attenzione sarà dedicata anche alle biotecnologie industriali (le cosiddette
"white biotechnologies").
Nel corso della manifestazione sarà presentato il secondo bando
EUROTRANS-BIO per la ricerca e lo sviluppo precompetitivo nel campo delle
biotecnologie. Il bando transnazionale, che si aprirà il 15 marzo, ha un
budget complessivo di circa 35 milioni di euro.
La presentazione di Bio-Europe Spring 2007 fa parte di "Aspettando
MilanoCheckUp", un ciclo di eventi preparatori alla maxi-rassegna
internazionale rivolta a imprese, operatori professionali e comunità
medico-scientifica e sanitaria.
Durata: 5 - 7 Marzo 2007
Sede: Fiera Milano City - Mic (Milano Convention Center) - Milano
Organizzatore: EDB Group - Conferences & Consulting for the Life Sciences in
collaborazione con Assobiotec.
Marzo '07:
la Prof.ssa Vanna Boffo tiene un corso sulla personalizzazione
Università degli Studi di Firenze
Dipartimento di Scienze dell’Educazione e
dei Processi Culturali e Formativi
Corso di Perfezionamento
Autobiografia e Formazione.
Percorsi per la personalizzazione
Prof.ssa Vanna Boffo
Anno Accademico 2006-2007
Programma delle Riunioni di discussione di
testi o di colloqui on-line
Lunedì 12 Marzo: in presenza - ore 14-18
------- Lunedì 19 Marzo: in presenza -
ore 14-18
Lunedì 26 Marzo: in presenza - ore 14-18
-------- Lunedì 2 Aprile: in presenza - ore 14-1
Mercoledì 11 Aprile: in presenza - ore 14-18
------- Lunedì 16 Aprile: in presenza - ore 14-18
Lunedì 23 Aprile: in presenza - ore 14-18
---------- Lunedì 30 Aprile: in presenza - ore 14-18
Lunedì 7 Maggio: in presenza - ore 14-18
--------- Lunedì 14 Maggio: in presenza - ore 14-18
Lunedì 21 Maggio: in presenza - ore 14-18
--------- Lunedì 28 Maggio: in presenza - ore 14-18
Mercoledì 6 Giugno: on-line - ore 14-20
Marzo '07:
Valsanzibio (PD), Villa e
Giardino Barbarigo-Pizzoni Ardemani
(già
Michiel-Renier)

VALSANZIBIO, uno dei
maggiori giardini d'epoca esistenti, fu portato all'attuale splendore, nella
seconda metà del Seicento, dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo,
aiutato dal figlio Antonio. Il primogenito Gregorio, Cardinale e futuro
Santo, ispirò l'alta simbologia del progetto dovuto all'architetto e
fontaniere Pontificio Luigi Bernini. Settanta statue, in buona parte opera
del Merengo ed altrettante sculture minori si integrano ad architetture,
ruscelli, cascate, fontane, laghetti, scherzi d'acqua e peschiere, fra
innumerevoli alberi ed arbusti, su ben quindici ettari di superficie. Tale
insieme venne concepito ed attuato per simboleggiare il cammino dell'uomo
verso la propria perfettibilità e Salvazione. L'itinerario inizia dal
monumentale ingresso che serviva anche di approdo alle barche giunte
attraverso la valle da pesca di Santo Eusebio, da cui il nome "ValSanZibio".
Un tempo estesa a tutta la pianura la "Valle" oggi si limita al laghetto
preservato per rispecchiare l'elegante costruzione. Questa è
significativamente arricchita da fontane, bassorilievi e statue su cui
domina Diana-Luna, la dea preposta alla natura ed agli animali selvaggi come
pure a mutamenti e prodigi. Da qui, entrando in Giardino attraverso l'arco
di Sileno, si costeggia la peschiera detta Bagno di Diana, la Fontana
dell'Iride e la Peschiera dei Venti nonché il Labirinto ,episodio legato
all'esempio di San Gregorio Barbarigo. Giunti poi alla Fontana della Pila
girando a destra si imbocca il Gran Viale fiancheggiato dall'Isola dei
Conigli. Tale garenna, unica superstite nei pochi giardini d'epoca ancora
esistenti, è qui simbolo della immanenza, cioè della condizione comune agli
esseri viventi stretti fra i confini dello spazio e del tempo. Al di là del
viale e giustapposta all'Isola una monumentale Statua raffigura il Tempo che
ha interrotto il suo volo attraverso lo spazio che simboleggia la
trascendente condizione in cui lo spirito umano spazia oltre gli abituali
limiti dello spazio e del tempo.
Procedendo tra Immanenza e Trascendenza e tra le statue e fontane che
inquadrano anche simbolicamente Isola e Tempo, si giunge alla scalea delle
Lonze di Dantesca memoria, caratterizzata dal sonetto nel quale i
significati del Giardino vengono spiegati a livelli diversi. Si raggiunge
così il piazzale della Villa dove le otto allegorie delle prerogative del
Giardino stesso e del suo Signore fanno corona alla Fontana della
Rivelazione meta finale del simbolico percorso. L'eccezionale integrità
architettonica, scultorea, idraulica e persino vegetale del complesso è
dovuta alle solerti cure elargitegli da sei generazioni di Barbarigo. Nel
1804 la Casata si estinse e ne fu designato erede il Nobil Homo
Marco Antonio Michiel, marito di
Giustina Renier. Seguirono dal 1835 gli
altrettanto appassionati Conti Martinengo da Barco (imparentati con i
Michiel-Renier) e poi i Conti Donà delle Rose e dal 1929 i Nobili Pizzoni
Ardemani. Proprietari da tre generazioni dell'intera tenuta, Essi hanno
riparato i disastri causati dalla occupazione militare e dal forzato
abbandono dell'ultima guerra ed hanno recentemente ripristinato tutte i
trentatre punti d'acqua del Giardino compromessi dal progressivo
impoverimento sorgivo. Grazie a ciò Valsanzibio è oggi l'esempio raro di
giardino simbolico leggibile, di gran giardino d'acque in completa
efficienza e di seicentesco giardino all'Italiana assolutamente integro.
Marzo '07:
Palazzo Pisani Moretta, già
Renier - Venezia

Fu costruito intorno alla metà del XV secolo dalla
famiglia Bembo, in conformità ai più classici stilemi del tardogotico
veneziano. Due belle porte d'acqua caratterizzano il piano terra,
mentre i due piani nobili sono mossi dalle due straordinarie esafore
centrali. Non si conosce l'autore del progetto e nemmeno la storia del
palazzo prima del 1629, anno in cui
Agnese Renier lo vendette a Francesco Pisani Moretta, discendente
dell'illustre Nicolò Pisani.
Maggio 07:
Laura Boffo, Professore di
Storia Antica a Trieste

Professore straordinario di Epigrafia greca presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia. Nata nel 1953. Laureata in Lettere Classiche nel 1975
all'Università di Pavia. – Borsista rettorale dal 1976 al 1977, borsista
C.N.R. dal 1977 al 1981, ricercatore confermato presso il Dipartimento di
Scienze dell'Antichità (Storia Antica) dell'Università di Pavia dal 1981. –
Maître de conférences invitée d'Histoire Ancienne all'Université de
Bourgogne di Dijon (Francia), Facoltà di Sciences Humaines nel trimestre
aprile-giugno 1988. – Professore associato per il Gruppo L02A - Storia Greca
dal 1993. – Collabora regolarmente alla rivista «Athenaeum». – Dal 2002 è
Membro Corrispondente dell'Istituto Archeologico Germanico.
La sua attività di ricerca, a partire dal 1975, si è articola in
indagini nel campo della storia greca e dell'epigrafia greca e latina.
Nell'ambito della storia ed epigrafia greche verte sulle linee generali
politico-istituzionali e culturali del mondo greco continentale e asiatico
dall'età arcaica all'età ellenistico-romana. L'esame delle fonti investe la
documentazione nella sua multiformità: testi letterari, storiografici e non,
epigrafi, monete, resti archeologici, studiati anche nei loro rapporti con
la ricerca moderna. Per quanto concerne l'Epigrafia Latina, l'indagine,
condotta nella medesima prospettiva allargata, riguarda la documentazione
dell'Italia settentrionale, con particolare attenzione all'area aquileiese,
nell'ambito di un programma di revisione totale del materiale pertinente.
Sta lavorando su Strabone e gli insediamenti nell'Asia Minore, sugli
archivi nel mondo greco, sull'Epigrafia greca di Aquileia e su documento
epigrafico e periodizzazione della storia greca (revisione di modelli e
nuove prospettive).
Pubblicazioni di Laura Boffo
Articoli
e libri:
- Cimone e
gli alleati di Atene, in Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lettere, Cl.
Lettere, 1O9 (1975), 442-50;
-
L'intervento di Efialte di Sofonide sull'Areopago nell'interpretazione
del IV secolo, in Rend. Acc. Naz. Lincei, Cl. sc. mor. stor. filol.,
s.VIII, XXXI (1976), 435-50;
- Per la
storia della antica navigazione fluviale padana. Un collegium nautarum o
naviculariorum a Ticinum in età imperiale, in Rend. Acc. Naz. Lincei,
Cl. sc. mor. stor. filol., s.VIII, XXXII (1977), 623-32;
- Gli Ioni
a Micale, in Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lettere, Cl. Lettere 111
(1977), 83-90;
-
Iscrizioni Latine Pavesi, in Boll. Soc. Pavese Storia Patria, n.s. XXX
(1978), 3-14;
- La
lettera di Dario a Gadata: i privilegi del tempio di Apollo a Magnesia
sul Meandro, in Bull. Ist. di Diritto Romano "V. Scialoja", s.III, XX
(1978), 267-303;
- Il logos
di Orete in Erodoto, in Rend. Acc. Naz. Lincei, Cl. sc. mor. stor. filol.,
s.VIII, XXXIV (1979), 85-104;
-
Iscrizioni Latine dell'Oltrepo' Pavese, in Riv. Arch. dell'Antica
Provincia e Diocesi di Como, 161 (1979), 175-213;
-
Iscrizione latina inedita da Bedriacum, in Epigraphica, LII (1980),
187-90;
- La
conquista persiana delle città greche d'Asia Minore, Memoria Acc. Naz.
Lincei, s.VIII, XXVI (1983), 1-70;
- I re
ellenistici e i centri religiosi dell'Asia Minore, Pubbl. Facoltà di
Lettere dell'Università di Pavia, Firenze 1985, pp. 364;
- (con D.
Ambaglio e E. Gabba), Iscrizioni, in Fonti e Studi per la storia
dell'Università di Pavia , 11, Materiali 3, Milano 1987, 155-213;
- La Chiesa
di Pavia langobardica: iscrizioni cristiane dei secoli VII e VIII, in
Boll. Soc. Pavese Storia Patria, n.s.XXXIX (1987), 3-32 ( in forma
abbreviata : AA. VV.,Storia della Diocesi di Pavia, Milano 1995);
- Epigrafi
di città greche: un'espressione di storiografia locale, in Studi di
Storia e Storiografia antiche, Como 1988, 9-48;
- Grecità
di frontiera: Chersonasos Taurica e i signori del Ponto Eusino ( SIG3
709), in Athenaeum, n.s. LXVII (1989), Parte I, 211-61; Parte II,
369-405 (in estratto unico, con Indice);
- Un
sarcofago romano iscritto da Pieve del Cairo, in Boll. Soc. Pavese
Storia Patria, n.s. XLIII (1991), 3-9;
- (con D.
Ambaglio), Ticinum, in Supplementa Italica, n.s., vol.9, Roma 1992,
213-347;
- Antichità
romane a Pavia, in Athenaeum LXXXI (1993), 123-8;
- 'Teoria'
e pratiche di vita dei giudei nell'Egitto ellenistico, in Modelos
ideales y prácticas de vida en la Antigüedad Clásica, dir. F. Gascó,
Sevilla 1992, Sevilla 1993, 69-83;
-
Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia, Brescia 1994 ,
pp. 464;
- Ancora
una volta sugli archivi nel mondo greco: conservazione e "pubblicazione"
epigrafica, in Athenaeum 1995, 91-130;
- I regni
ellenistici: la guerra e il potere, in I greci, 2.III (Trasformazioni),
Torino 1996, in corso di stampa;
- Religione
e caccia: un'iscrizione efesina ad Aquileia, in L'Italia sul Baetis.
Studi di Storia Romana in memoria di Fernando Gascó, Curr. E. Gabba-P.
Desideri-S. Roda, Torino 1996, 137-151;
- La pietra
e la memoria: storia e "storie" nell'epigrafia dell'Oriente greco, in
Presentazione e scrittura della storia (storiografia, epigrafia,
monumenti)-Pontignano, 25-27 aprile 1996, Como 1997, in corso di stampa;
- Regiones
IX, X, XI, Introduzione, Traduzione, Commento, in AA.VV. (Curr.), Flavio
Biondo, L'Italia Illustrata, Pisa 1997, in corso di stampa.
Maggio 07:
loghi Boffo nella rete


Giugno 07: mostra Pier della
Francesca
Dalla mostra dedicata a Pier della Francesca,
Arezzo,
Museo Statale, dal 31 Marzo al 22 Luglio 2007

Il
dipinto con il San Girolamo – a Venezia almeno dagli inizi
dell’Ottocento, parte della collezione
Renier, – da un lato mostra,
con la veduta di San Sepolcro che domina l’orizzonte, come le opere
di Piero
riconducano costantemente ai colori e ai paesaggi delle sue
terre,
dall’altro indica il grande debito di Piero nei confronti della pittura
fiamminga. Il devoto in abito rosso di dimensioni quasi superiori a quelle
del santo cui sta di fronte – probabilmente lo stesso personaggio orante
sotto il mantello della Madonna della Misericordia di Sansepolcro
– “è quanto
di più legato ai modelli fiamminghi Pietro abbia mai dipinto”,
mentre mai
come in questo caso l’artista mette a punto un complesso
gioco di luci:
ulteriore suggestione del mondo fiammingo.
Luglio 07:
Cappella Renier a Canea - Creta
L'illustre
scrittore veneziano Alvise Zorzi ha scritto un bel articolo sul Corriere
della Sera (Corriere del Veneto) del 28 Giugno 2007, dal titolo: <Per vedere
che cosa succederà a Venezia basta visitare Creta>, citando la Cappella
Renier.
"Sono di ritorno
da Canea, Hanià, la seconda città dell'isola di Creta per popolazione e
importanza. Creta è stata per più di quattro secoli una colonia veneziana, e
di quei secoli il centro storico di Canea serba importanti memorie, dalla
cinta delle mura ai bastioni e rivellini delle fortificazioni, dagli
arsenali al palazzo del rettore, a una miriade di case di gusto veneto
rinascimentale lungo le strette strade simili a calli che si arrampicano
tortuose dalla marina, alle chiese, oggi trasformate in musei o diventate
ortodosse, San Francesco, di maestoso impianto gotico, San Rocco, Santa
Caterina, e la Cappella dei patrizi Renier, a fianco di quello che fu il
loro palazzo. Tutte cose belle, queste e altre ancora, e molto suggestive
per un veneziano. Ma quel fragile centro storico, affogato nel cuore di una
grandissima città industriale moderna, è un paradigma di ciò che significa,
oggi, per un centro storico, l'invasione turistica. E vien da pensare che
l'analogia con Venezia non si limiti alle calli e ai portali delle antiche
case (che qui ahimè, sono spesso in rovina). Anche qui, infatti, vediamo una
città d'arte mangiata, divorata dal turismo che, certamente, la arricchisce,
ma la snatura e la sconvolge (..........)"

Cappella Renier: Piccola
cappella di famiglia, incorporata al palazzo dell' omonima famiglia veneto
-cretese che resta oggi nella traversa Theofanous. Si tratta di un piccolo
edificio con tetto ad arcata di cui il "castone" si appoggia su piccole
colonne arcate. Al muro occidentale c'è dello stesso spessore del muro una
trilobata arcata cieca. La chiesa è probabilmente della prima metà del 16°
secolo.
Luglio 07:
consòle e specchiere del Doge
Renier
La consòle Renier
è un tavolo da parete in legno di noce scolpito e dorato. E' uno
straordinario esempio del mobile barocco veneziano. Faceva parte dell’oramai
smembrato “arredamento da pompa” del penultimo doge della Serenissima
Repubblica, Paolo Renier. Un’ipotesi seducente, quanto ardita, ne riferisce
la paternità allo scultore veneziano Antonio Corradini (1688 - 1752), il cui
nome è indissolubilmente legato all’infelice epopea del Bucintoro
settecentesco – divorato dalle fiamme appiccate dai Francesi nel 1797 -. Per
il pendant, conservato al Museo di Ca’ Rezzonico, Alvar González Palacios
parla di una “fra le più alte espressioni della mobilia italiana del XVIII
secolo”.

COPPIA DI SPECCHIERE IN LEGNO INTAGLIATO, TRAFORATO, SCOLPITO E DORATO
VENEZIA, CIRCA 1770 , cm.133x85 ciascuna di forma mossa, con la cimasa a
conchiglia e pennacchio tra volute rette da sirene sopra maschere leonine
con pendenti di stoffa con specchi incisi con Mercurio e una Musae applique
naturalistica in tolla a cinque luci, originariamente non pertinente; caduta
alla doratura, con piccoli restauri. La coppia di specchiere completa il
celebre gruppo di lavori veneziani studiati da Alvar Gonzalez-Palacios (Il
Tempio del gusto, Milano, 1986, pp.333 sgg) appartenuti a Paolo Renier, Doge
dal 1779.

Luglio '07: origini del nome
Boffo (2)
Notizie tratte da
sito francese.
Boff: Nome usato
in Alsazia-Lorena, in particolare nella Mosella. Variante : Bof., potrebbe
derivare da Buff, soprannome probabile di uomo violento (medio-alto
germanico buff = choc, colpo). Altra soluzione: variante di Bufe, che
definisce una giovane donna.
Boffa: Certamente una variante di Buffa, toponimo che definisce un antro
dove il vento soffia.
Boffy: il nome è sopratutto usano nell'alta Senna francese. Potrebbe
essere una variante di Beaufils usato in Normandia (Belfiglio). Il patronimo
Boffi ha diverse origini: luogo ove soffia il vento, persona piena
d'orgoglio.
Bouffel: Nome portato in Picardia. Diminutivo d'un nome di persona di
origine germanica, Boffo (etimologia oscura).
Luglio 07:
in ricordo di Davide Caprioli

Staffetta
Podistica "2 Agosto per non dimenticare" la strage di Bologna
Sul sito
dell'Associazione Familiari Vittime della strage di Bologna 2 agosto 1980
www.stragi.it potete trovare e
scaricare il libro: "Attentato alla verità" nella sezione documenti;
inoltre,
nel sito della provincia di Trento:
www.provincia.tn.it potete leggere l'articolo sulla staffetta podistica
"2agosto per non dimenticare" ramo Alto-Adige-Bressanone, Trento, Verona,
Bologna.
La staffetta, il 31 luglio, si fermerà alle 18,00 a Rovereto davanti al
Tribunale, e il Presidente dello stesso dedicherà qualche parola al Giudice
Mario Amato che fu ucciso barbaramente il 23 giugno del 1980, dopo aver
denunciato la progettazione di un grave atto terroristico.
La staffetta proseguirà per Verona, dove in via Davide Caprioli al Chievo,
alle 10.30, interverrà il vice sindaco Meocci, che ricorderà assieme ai
familiari, l'unica vittima veronese: lo studente universitario di 20 anni
discendente di Boffo Lucia al quale è intitolata la via. La staffetta
ripartirà per Bologna passando per vari Comuni importanti, quali Nogara,
Ostiglia, Revere, Crevalcore, S.Giovanni in Persiceto, Calderara di Reno, S.
Felice sul Panaro, tutti luoghi dove i podisti ricevono sempre una calorosa
accoglienza per il messaggio di libertà e giustizia di cui sono portatori.
La famiglia Caprioli,
nella persona della sorella Cristina, invita tutti ad essere presenti alla
cerimonia di ricordo per Davide Caprioli per ridonare dignità voce e
rispetto a chi è stato strappato ingiustamente alla vita (nel sito
www.stragi.it , nella sezione vittime,
c'è il bel profilo di Davide).

Agosto 07:
Tarcisio Boffo sul Cansiglio
In Cansiglio la
15a edizione della Festa Internazionale degli emigranti
Sulle amene alture del Cansiglio, si è svolto il quindicesimol raduno
internazionale del Consiglio della Fondazione Migrantes.
Una marea di volti, e dietro ad ognuno una grande storia di umanità e di
lavoro. E affinità interiori , come l’origine in comune e il fatto di essere
fieri testimoni di Treviso e del Triveneto, in Italia e nel Mondo.
Questo il quadro di questa grande assise annuale , in un anfiteatro naturale
che ha avuto per cornice una grande partecipazione i folla e una miriade di
vessilli al vento. Un tu per tu, di piccole grandi storie, tasselli di
quell’immenso mosaico che è l’emigrazione trevigiana nel mondo.
Don Domenico Locatelli, direttore nazionale della Fondazione Migrantes,
durante la tradizionale messa al campo di apertura, ha detto chiaro e forte
che “come noi siamo partiti per cercare il pane della dignità così ora lo
fanno altri, che hanno le stesse lacrime che sono anch’essi figli di un
padreterno” che è di tutti. . Bisogna imparare a convivere senza muri ed
esclusioni , parlando del bene che c’è e abbassando i toni per ciò che non
và, c’è bisogno di formazione e di cultura anche della tradizione, che è
linfa di saggezza”.
Il presidente Giuseppe Zanini ha portato il saluto rendendosi interprete
anche dei rappresentanti istituzionali presenti in mezzo al popolo
dell’emigrazione. Una targa è stata consegnata a Gino Da Ros presidente
della sezione di Fregona che, ha particolarmente curato la realizzazione di
questo raduno.
In effetti è stata una esplosione di festa, la gioia di ritrovare persone
che si erano perse di vista da tempo e che sono sbucate da qualche angolo
del Mondo. Come Marcello Bernardi, di Fonte, ma emigrato a Santa Barbara in
California a fine anni sessanta. Era assieme alla moglie Antonietta e al
figlio Piero con altra sorella. All'inizio della sua avventura la grande
sofferenza è stata quella di aver lasciato moglie e quattro figli a casa.
Inizia come manovale e poi fa il giardiniere trovando persone brave che lo
aiutano. Fa arrivare chi sta a casa e per prima cosa mette i figli a
studiare .
Dal Brasile ecco
Elio e Leila Zanette, provengono da Porto Alegre dove svolgono appassionata
attività associativa. I loro antenati sono di Fregona e dell’origine ne
hanno fatto un culto. Dicono” “ Vogliamo tanto bene a Fregona perché qui è
nata ed è sepolta la nostra famiglia . E’ emozionante parlarne ed essere
qui. Questo è un angolo importante della nostra vita . Per quanto visto oggi
non abbiamo parole per esprimere la nostra emozione, è tutto bello
,speciale.” Vi sentite più italiani o brasiliani ?-“ Brasile e Fregona ,
adesso, hanno fatto il gemellaggio nel nostro cuore…”
Due coppie si
incontrano inaspettatamente qui: sono Gianfranco Lettari (originario di
Ormelle) con la moglie Anna, che vengono da Montreal e
Tarcisio Boffo (originario di San
Zenone) con la moglie Lina che
arrivano da Vancouver. Sono felicissimi di essersi ritrovati , soprattutto
in un contesto come quello della manifestazione:” vissuto intensamente, in
una gran bella atmosfera”, spiegano .
Ottobre 07:
Lepanto, il libro dell'Ing. Paolo Renier
L’AMBASCIATA DI ATENE PARTECIPA AI FESTEGGIAMENTI
DELL’ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO
Il Comune
di Naftaktos (Lepanto) quest’anno ha organizzato con particolare solennità
le celebrazioni per l’anniversario della vittoria della Battaglia di Lepanto
del 7 ottobre 1571, alle quali sono invitati tutti gli Stati all’epoca
coinvolti. Tra questi l’Italia che parteciperà ai festeggiamenti previsti
per sabato e domenica prossima attraverso l’Ambasciata di Atene e una
delegazione ufficiale del Comune di Venezia composta dal consigliere Alfonso
Saetta accompagnato dal Gonfalone cittadino e dal presidente
dell’Associazione Civica "Venezia Serenissima", Giorgio Suppiej.
Quest’ultimo, per l’occasione, omaggerà il Sindaco di Lepanto di una
prestigiosa ristampa del volume su Lepanto di Paolo
Renier richiamando il significato emblematico della vittoria navale
per Venezia, per l’Europa e per l’Umanità nei secoli successivi fino ai
giorni nostri e il messaggio di auspicio di pace e di reciproco rispetto fra
le culture dell’Occidente e dell’Oriente che sono alla base dell’impegno
dell’Associazione nel celebrare annualmente l’anniversario della battaglia
di Lepanto.
L’Ambasciatore, Gianpaolo Scarante, d’intesa con il Sindaco di Lepanto
Thanassis Papathanassis, ha voluto dare un particolare rilievo alla
partecipazione italiana, assicurando la presenza di una imbarcazione storica
veneziana di straordinaria bellezza, il "Gondolone", che parteciperà alla
rievocazione storica della battaglia in mare, con un equipaggio di 8
vogatori del Circolo Canottieri Diadora di Venezia.
Sempre da Venezia giungerà il "Consorzio Rievocazioni Storiche" CERS,
composto da un gruppo di 23 persone figuranti, che riproporranno le figure
classiche componenti una Delegazione della Repubblica Serenissima nella
seconda metà del Cinquecento il Doge, i Procuratori, gli Araldi, i Fanti da
Mar e de Tera, la Dogaressa, le dame di compagnia, nell’ambito della parata
che seguirà la rievocazione.
Per la prima volta parteciperà alle celebrazioni di Lepanto con 15
rappresentanti guidati dal Sindaco, la comunità montana di Spelonga d’Arquata
che della battaglia di Lepanto conserva la memoria tramandata nei secoli di
generazione in generazione.
Si narra che fu proprio una donna di Spelonga, travestita da uomo ad
impossessarsi del vessillo sventolante su una nave turca che gli spelongani
riportarono in patria come straordinario cimelio di partecipazione e di
vittoria: ogni anno a Spelonga questa tradizione viene celebrata con grande
solennità
Ottobre 07:
intervista a Marco Boffo
Marco Boffo è un atleta italiano, nato a Mestre,in
provincia di Venezia, il 21 Gennaio 1975. Dapprima buon
tennista,ha poi scoperto anche la passione per la corsa a
piedi fino a diventare, attualmente,uno dei migliori
specialisti italiani della 100 Km.Si è classificato
nono,migliore italiano,agli ultimi campionati mondiali in
questa disciplina,lo scorso 8 Settembre 2007 a Winschoten,in
Olanda..Si è diplomato all'ISEF e lavora come istruttore
responsabile in una palestra nel veneziano.Ha anche
conseguito il patentino di maestro nazionale di tennis.
Sotto sono riportate le sue gare più importanti:
-
Maratona di Venezia 2000: 2:59;
-
Maratona di Roma 2001: 2:56;
-
Maratona di Venezia 2001: 2:49;
-
Maratona di Roma 2002: 2:43;
-
Maratona di Venezia 2002: 2:40;
-
Maratona di Venezia 2003: 2:43;
-
100 Km del Passatore 2004: 8:13, 42simo assoluto;
-
Maratona di Venezia 2004: 2:36;
-
Maratona di Roma 2005: 2:33;
-
Campione italiano 2005 delle 6 ore con 84,34 Km
percorsi;
-
100 Km del Passatore 2005: ritirato;
-
50 Km di San Remo 2005: 3:18, terzo assoluto;
-
50 Km di Palermo 2005: 3:16, settimo assoluto;
-
13esimo assoluto ai Campionati Europei 2006 di 100
km (7:05);
-
100 Km del Passatore 2007: 7:14, quarto assoluto;
Campionati Mondiali 2007 di 100 Km a Winschoten: 6:51, nono
assoluto.
A pochi giorni dalla trasferta per la
convocazione al Campionato Mondiale ed Europeo di “100 km su strada” in
programma il 8 settembre 2007 a Winschoten (OLANDA), Marco Boffo ha
rilasciato a Nati Per Correre un documento filmato di alto spessore. Nella
palestra in cui è istruttore responsabile ha affrontato una lunga
chiacchierata su molteplici argomenti. Due ore di argomenti che sono andati
dalla lotta al doping, all'aspetto fondamentale della preparazione di una
ultramaratona attraverso l'attività in palestra come affiancamento alla
corsa. Essendo maestro Internazionale di Tennis ha raccontato il suo
percorso sportivo a fianco di quello di vita nei vari passaggi lavorativi.
Un'ottima persona, semplice, intelligente, intuitivo, capace ma anche saggio
agonista.
Sul sito
www.natipercorrere.it/content/view/142/45 potete trovare la sua lunga e
bella intervista.
Ottobre 07:
10 anni di Sat2000, diretta da Dino Boffo
Dieci anni e non sentirli…
Sat2000, la tv edita dalla Conferenza
Episcopale Italiana, ha presentato il 22 Ottobre all’Università Cattolica di
Milano i suoi nuovi palinsesti per la stagione 2007/08 che potranno contare
sulla presenza di personaggi noti e autorevoli, come Paola Saluzzi, Paola
Cambiaghi, Arianna Ciampoli o il grande regista Pupi Avati.
“Dieci anni fa quando partimmo – racconta il direttore Dino Boffo
– tutto questo era inimmaginabile: avevamo in mente un progetto semplice,
offrire ai cattolici un ponte per una piena cittadinanza, con un rapporto
più colto, critico, anche un po’ spregiudicato. Per questo abbiamo creato un
nostro laboratorio, non una tv confessionale, ma aperta e con un passo
diverso».
Il palinsesto più ricco di sempre per Sat2000, che il 12 Febbraio 2008
festeggerà i suoi primi dieci anni di vita. Per arrivare ad una maggiore
diffusione, già da un paio d’anni è visibile non solo sul satellite (in
chiaro su Hotbird e canale 801 di Sky), ma anche sul Digitale Terrestre nel
multiplex B della Rai. Inoltre è presente anche su oltre sessanta tv locali
che ritrasmettono, integralmente o in parte, la sua programmazione.
Ottobre 07:
il nuovo libro sul doge Renier
IL DOGE RENIER E LA VENEZIA DEL
'700
Autore : Renier Paolo , Edizioni Supenova, 2007.
L'autore, Ing. Paolo Renier, ci racconta le vicende di un suo illustre
antenato, concentrandosi sull'aspetto personale del penultimo doge della
Serenissima Repubblica, ma senza trascurare l'affascinante scenario del
Settecento veneziano.

Qui riportiamo un brano del discorso ufficiale di commemorazione tenuta
dall'abate De Azevedo nella Basilica dei SS. Giovanni e Paolo durante i
funerali del Doge:

Novembre 07:
La collaborazione del Prof. Dott. Alessandro Renier
Ringraziamo
Alessandro Renier, diretto discendente del doge Paolo Renier, per la
collaborazione che sta dando alla realizzazione del blog della famiglia
Renier; sinora ci ha inviato preziose notizie sulla corrispondenza tra
Giustina Renier e alcuni dei più famosi personaggi dell' Ottocento italiano:
Foscolo, Canova, Daniele Manin. Con di più importanti informazioni sulla
vita del Doge stesso e la sua amatissima nipote Giustina, la grande
letterata.
Qui riportiamo
una brevissima poesia di Ugo (Nicolò) Foscolo dedicata a Giustina:
E il gufo ognor
pensoso
Si duole al raggio della luna amico
Di chi, guardando il suo ricetto ombroso,
Gli turba il regno solitario antico.
"Le donnicciole del vicinato mi adorano come un eremita, e la gente di garbo
fugge il taciturno pitagoreo. Io cerco the sportability of chit-chat per
sfoggiarla tutta con voi, perché vostra figlia mi lusingò che sareste venuta
a passare l’estate a Brescia. Mia cara amica, l’estate se ne va, quasi; e se
tardate un po’ di più, io non mi pascerò che della lusinga di vedervi e
parlarvi quest’autunno a Venezia. Caschi il mondo, a settembre sarò a
Venezia. Intanto addio, addio. Ugo Foscolo”.
Dicembre 07:
restaurata (esternamente) la Villa Renier a Castello di Godego
PRIMA:

ADESSO:

Dicembre 07:
dell'origine del cognome Boffo
in Inghilterra e Germania
Da “THE ANTIQUARY” ,
by Sir Walter Scott, Edinburgh 1862
In questo
romanzo dell’Ottocento Boff o Bog viene fatto derivare dal sassone Burgh, in
latino Palus, cioè palude. L’erba gramigna o Quickens-bog o dog-grass o
Triticum repens cresce molto rapidamente in questo habitat.
Il cognome
Boff-o potrebbe forse derivare in Germania e Regno Unito dal luogo di
provenienza del capostipite, cioè da un luogo paludoso, infatti nel lontano
passato di luoghi paludosi ve n’erano moltissimi.
The subject, my lord, is the hill-fort of Quickens-bog, with the site of
which your lordship is doubtless familiar: It is upon your store-farm of
Mantanner, in the barony of Clochnaben."
“I think I have heard the names of these places," said the Earl, in answer
to the Antiquary's appeal. "
“Heard the name? and the farm brings him six hundred a year—O Lord !"
Such was the scarce subdued ejaculation of the Antiquary. But his
hospitality got the better of his surprise, and he proceeded to read his
essay with an audible voice, in great glee at having secured a patient, and,
as he fondly hoped, an interested hearer."
Quickens-bog may at first seem to derive its name from the plant Quicken, by
which, Scotticè, we understand couch-grass, dog-grass, or the Triticum
repens of Linnaeus, and the common English monosyllable Bog, by which we
mean, in popular language, a marsh or morass ; in Latin, Palus. But it may
confound the rash adopters of the more obvious etymological derivations, to
learn, that the couch-grass or dog-grass, or, to speak scientifically, the
triticum repens of Linnaeus, does not grow within a quarter of a mile of
this castrum or hill-fort, whose ramparts are uniformly clothed with short
verdant turf; and that we must seek a bog or palus at a still greater
distance, the nearest being that of Gird-the-mear, a full half-mile distant.
The last syllable, bog, is obviously, therefore, a mere corruption of the
Saxon Burgh, which we find in the various transmutations of Burgh, Burrow,
Brough, Bruff, Buff, and Boff, which last approaches very near the sound in
question—since, supposing the word to have been originally borgh, which is
the genuine Saxon spelling, a slight change, such as modern organs too often
make upon ancient sounds, will produce first Bogh, and then elisa H, or,
compromising and sinking the guttural, agreeable to the common practice, you
have either Boff or Bog as it happens.
The word Qnickens requires in like manner to be altered,—decomposed as it
were,—and reduced to its original and genuine sound ere we can discern jts
real meaning. By the ordinary exchange of the Qu into W/t, familiar to the
rudest tyro who has opened a book of old Scottish poetry, we gain either
Whilkens, or Whichens-borgh—put, we may suppose, by way of question, as if
those who imposed the name, struck with the extreme antiquity of the place,
had expressed in it an interrogation, "To whom did this fortress belong ?"—
Or, it might be Whackens-burgh, from the Saxon Whacken, to strike with the
hand, as doubtless the skirmishes near a place of such apparent consequence
must have legitimated such a derivation.,"
Dicembre
07:
il nuovo libro di Alessandro e Paolo Renier
Oggi 21/12/2007 è uscito il nuovo libro di Alessandro Renier, Paolo
Renier, Lina Urban, Giorgia Dragotto: Feste Veneziane / Giustina Renier
Michiel / Prima di tutto sono Venezianissima, pagg. 264, presso la Libreria
Editrice Franco Filippi, S. Marco calle Casseleria 5284 Venezia, tel
0415236916, email filippi.editore@tin.it (con distribuzione nazionale).
Gennaio
08:
i reali del Belgio al
'Ristorantino ai scalini'
Dal Resto del Carlino, 8 Gennaio

Rovigo, 8
gennaio 2008 - Attenzioni... reali sul Polesine e sulle bellezze del Delta.
Il re del Belgio Alberto II e sua moglie Paola Ruffo di Calabria hanno
trascorso una splendida vacanza invernale, lontani da occhi indiscreti,
visitando in lungo e in largo il territorio di Adria, fino alle valli e al
confine fra terra e mare che costituisce la magia del nostro territorio.
Un piccola magia
è anche il fatto che sulla visita dei reali del Belgio sia stato mantenuto
un riserbo assoluto e solo ora che sono partiti la notizia è trapelata.
"Sì, è vero, il re e sua moglie, accompagnati da alcuni amici e dalle
guardie del corpo, hanno cenato nel nostro ristorante" ci confermano i
gestori del 'Ristorantino ai scalini' di Cavanella Po.
E’ un locale piccolo ma curato, noto ai buongustai. E’ gestito da Daniela
Renier, coadiuvata dal marito Antonio Mesini. "Avevamo la consegna di non
parlare fino al termine della loro permanenza nel Delta — racconta Mesini —
I reali del Belgio hanno soggiornato in una villa nobiliare nel circondario
di Adria, ospiti di una conoscente. E’ stata la loro base per diverse
escursioni nel Delta, nella valli e nei canali; poi hanno allargato il
raggio fino ai Colli Euganei, a Ferrara e con un puntata anche a Ravenna".
"Ne hanno parlato in termini molto positivi — racconta — tanto che hanno
detto di voler tornare, per vedere il nostro territorio con le sfumature di
una stagione diversa". E magari più propizia, visto il freddo e la neve
della settimana scorsa.
Per Daniele
Renier e Antonio Mesini la prova "regale" è stata superata con lode.
"Abbiamo avuto una visita una ventina di giorni prima di Natale — raccontano
— Ci hanno chiesto la disponibilità per ospitare una decina di persone.
Quando hanno detto di chi si trattava, ho offerto di riservare per loro
l’intero ristorante. Invece hanno chiesto di fare sembrare tutto normale, di
mantenere il segreto sull’identità degli ospiti. Insomma, di trattarli da
clienti come gli altri". Cosa che è perfettamente riuscita, tranne che per
qualche particolare: "Sì, una persona ha riconosciuto re Alberto, mentre
qualche cliente ci ha informato allarmato che alcune persone stavano girando
con fare sospetto nel parcheggio....Non sapevano che erano le guardie del
corpo".
Alberto II del Belgio e Paola Ruffo di Calabria, con un gruppo di una decina
di persone, hanno cenato al ristorantino di Cavanella la sera del 4
dicembre. "Sono arrivati puntualissimi alle 8,30 — racconta Antonio Mesini —
Hanno apprezzato i nostri piatti di pesce. Non hanno voluto un menu
speciale, ma hanno ordinato alla carta. Parlavano in italiano e francese fra
loro e hanno promesso che torneranno".
Gennaio 08: uscita de' "Origine delle feste
Veneziane"
10.1.'08: è uscito il
libro "Origine delle Feste Veneziane" di Giustina Renier Michiel, raccolta a
cura di Alessandro Renier, pag 128, presso la Libreria Editrice Franco
Filippi, S. Marco calle Casseleria 5284 Venezia, tel 0415236916, email
filippi.editore@tin.it (con distribuzione nazionale).
Gennaio 08:
21.01.1848: 160 anni fà Mons. Renier si fratturò la gamba e....

Da La Cronaca di Mestre degli anni
1848-49, di Giovanni Renier
Capitolo 1° - PRIMI MOTI
La sera del 21 di gennaio 1848, dopo avere atteso tranquillamente a' miei
studi, verso le ott'ore e mezzo usciva dal mio gabinetto con lieto animo e
senza la minima prevenzion dei sinistri; anzi presi a celiare con un P.
Roberto, carmelitano scalzo, il quale stava meco ad ospizio, pungendolo
quasi andasse di notte per le vie di Treviso gridando il nome di Pio IX, o
scrivendolo sulle muraglie. Nevicava, e quel buon frate confortavami a non
uscire di casa con un tempo sì burrascoso. Ma io, sorridendo, andava di buon
umore al mio solito crocchio di pochi amici, presso la egregia famiglia del
signor Gaetano Crivellari, pretore di Mestre, seguito dal mio cappellano don
Nicola Noselli e dal signor Francesco Linghindal, primo deputato del comune.
Ora io che per quasi vent'anni avea continuamente viaggiato con qualunque
tempo e in ogni stagione, di giorno e di notte, senza disastri, appena fuori
dal cortile di canonica, posato il piè dritto sopra un sasso gelato,
sdrucciolai, e nello sforzo fatto a sorreggermi, ebbi spezzate come vetro la
tibia e la fibula della gamba. Caddi stramazzone sul lastrico, accennando ai
compagni la irreparabil disgrazia. Nel punto stesso, raccolte le facoltà
dell'anima, chiesi a me stesso in pensiero perché il Signore me l'avesse
mandata, poi tosto pronunziai a voce alta le parole divine: fiat voluntas
tua: e queste parole mi furon balsamo più efficace di tutte le medicine
umane. Riportato a braccia in canonica e in fretta accomodato sul letto,
misi la gamba infranta nelle mani del chirurgo, l'amico Dr. Bettini, senza
lamenti e senza lagrime. Soffersi pochi dolori, e ne' due mesi che giacqui,,
presso che immobile, dove mi posero quella sera, posso dire di aver serbato
rassegnazione tranquilla ed un acerta serenità di spirito colle persone
benevole, accorse da varie parti a consolarmi della loro presenza.
Gennaio 08: un Boffo citato nelle lettere a un
deportato in Francia
“Je viens de recevoir ton certificat
définitif et j’en suis très heureuse. Voilà qui est fait... Cela est
indispensable comme pièce actuellement même pour toi”.
(Nous comprenons par là qu’Yvonne ne tente pas de faire jouer des
protections de collaboration ; jamais elle n’a cette attitude mais elle
exclut simplement de courir le moindre risque inutile et, pour cela, elle
décide de faire jouer au maximum ces relations indirectes à l’ennemi qui
veut sa mort. C’est un jeu réaliste du chat et de la souris dans lequel elle
n’est pas prête à se laisser mener par le sort nébuleux. Elle veut être en
contact direct avec l’adversaire, position rare et différente de la position
habituelle qui consiste à fuir devant l’adversaire, ou à se cacher et à
attendre. C’est qu’elle a devant les yeux les conséquences de ces autres
tactiques comme nous allons le voir immédiatement)...
“Le pauvre Elias est parti malgré mes efforts pour le retenir au camp. Il a
été très courageux. On renverra ses papiers à sa famille... (elle sait donc
ce que signifie ce départ, l’aboutissement au néant)...As-tu revu
Boffo, il pourrait t’aider
pour le ravitaillement, son numéro est à Neuilly au téléphone. Vois aussi
Mme Ducoté 23 rue Blanche TRI 64 78. Elle avait une bonne relation allemande
qui pourrait servir (voilà sa tactique très clairement dite et elle est une
remarquable organisatrice) et aussi elle t’aidera pour le ravitaillement.
Elle est très gentille, nous l’avions vu avant tout cela, tu te souviens
pour les meubles, etc... Vois la suite...”.
Il parait qu’on peut si on est adroit
acheter moyennant une centaine de francs une étiquette pour un colis
supplémentaire sur Chaumont ou rue de Belle ville, parle en au père de
Myriam. Si tu vois Boffo, il
peut t’aider aussi auprès de certains fournisseurs italiens et pour du
chocolat en poudre ou en tablettes de chez Meunier, il connait quelqu’un,
peut-être aussi a-t-il une bonne relation pour me sortir d’ici.
(Par cette association incongrue, on comprend mieux l’importance de tous ces
réseaux alimentaires invraisemblables : ils maintiennent dans l’existence
car la nourriture est devenue le symbole de soi-même).
Per la lettura completa vedi blog:
http://casatoboffo.spazioblog.it
Marzo 08:
i Renier discendono dai Ranieri o dagli Spada o da entrambi?
E' riconosciuto oramai che i Renier
discendono attraverso Nicolò dopo e Ranieri prima da Amatore Spada. Ci siamo
dati da fare a ricostruire l'albero genealogico dei Ranieri, abbiamo
visitato il castello di Civitella Ranieri in pr. di Perugia e abbiamo visto
i due grandi alberi genealogici presenti sulle pareti. Ma non ci siamo
fidati e abbiamo cercato e ricercato su internet tutto il materiale
possibile, senza aiuti esterni. E' spuntato nella biblioteca digitale di
Perugia un albero genealogico dei Ranieri che descrive come da Raniero
marchese discendesse una contessa di nome Attilde accasata ad un Alerano di Gubbio
che generò alcuni figli, capostipiti delle famiglie Spada, Spadalonga, del
Re, Azoni e Azolini.


Albero desunto dalle
lettere genealogiche della fam. Ranieri..............,
da Uberto : Ugo - Benedetto - Ingilberto - Urso
da Ugo : Ubaldo - Monaldo - Raniero (Marchese)
da Raniero (Marchese) : Ugo (Conte)
da Ugo (Conte) : Monaldo
In seguito:
Raniero visse circa il 1060, ed oltre Ugo ebbe Pietro, Girarduccio, Raniero,
Attilde contessa, costei sposata ad un Alerano generò Azone, Giovanni ed
Azolino, che furono in Gubbio fondatori delle famiglie Azone, Azolini, Del
Re, Spada, Spadalunga.
Nel Medioevo, e
siamo quindi come datazione tra l'anno 1000 ed il 1100, nella stessa
famiglia si ripetevano facilmente gli stessi nomi, per cui nella famiglia
Spada si trovano molti Amadore. Ma..., la nobile e importante famiglia
Spada, la quale ebbe tra i vari personaggi anche cinque Cardinali, costruì
una Cappella nella CHIESA di S. GIROLAMO DELLA CARITA' a ROMA in cui sono
state scolpite le effigi di Amadore I Spada e di Alerano, due fratelli
(datazione 1087).
Se non sono
questi i nostri più remoti antenati conosciuti, crediamo poco ci manca.
Visitate i blog Renier e Ranieri presenti nell' Home Page, abbiamo inserito
tantissimi articoli.

Amadore 1° Spada e Alerano fratelli (1087)
Aprile 09: una famiglia Boffo dal
Brasile, 1870

DICEMBRE 2010 - Milano, Dino Boffo riceve
l'Ambrogino d'oro
(da Repubblica.it dell'8.12.2010)

"Lo dedico ai colleghi che subiscono
soprusi"La benemerenza di Palazzo Marino al giornalista che lasciò la
direzione del quotidiano Avvenire
"Vorrei ricordare in particolare Enzo
Biagi, che meritava questo premio e non l'ha mai ricevuto" Dino Boffo com il
sindaco Letizia Moratti
"Un premio che è un atto di fiducia
nei confronti di tutta la nostra professione". E' il commento del direttore
di Tv2000 e Radio In Blu, Dino Boffo, a margine della consegna, a Milano,
dell'Ambrogino d'oro. "Vorrei dedicare questo riconoscimento - ha detto Dino
Boffo ai microfoni di Tg2000 e In Blu Notizie - ai tanti colleghi che
subiscono soprusi e non sono riconosciuti nella loro sofferenza. Vorrei in
particolare ricordare Enzo Biagi, che questo premio lo meritava e non l'ha
mai ricevuto".
"Vorrei dedicare questo premio - ha
continuato Boffo - ai miei colleghi delle tre redazioni, Avvenire, Radio
InBlu e Tv2000, perché sono stati buoni, generosi e galantuomini nel
sostenermi nel momento in cui ero sotto attacco. Vorrei dedicare questo
premio anche ai miei familiari e ai miei amici che mi hanno sostenuto
durante una sofferenza per me tanto acuta quanto inspiegabile". "Nessuno
pensi - ha concluso Boffo - che io porti rancore. Piuttosto desidero che
quanto mi è capitato possa servire da monito soprattutto ai giornalisti più
giovani perché adottino sistemi, logiche, criteri che siano tenacemente al
servizio della verità e sempre rispettosi della dignità delle persone".
Nell'agosto 2009, come si ricorderà,
Vittorio Feltri denunciò sul Giornale la sconvenienza dell'atteggiamento
censorio adottato da Boffo, all'epoca direttore di Avenire, il quotidiano
dei vescovi italiani, in merito alle vicende sulla vita privata del premier
Silvio Berlusconi. Il Giornale inoltre divulgò riferimenti su vicende
private dello stesso Boffo, che tuttavia si basavano su una serie di
documenti falsi. In seguito a tali accuse, il 3 settembre 2009 Boffo decise
di rinunciare all'incarico di direttore di Avvenire.
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