CRONACHE

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Gennaio 07

 

Febbraio 07

 

 

Marzo 07

 

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Giugno 07

 

 

 

 

Agosto 07

 

 

Novembre 07

 

 

Gennaio 08

 

 

Dicembre 10

  1. Dino Boffo riceve l'Ambrogino d'oro

 

 

Luglio 07

 

 Ottobre 07

 

Dicembre 07

 

Marzo 08

 

                                                                              Aprile 09

 

 

Aprile '05 : La bella poesia di don Felice recitata al 2° Raduno dei Boffo

Storico incontro, il diciassette aprile/ delle Famiglie Boffo a Cà Rainati,/ nonno Felice è quell' uom gentile/ che le fa giungere da tutti i lati.

Noi li vedemmo più di quattrocento/ nel gran giubileo del duemila/ mossi da nobil virtù  e sentimento/ pel primo raduno già mettersi in fila.

Ci sono fanciulli, donzelle, anziani/ che ritornando ai tempi remoti/ s'offrono abbracci e strette di mani,/ fanno memoria dei volti più noti:

degli antenati Giovanni e Lucia,/ del Vescovo di Feltre e di Belluno/ Giovanni, che a tutti indicò la via/ al cielo, meta del nostro raduno,

del parroco amabile di Mirano,/ Antonio, fratel di sangue e di fede,/ di don Luigi che lì non lontano/ a Martellago sì parroco siede,

ma della Repubblica cavaliere/ senza cavallo soprattutto avanza,/ di Don Felice che fu giocoliere/ e prestigiatore d'antica usanza,

mentre fa il parroco a Carbonera/ fedele ai dettami di madre Chiesa,/ di tante suore che nella preghiera/ la vita per gli altri ovunque hanno spesa,

di tanti laici dal cuore gentile/ che con passione annuncian il Vangelo/ in terre lontane, là nel Brasile/ gustando già in terra le gioie del cielo.

I Boffo son gente assai speciale,/ di fede robusta e pur palese,/ dal forte impegno ancor nel sociale/ con un loro sindaco nel milanese.

Qualcuno da poco se n'è partito/ verso la patria definitiva,/ dei nuovi han risposto a stò bell'invito/ grande facendo stà famiglia viva,

rendendo più bella la comunione/ tra i viventi e i trapassati,/ con le radici nella tradizione/ e gli occhi al futuro sempre puntati.

Grazie alle famiglie Boffo e Renier/ che all'umanità diedero gioia e vita,/ le menti aprendo al gusto del saper,/ amor comunicando con fede ardita.

Auguri amici, siate sentinelle,/ pronte ad indicar la luce che viene,/ a realizzare le imprese più belle,/ a fare ogni giorno soltanto il bene.

                                                                                                                  

Aprile '05 : Personalità che rivestono attualmente cariche religiose, istituzionali e associative

Don Luigi Boffo (figlio di Boffo Francesco), nato a San Zenone degli Ezzelini il 18 Luglio 1929, ordinato sacerdote il 24 Giugno 1956, arciprete di Martellago (VE) dal 1975.

Don Felice Boffo (figlio di Boffo Giuseppe), nato a San Zenone degli Ezzelini il 10 Luglio 1932, ordinato sacerdote il 29 Giugno 1958, arciprete di Carbonera (TV) dal 1990.

Carbonera Maurizio (figlio di Boffo Orsolina fu Felice, ramo Boffo Antonio) nato a S. Stino di Livenza il 12 Ottobre 1951, sindaco di Buccinasco (MI) 2002-2007

 

 

Maggio '05 : Padre Venanzio Renier ha compiuto 96 anni  

Padre Venanzio ha compiuto l'11 Maggio 96 anni, ed il 23 Maggio ha festeggiato nel Convento dei Cappuccini di Pordenone il record di 80 anni di professione dei voti. Padre Venanzio è nato nel 1909 a Chioggia ed è entrato in convento a Rovigo a 9 anni, 2 in anticipo sull'età consentita. Frate cappuccino, all'età di 68 anni, lascia la presidenza del tribunale ecclesiastico del Triveneto per dedicarsi alla causa di canonizzazione di Padre Marco d'Aviano. Padre Flavio Carraro, allora provinciale dei cappuccini del Veneto e ora Vescovo di Verona, gli dà l'incarico di vicepostulatore della causa di beatificazione del cappuccino nato ad Aviano nel 1631 e morto a Vienna il 13 agosto 1699. Costui il 12 settembre 1683 spezzò l'assedio di Vienna, evitando all'Europa l'invasione turca. Ma soprattutto fu un uomo di pace, che salvò la vita a molti ebrei e musulmani. Il 27 aprile 2003 Padre Marco d'Aviano è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II.

Intervista di Donatella Schettini a Padre Venanzio

Padre Venanzio, dov'è nato?
«A Chioggia l'11 maggio del 1909 da una famiglia di pescatori, da Vincenzo Renier e Rosa Perini. Eravamo nove fratelli, sei morti prima di me: a quei tempi c'era la malaria e quando venivano i colpi i bambini morivano. Anch'io sono stato malato. Ho ancora davanti agli occhi mia madre che domandava al Signore la mia guarigione. Fece il voto di vestirmi da bambino di Sant'Antonio, con un saio da fraticello. Avevo sei anni e per un anno ho frequentato la scuola con questo vestito».
Una famiglia religiosa, quindi...
«Molto religiosa: nell'anno che è scoppiata la guerra e papà è andato soldato, mi ricordo che si pregava tanto con la mamma perchè finisse la guerra e perchè papà tornasse a casa. Poi frequentavo l'oratorio dei padri filippini dove c'era padre Raimondo Calcagno, un sant'uomo per la cui beatificazione sta pregando tutta Chioggia».
Quando ha sentito la vocazione?
«A 10 anni sono entrato nel convento. Il Signore mi ha parlato, lui chiama chi vuole. E' stata una cosa naturale: avevo visto un frate e ho pensato subito che dovevo farmi frate anch'io. Dietro a questa vista, però, c'è stata la chiamata del Signore»
Come hanno accolto i suoi genitori questa scelta?
«Hanno accettato questo sacrificio per il Signore. Si sono privati in quel momento dell'unico figlio»
Dopo è rimasto a Chioggia?
«Dai 10 ai 15 anni ho vissuto a Rovigo e Verona. Ho messo la veste e ho preso i voti a Bassano del Grappa e lì il mio nome, Edoardo, è stato cambiato in frà Venanzio da Chioggia. Nel momento della vestizione mi hanno detto il mio nuovo nome. Tanto che subito dopo quando eravamo a pranzo mi hanno chiesto come mi chiamavo e lì per lì non me lo ricordavo. Sono diventato sacerdote il 19 dicembre del 1931 e mi ha consacrato il cardinale Pietro La Fontaine, all'epoca patriarca di Venezia».
Come si ricorda la vita del convento in quegli anni?
«Era dura, ma piena di santa letizia. Pensate ai tre digiuni che dovevamo fare durante l'anno: uno cominciava alla festa dei Santi e terminava a Natale e uno dall' epifania per 40 giorni. Però era una vita piena di gioia».
E i suoi studi?
«Ho studiato a Padova dal 1925 al 1928, studi liceali e poi, fino al 1932 Venezia teologia. Dopo la consacrazone mi hanno mandato a Roma all'Università Gregoriana, fino al 1936, per perfezionaremi in teologia. Dal 1936 al 1966 ho insegnato nel convento del Santissimo Redentore della Giudecca. Accanto a questo insegnavo al seminario patriarcale di Venezia».
Come ricorda questi anni?
«Avevo tanti bravi chierici, era bello insegnare e prepararli agli esercizi nell'imminenza del sacerdozio».
Era cambiato qualcosa nella vita conventuale?
«Sì, c'era stato qualche miglioramento nei digiuni enelle veglie notturne».
Dopo l'insegnamento a che cosa è stato destinato?
«Mi hanno trasferito al tribunale ecclesiastico per i matrimoni. Vent'anni li ho passati come difensore del vincolo e altrettanti come giudice»
Di questa esperienza, invece, cosa ricorda?
«Arrivavano i casi pietosi, quelli contemplati dal codice di diritto canonico. Dei veri e propri processi con tanto di testimoni. Dal '72 al '77 poi sono stato presidente del tribunale ecclesiastico regionale delle Tre Venezie a contatto diretto con Albino Luciani che allora era patriarca di Venezia»
Com'era il futuro Papa come uomo?
«Un santo autentico. Quando è diventato Papa sono andato a trovarlo e io non avevo il coraggio di parlare. Ci siamo guardati per rinnovare la nostra amicizia. Una volta, infatti, mi aveva detto "in lei ho trovato un amico" e per me è stata una cosa bellissima». 
Albino Luciani è solo uno perchè lei nella sua vita ha incontrato anche molti altri beati e santi.
«Due compagni dell'università sono stati beatificati: Enrico da Varsavia, martire del comunismo e padre Santiago da Roffebual, martire nella guerra spagnola»
E San Leopoldo Mandic?
«Abbiamo vissuto insieme per quattro anni. Era di una semplicità e di una bontà più unica che rara. Era rasserenante quando ci si andava a confessare»
All'elenco si aggiungono anche i servi di Dio Pietro La Fontaine e Giacomo La Balduina. E Padre Pio?
«Mi sono confessato a San Giovanni Rotondo. Sono stato contento. Io gli ho chiesto un consiglio e lui me l'ha dato»
Come si vive a contatto quotidiano con i santi?
«Da 9 anni in su ho sempre avuto la possibilità di vivere con Santi, senza contare quelli che meriterebbero di diventarlo come Tarcisio Mastela o molti altri. Persone così edificanti è difficile trovarle da altre parti. Mi lasci dirlo, anime così belle si trovano solo nei conventi dei cappuccini»
Che insegnamenti ha cercato di trarre da queste persone?
«Diciamo che li ho goduti, se penso agli esempi meravigliosi di gente che pregava. Bontà, carità, dedizione umiltà: facevano le cose da santi senza darci importanza. E' una grazia grande vivere con anime sante».
Lei ha avuto questo modelli nella sua vita: cosa pensa del calo delle vocazioni?
«Lo Spirito santo oggi lavora sulle anime delle persone in maniera diversa da un tempo. Oggi c'è una fioritura di movimenti spirituali, i neocatucamenali, Comunione e Liberazione e altri. C'è gente che lavora sul serio e questo indica che lo Spirito santo opera ancora sulle persone. Se i laici si impegnano realmente, suppliranno alla diminuzione delle vocazioni. D'altronde lo stesso San Francesco aveva creato l'ordine dei terziari francescani, laici che hanno fatto tanto del bene»
Quando c'è stato l'"incontro" con Marco d'Aviano?
«Nel 1977 mi hanno dato l'incarico di portare avanti la causa di Marco d'Aviano. Padre Flavio Carraro, che allora era provinciale dei cappuccini, un po' scherzando e un po' sul serio mia ha detto: "Adesso che sei semi-disoccupato ti do l'incarico della causa di beatificazione di Marco d'Aviano"».
San Leopoldo Mandic era devoto al cappuccino avianese dal momento che attraverso di lui si è verificato il miracolo per la beatificazione. Come diffondeva questa figura?
«E' stato uno dei più grandi propagandatori di Marco d'Aviano, distribuiva immagini e medaglie; a tutti quelli che chiedevano una grazia li invitava a pregare il frate. Quando la gente lo ringraziava lui rispondeva di ringraziare Marco».
Cosa ha provato a Roma, in piazza San Pietro durante la cerimonia di beatificazione?
«Una gioia grandissima perchè le parole pronunciate dal santo padre sono state un panegirico di ciò che è relamente avvenuto nella vita di questo beato che non ha certamente bisogno di essere giusitifcato per il suo intervento a Vienna. Era stato mandato dal papa beato Innocenzo XI perchè tutti, dagli imperatori alle famiglie aristocratiche, confidavano nella sua benedizione. Oggi si stanno facendo polemiche sulla battaglia, che è durata quattro ore. Oppure c'è qualcuno che parla di un frate guerriero, o fantasie di Marco davanti alla cavalleria: ma come correva più di un cavallo? Era rimasto sul colle a pregare. Tutto qui».
La beatificazione è già avvenuta. Il prossimo passo?
«Bisognerebbe completare facendolo diventare santo. Il beato viene venerato in alcuni luoghi, il santo da tutta la chiesa. Speriamo che venga santificato e onorato da tutta la chiesa perchè insegni al continente europeo, specialmente a chi ha la responsabilità di agire come agisconbo i santi, onorare il Signore e fare del bene ai figli di Dio, ai credenti, ai cristinai ma anche ai maomettani. Cristo è morto per tutti. E Cristo se uno lo conosce come è accaduto a San Paolo si converte ed è disposto a dare la vita».
Novantasei anni portati in ottima forma: nel rifugio del convento dei cappuccini di Pordenone, Padre Venanzio trascorre la sua vita tra la meditazione e la preghiera. Una figura al di fuori della norma che ha potuto attraversare un secolo e lo può raccontare. Non ce ne voglia se raccontiamo un piccolo aneddoto scherozoso nato da una domanda: ma Padre Venanzio che cosa sognava di fare da bambino? «Avevo letto la vita dei piccoli santi, persone morte in giovane età e santi. Sognavo di diventare anch'io. Invece sono arrivato a 96 anni e non sono santo».
Santo forse ancora no, ma certamente un modello sì. Auguri, padre Venanzio.

 

Giugno '05 : Origine del cognome Boffo in Germania

Ci scrive Marcel Boffo. I suoi antenati arrivarono in Germania dalla Svizzera e più precisamente dalla città di Bovon nel cantone di Waadt, da cui erano originari fin dal 1437. Trasferendosi in Germania cambiarono il cognome da Bovon in Boffo. Per cui pare che i Boffo della Germania non abbiano alcuna origine italiana, malgrado il cognome lo faccia pensare. "Sarà magari vero il contrario?" chiede Marcel. La nostra eventuale origine da un Boffo tedesco è tutta da dimostrare.

     

 

Giugno '05 : Restauro della Villa Renier di Castello di Godego

Da un articolo del Gazzettino On Line del 7 Giugno '05: <...uno dei più importanti manufatti storici di Castello di Godego che si trova nella centralissima piazza XI Febbraio sarà presto oggetto di un progetto di ristrutturazione. Questo complesso mai vincolato - e chissà se qualcuno si è mai chiesto il perchè - sarà al centro di un restauro che interesserà anche una parte del "brolo", il giardino padronale. Un restauro ad uso abitativo realizzato da privati e già approvato dal Comune che avrà in cambio l'uso di una parte dello stabile. Da più parti è già stato fatto osservare che in questo contesto si dovrebbe tenere in debito conto il restauro delle facciate,  specialmente di quella ad ovest già malamente  modificata nell'800. Il progetto prevede anche la realizzazione ex.novo di un fabbricato all'interno del brolo e anche in questo caso è stato fatto rilevare come sarebbe quanto mai opportuno che questo fosse almeno in sintonia con la villa che dovrebbe rimanere il blocco dominante. Oltre che residenza dei nobili Renier in questa villa furono gettate le basi per la fondazione dell'ordine delle suore "Ancelle di Gesù Bambino" per opera della nobildonna Elena Silvestri>.

 

 

 

Giugno '05 : Alcuni nominativi di Boffo che emigrarono negli USA dal Veneto agli inizi del 1900 (arrivarono al porto di Ellis Island in New York)

Angelo Boffo, prov. di Treviso, arrivo 1906, età 27 anni; Bortolo Boffo, prov. di Vicenza, arrivo 1907, età 22 anni; Emilia Boffo, da Fonte,  arrivo 1903, età 7 anni:  Francesco Boffo, da Castelcucco, arrivo 1923, età 22 anni; Francesco Boffo, da S. Nazario, arrivo 1901, età 38 anni; Giuseppe Boffo, da Arcade, arrivo 1906, età 25 anni; Larter Teresa Boffo, da Fonte, arrivo 1903, età 31 anni; Luigi Boffo, da Treviso, arrivo 1906, età 19 anni; Michele Boffo, da S. Maria di Sala, arrivo 1905, età 19 anni.

            

 Luglio '05 : La Dott.ssa Vanna Boffo pubblica un testo sulla famiglia

La Dott.ssa Vanna Boffo (di Antonio di Felice, ramo Antonio) del Dipartimento di Scienze dell'Educazione - Università di Firenze - ha pubblicato un libro dal titolo "Per una comunicazione empatica. La conversazione nella formazione familiare". Edizioni ETS, Euro 22,00. Congratulazioni e Auguri di un fervido successo!

 

Luglio '05 : Boffo Decimo e famiglia vi accolgono nel loro ristorante

Boffo Decimo (figlio di Abramo, emigrato in Australia negli anni '50) e sua moglie Maria, il figlio Daniel con la moglie Janine, e la figlia Giulia, Vi aspettano nel loro ristorante Tiramisù al 104 di Glen Osmond Rd, Parkside, tel. 08-8373-2231, regione di Adelaide, stato del South Australia, nel decennale dell'apertura del locale. Troverete il meglio della cucina italiana ed i piatti più esotici del luogo. Fiduciosi che farete di tutto per passare da quelle parti....

 

Luglio '05 : Boffo Dino, direttore del quotidiano "Avvenire"

Di lui sappiamo che è nato a Onè di Fonte (TV) circa 50 anni fà, che ha studiato all'Istituto "Filippin" di Paderno del Grappa, che giovanissimo è stato capo dell'ACR (Azione Cattolica Ragazzi), che si è laureato all'Università di Padova in lettere, che è stato responsabile trevigiano dell'Azione Cattolica, poi Direttore del diffuso settimanale diocesiano "La vita del popolo", poi vicedirettore di "Avvenire" nel 1991,  e infine da ben 11 anni Direttore di "Avvenire". Ricopre anche la carica di Direttore dell'emittente televisiva "SAT 2000" e del network radiofonico "Bluesat". Non sappiamo però ancora a quale altro ramo dei Boffo appartiene. Aspettiamo gentili notizie da qualcuno di buona volontà.

 

 

Luglio '05 : Laurea Anna Bordignon           

Il 21.7.'05 si è laureata al Politecnico di Milano nella Facoltà di Design Industriale Anna Bordignon, figlia di Andrea (di Felice - di Boffo Lucia); congratulazioni dal Papà e dai familiari, e ....da tutti i visitatori del sito.

 

Agosto '05 : Intitolazione di una via di Verona a Davide Caprioli, discendente di Boffo Lucia

Il 1° Agosto, nel quartiere Chievo di Verona e alla presenza del Sindaco della città, è stata intitolata una via a Davide Caprioli (foto in "Avvenimenti"), scomparso tragicamente il 2 Agosto 1980 nella strage alla stazione di Bologna. Davide aveva 20 anni e suonava la chitarra in un complessino; quel drammatico mattino aveva fretta di raggiungere i compagni per un'ultima prova prima del concerto della sera. Era con la fidanzata, veniva da Ancona e stava tornando a casa a Verona. Frequentava Economia e Commercio, ma la sua passione era la musica. Per mai dimenticarlo, e per non dimenticare tutte le vittime delle tante stragi e del terrorismo.

 

Settembre '05 : il grande fotografo Paolo Renier ed il progetto Abydos

Di origini veneziane Paolo Renier ha studiato alla Scuola d'Arti Grafiche della fondazione Giorgio Cini, e successivamente è stato Direttore Creativo dello Studio Quadragono di Conegliano. La sua attenzione e sensibilità per la fotografia lo portano a lavorare per case discografiche, l'editoria, l'arredamento, e la moda realizzando servizi fotografici in America, Giappone, Africa e vari paesi europei. Vive e lavora da oltre trent'anni nelle colline del trevigiano, dov'è unanimamente riconosciuto come maestro di comunicazione visiva, Da parecchi anni sta concentrando il suo interesse alla valorizzazione del sito archeologico di Abydos in Egitto (città fondata nel 3200 A.C. - 150 km a nord di Luxor). Ha pubblicato un libro di 128 pagine con 200 fotografie intitolato "Abydos, origini riflesse", ed ha allestito una mostra fotografica e scenografica itinerante sullo stesso tema, con il patrocinio del governo egiziano ed il sostegno finanziario delle aziende italiane che hanno specifici interessi in Egitto. La mostra ha avuto il suo esordio nel novembre 2004 a Roma, e proseguirà nel gennaio 2006 a Torino, in Aprile/Maggio 2006 a Firenze (cripta chiesa S. Lorenzo), e nell' Autunno 2006 a Rimini. E' prevista poi in alcune capitali dell'Europa e negli Stati Uniti.

 

 

Ottobre '05 : sulle tracce di alcuni Boffo........

Partiamo insieme sulle tracce di Padre Giuseppe Boffo, sacerdote, 1867 - 1902; nato a Castelnuovo Saluzzo (Cuneo) l’11 marzo 1867. Compì gli studi nel seminario diocesano e fu ordinato sacerdote ad Ivrea il 31 maggio 1890. Preso dalla miseranda condizione degli emigrati, nonostante le resistenze del suo Vescovo si recò negli Stati Uniti per prestare loro assistenza. Qui incontrò il Fondatore dell'Ordine dei Scalabrini in visita alle missioni, che lo ammise in Congregazione il 17 agosto 1901. Fu inviato alla Chiesa del S. Cuore di Boston, ove rimase fino alla malattia come assistente, ottenendo ottimi risultati apostolici. La morte lo colse prematuramente, a 35 anni, nel “Borgess Hospital” di Kalamazoo, Michigan, il 2 dicembre 1902, consumato dalla tisi.

Angela Boffo, direttrice del primo nucleo delle figlie di San Paolo (congregazione istituita da don Giacomo Alberione). Giordano Boffo, attuale vicesindaco di Mestrino (PD). Ringraziamo chiunque fosse in grado di darci notizie su di loro.

Giordano Boffo

 

  Ottobre '05 : l'atelier di Magda Renier

Magda  Renier vi attende nel suo atelier "Il Ricamo" a Padova in via degli Zabarella 4, contrada Antenore.

                              

   Novembre '05 : Palazzo Boffo a Jesi

Si trova all'incrocio tra via Roccabella e costa Baldassini. Il cinquecentesco edificio si presenta molto austero nelle linee architettoniche ed è di forma rettangolare. Al centro ha un portale in pietra senza decorazioni, ma forse un tempo era decorato con lo stemma di famiglia che lo storico jesino Colocci così descrive: "D'azzurro ha la croce del calvario sopra una sola cima di monte dello stesso, sormontata dalla stella d'oro a otto raggi, corona rialzata da cinque punte con croci patenti". La facciata principale presenta quattro ordini di quattro finestre, i primi due piani sono più elevati ed un tempo erano destinati ad abitazioni nobiliari. In alcune finestre si può notare la scritta "JOVANNES BOFFUS", le finestre del secondo piano riportano scritto "ORIUNDI SUMUS", e in un'altra ancora si legge "JOVANNES BOFFUS 1547". I Boffo avevano origini molto antiche, probabilmente venete o lombarde, nel XVI secolo era una delle famiglie più rinomate di Jesi.

                     

                              

Novembre '05 : Boffo Valmir ci scrive dal Brasile

Valmir Boffo (valmirboffo@pop.com.br) ci invia il suo albero genealogico: da Guglielmo Boffo (n. 1815) nacque a Castelcucco (TV) Antonio (1840), da Antonio nacque a Castelcucco Angelo (1865), Angelo emigrò in Brasile e si sposò con Gioconda Fantinatti, da Angelo e Gioconda nacquero Alberto (1902) e Angelina; Alberto si sposò con Hema Carmelo e Angelina si sposò con Cosmo Mazzotti. Da Alberto nacque Waldir (1940) che si sposò con Helena Boffo, da essi nacque il succitato Valmir (1966) che sposò Maria Aparecida de Brito, da essi sono nati Matheus (1997) e Thiago (2003). Riteniamo che il ramo dei Boffo di Castelcucco sia originario anch'esso da San Zenone degli Ezzelini.

 

Dicembre '05 : interpretazione del nome "BOFFO" col significato delle lettere

La "B" succede alla "A" che resta simbolo di ogni origine, tuttavia non è mai fine ma solo tappa nella realizzazione d'un progetto trascendente. Questa lettera assolve a due funzioni distinte: da una parte solidità e resistenza, dall'altra fragilità. La "B" traduce perciò l'onnipotenza della bipolarità, cioè distingue fra cielo e terra, fra spirituale e materiale, fra luce e ombra, fra riflessione e azione. Con ciò non costituisce una barriera ma piuttosto un trampolino che rinvia in permanenza  verso nuove partenze. La "O" ha il significato dell'occhio che scruta. La "F" è un simbolo di biforcazione; al contrario di quello che può sembrare ha un lontanissimo rapporto con la "E", ma piuttosto è invece sorella della "U" e della "Y". Tuttavia l'inerzia originaria impedisce alle sue antenne di collegare il divino con il naturale. La lettera assume solo il compito di collegare le cose  di quaggiù unite in una ronda perpetua. Contemporaneamente è in grado di raffigurare le bellezze e gli amori terreni. La "F" inculca esitazione e si oppone alla creazione. Questo succede per ben due volte nel nome Boffo. La lettera "O" finale stabilisce una pesantezza  che si oppone all'azione successiva. Perciò: chi ha questo cognome ha la tendenza di rimanere arroccato sulle sue convinzioni e posizioni, dentro un personale rifugio. Vede il mondo fuori e ne interpreta i significati ma ha difficoltà a decidere quale strada prendere. Per fortuna che il cognome è seguito dal nome o dai nomi, lì stà il carburante per il motore, che sul principio è un pò lento nel mettersi in moto...

 

Dicembre '05: etimologia del nome "Boffo"

Boffo o Buffo soffio di vento: voce di natura onomatopeica, soffio non continuato di vento che sorge ad un tratto, cessa e ritorna, folata di vento; affine all'olandese Poff gonfiato, spugnoso, allo spagnolo Fofo molle, soffice, al tedesco Puff sboffo, al francese bouffer o pouffer gonfiare, al vallone Bofet.

 

 Dicembre '05: una famiglia Boffo (Boi) di Paese (TV)

All'indirizzo:  www.melegnano.net/memorie/famil20.htm trovate la foto di Geremia Boffo (n. 1912) con i genitori; la famiglia Boffo è descritta proveniente da Feltre già agli inizi del 1800.

 

Gennaio 06: Famiglia Boffo di Dueville (Vi)

 

 

Famiglia Boffo Silvio, foto inviate da Edoardo Boffo.

            

 

Gennaio '06: Villa Renier a Vedelago (TV)

Ex Caserma dei Carabinieri, è ubicata dietro la chiesa di Vedelago, ed è proprietà della parrocchia. Attende un restauro, per essere adibita ad un uso più appropriato rispetto l'attuale. Probabilmente fu dimora di don Antonio Renier, fratello della ns trisavola Lucia e del Vescovo Giovanni, quando questi vi andò come parroco nel 1842.

                                               

 

Gennaio '06: Borga Gian Narciso e Boffo Sergio, per e dal Brasile

Sabato 21 Gennaio Borga Gian Narciso (di Rita, di Antonio) e la sua famiglia sono partiti per un mese di soggiorno e lavoro come volontari in Brasile, regione del Mato Grosso, ripetendo un'esperienza già fatta altre volte nel passato. Un sincero saluto e augurio di buona permanenza. Salutiamo cordialmente Boffo Sergio (di Giuseppe, di Antonio) e famiglia, ritornati dal Brasile per una vacanza in Italia, ricordando a tutti che essi vivono da quasi ventanni nella regione del Mato Grosso, operando a stretto contatto con gli abitanti del luogo per un lavoro di promozione umana e culturale. Buona permanenza in Italia. Ad entrambe le famiglie un grande ringraziamento per le loro meritevoli attività.

 

Febbraio '06: Boffo Luigi, soldato caduto nella 1^ guerra mondiale

Boffo Luigi (n. il 27.11.1876, m. il 30.9.1917) di Antonio (n. 3.6.1834) e di Santa De Bortoli (n. 10.11.1834). Foto e citazione sul monumento ai caduti nella piazza del Municipio a Castelcucco (TV).

 

Febbraio '06: chiesetta Renier a Porto Levante

Fatta costruire dai fratelli Paolo e Andrea Renier nel 1737, a Porto Levante frazione di Porto Viro (RO), dedicata alla Santissima Trinità. Ora Ufficio Turistico (così spiega un cartello...). Aperta (forse) la Domenica dalle 13,30 alle 15,30. 

 

Marzo '06: Cristian Boffo, ricercatore a Chicago (USA)

Originario di Azzano X° (PN), vive a Chicago e lavora presso il Fermilab, un laboratorio di fisica delle alte energie. Si occupa principalmente di ricerca e sviluppo di materiali superconduttori, e di misure di vibrazione di macchinari. Dopo alcuni stages presso il Sincrotrone a Trieste e al Fermilab, ha lavorato per alcune aziende friulane prima di approdare negli USA nel 2001 e stabilirsi definitivamente al Fermilab. Laureato in ingegneria meccanica presso l’Università di Udine, ha scelto di trasferirsi perché cercava un lavoro a metà tra ricerca ed ingegneria, che qui nel nostro paese non ha avuto la possibilità di trovare. E’ partito con l’idea di ritornare in Italia dopo qualche anno, e ancora spera di poterci tornare, se gli si presenterà l’opportunità di lavorare in ambito di ricerca e sviluppo, in industria o in campo universitario. Vedi link http://ilc-dms.fnal.gov/members/crboffo  (entrati nel sito, digitare "Boffo" in alto a destra su <Cerca>.

 

 

Marzo '06: Villa Michiel-Renier a Carpenedo (Venezia-Mestre)

Giustina Renier vi soggiornò fin dal 1775 allorchè sposò il patrizio Marcantonio Michiel. Ora è un monastero di clausura, delle Suore Serve di Maria Eremitane Scalze. La villa è totalmente nascosta dalle austere mure del convento, situato nella adiacenze del centro di Carpenedo, di fronte alla chiesa parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio.

 

Marzo '06: argomentazioni su un famoso quadro del Bellini donato dai Renier all' Accademia di Venezia

Madonna con il Bambino tra le sante Caterina e Maria Maddalena, anno 1500 circa

Olio su tavola, 58 x 107 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia 

Con testamento del 29 luglio 1833, Maria Felicita Bertrand, vedova del conte Bernardino Renier, risposata col maggiore austriaco Giovanni Helmann, legava all’Accademia veneziana 29 dipinti, della sua “casa domenicale” a Santa Croce in Padova. Alla sua morte nel 1850 il legato divenne esecutivo e Pietro Selvatico prendeva in consegna le opere, tra cui vi erano, oltre il presente dipinto, il San Girolamo di Piero della Francesca, la Madonna con due Santi di Giovanni Bellini, il Cristo deposto di Cima da Conegliano. Nell’inventario dell’importante collezione la tavola veniva correttamente attribuita all’artista veneziano, definita “dell’ultima sua maniera” e valutata 700 lire austriache (Archivio Soprintendenza).

Venne restaurata nel 1938 da Mauro Pellicioli, asportando un precedente intervento che aveva allargata la tunica della Maddalena. Recenti indagini radiografiche e riflettografiche hanno rivelato danni nelle vesti, nel piede del bimbo, nei polsi di Santa Caterina. Nello stesso tempo è stato evidenziato lo splendido disegno preparatorio tracciato con cura sulla preparazione e completato di ombreggiature e chiaroscuro. Questa estrema precisione, mutati il gusto e la tecnica, provocherà nel 1557 il commento di Paolo Pino: non valeva la pena di “disegnare le tavole con tanta istrema diligenza, componendo il tutto di chiaro et scuro, come usava Giovan Bellino, per ch’è fatica gettata havendosi à coprire il tutto con li colori...”

Raffigura la Madonna col Bimbo, seduto su di un cuscino, tra le Sante Caterina e Maddalena, la cui raffinata eleganza, impreziosita dai monili e fiori intrecciati nell’acconciatura di Caterina e dallo scollo ornato di perle e gemme nella Maddalena dai lunghi capelli sciolti, le avvicina più a due giovani patrizie veneziane che a creature celesti. Mentre la Madonna ripete quasi letteralmente quella del Trittico dei Frari del 1488, il tipo fisico della Santa Caterina lo ritroviamo in un raro disegno a punta d’argento su carta preparata azzurrina delle Gallerie. Probabile ritratto della modella che Giovanni utilizzò nella Madonna della Carrara di Bergamo e in quella dei cherubini Rossi delle stesse Gallerie: un tipo fisico dagli occhi allungati, le palpebre grevi, il collo lungo, la soda rotondità del volto.

L’artista imposta la composizione con un “moderno taglio orizzontale” usando uno sfondo scuro, ottenuto con nero-fumo in un medium oleoso. Tale espediente era già stato usato per esempio nel Cristo morto del Museo Civico di Rimini e in quello della National Gallery di Londra. Ma in queste opere, come l’oro nei polittici gotici, la sua funzione era di astrarre completamente l’idolo divino, qui invece serve a sottolineare la purezza delle immagini, che sembrano risplendere di luce propria, nonostante il filtro di vernici ingiallite e le abrasioni della pellicola pittorica. Il legame col linguaggio leonardesco è stato più volte sottolineato. Il dipinto è infatti datato verso il 1500 quando come ci informa Lorenzo Gusnasco da Pavia, liutaio, organista, “intarsiatore”, in una lettera del 13 marzo di quell’anno a Isabella d’Este, Leonardo era a Venezia, portando con se il cartone per il ritratto della nobildonna. Lo stesso Lorenzo il 3 agosto 1501 proponeva a Isabella un piccolo San Domenico di Giovanni Bellini per il fratello Alfonso d’Este. È quindi probabile che proprio il Gusnasco sia stato il tramite tra i due artisti. L’opera veneziana sembra infatti influenzata da pensieri leonardeschi. Raccomanda infatti Leonardo “Se avrai una corte da poter coprire a tua posta con tenda lina, questo lume sarà buono: ovvero quando vuoi ritrarre uno, ritrailo a cattivo tempo, sul far della sera, facendo stare il ritratto con la schiena accosto a uno de’ muri di essa corte. Pon mente per le strade sul far della sera ai visi di uomini e di donne, quando è cattivo tempo, quanta grazia e dolcezza si vede in essi. Adunque tu, pittore, avrai una corte accomodata co’ muri tinti di nero con alquanto sporto di tetto sopra esso muro, e sia larga braccia dieci e lunga venti, ed alta dieci, e quando non la copri con tenda, sia sul far della sera per ritrarre un’opera, e quando è nuvolo o nebbia: questa è perfetta aria”. Esiste al Prado una replica con varianti, con Sant’Orsola al posto della Maddalena, in cui è ravvisabile 1’intervento della bottega. Il Dussler (1935) ricorda una copia parziale del Catena, conservata allora nella raccolta Widener a Filadelfia.

 

Marzo '06: Giovanni Boffo, campione di ciclismo

Giovanni Boffo nacque a Saonara (PD) nel 1914, e gareggiò dal 1930 al 1939, in tutte le categorie, ottenendo 75 vittorie fra corse su strada, pista e ciclocross. Tra le vittorie principali citiamo il campionato italiano dilettanti su strada nel 1933, e il giro del Penice nel 1939 davanti Fausto Coppi.

Milano-Sanremo 1938: 42° assoluto, il primo fu Gepìn Olmo, ma Boffo fu secondo fra gli indipendenti dietro Giordano Cottur. Era in fuga quando forò. Disse addio alla Sanremo, ma soprattutto a 500 lire di premio. Sempre nel 1938 fu campione del Triveneto, e terzo al campionato italiano indipendenti.
Giro del Penice 1939. In salita Coppi fece selezione, Pedivilla riuscì a resistergli, sul passo scollinarono con un minuto e mezzo di vantaggio su Boffo. Nella discesa Boffo recuperò prima Burlando e Papini, poi Coppi. L'arrivo era fissato a Castel San Giovanni, in un circuito dove correvano i cavalli e l'acqua aveva reso il terreno una fanghiglia. Ma Boffo fu il più veloce di tutti, e precedette Papini, Coppi e Lambertini.
Sempre nel '39: Un'americana al Vigorelli, la vinse una coppia straniera, secondi Guerra e Battesini, terzi Boffo e Scapini. Firmò per la Bianchi lo stesso giorno in cui Mario Ricci e Coppi firmarono per la Legnano, e ricevette come anticipo due stipendi, 600 lire al mese, più l'impegno di lavorare due giorni alla settimana in fabbrica, per arrotondare. Invece alla fine di quella riunione al Vigorelli gli consegnarono una cartolina. Non era di auguri, ma tutt'altro. La lettura fu un colpo da k.o.: "Richiamato per la guerra". Fu un giro d'Italia, con la minuscola, quello che Boffo cominciò a percorrere, perché il Giro d'Italia, con la maiuscola, per una ragione o per l'altra non riuscì mai a farlo. "Bologna, Verona, Trieste, Udine, autista della Julia, militare fino al '45". Addio corse.
Ma la bicicletta era nel sangue. Fece il direttore sportivo in una squadra di dilettanti, a Padova; nel '50 guidò una squadra di professionisti spagnoli al Giro. Lo scrittore Frank Dickens nel 1970 ha scritto e stampato un romanzo sulla sua vita.

APRILE '06: dalla spugna Reniera Sarai una speranza per la medicina

Dalle spugne marine una speranza contro i tumori.
Nel prossimo periodo i chimici di una grande casa farmaceutica verificheranno se la scoperta potrà essere trasformata in un farmaco. Brevettato dall'Ist il risultato di una ricerca firmata da due biologhe di oncologia molecolare di Genova. Nonostante le mille difficoltà di un precariato Laura Paleari e Sonya Trobino, biologhe e ricercatrici di oncologia molecolare dell'Ist ci sono riuscite. Hanno individuato una sostanza, prodotta dalle spugne marine, capace di combattere i tumori. Il risultato della loro ricerca è stato brevettato dall'Ist e prossimamente i chimici di una grande casa farmaceutica, la Sigma Tau, verificheranno se la scoperta delle due poco più che trentenni scienziate possa diventare un "business".
Laura Paleari ha 32 anni, Sonya Trobino 31. E sono forse le prime ricercatrici precarie a mettere la firma su un brevetto. «Abbiamo scoperto un polimero estratto dalla spugna Reniera Sarai è in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali - spiega la Paleari - In natura questa sostanza viene prodotta dalla spugna per difendersi dalle larve dei balani, quei microorganismi che incrostano anche gli scogli e le navi». La sperimentazione della molecola estratta dalla spugna è in corso nei laboratori di oncologia sperimentale diretto all'Ist da Adriana Albini. «Dalle prime sperimentazioni effettuate in vitro - aggiunge - si è visto come la molecola naturale sia in grado di inibire la crescita di cellule tumorali, ma non di quelle sane. E gli stessi risultati sono stati confermati nella fase successiva di sperimentazione sugli animali da laboratorio dove si è osservata la capacità della sostanza di bloccare la crescita della massa tumorale senza produrre danni o alterazioni ai tessuti sani. Le osservazioni compiute sugli animali e la bassa tossicità della molecola di derivazione naturale la rendono particolarmente interessante come potenziale farmaco chemioterapico di nuova generazione». Ricordiamo che detta spugna prende il suo nome -come peraltro molte altre - dal suo scopritore, il naturalista Stefano Andrea Renier (vedi sue note in storia Casato Renier).

 

APRILE '06: una famiglia Boffo di Mestrino impegnata nel sociale

La Fondazione Italiana per la lotta al Neuroblastoma - Onlus, finanzia la ricerca sul Neuroblastoma e i tumori solidi pediatrici. Il principale obiettivo della Fondazione è sviluppare e potenziare a livello internazionale il Polo Oncologico di ricerca sul Neuroblastoma. Sezione veneta (Mestrino): Stefano e Patrizia Boffo - Via Zanella 8 - 35035 Mestrino (PD). Vedi sito: www.neuroblastoma.org

 

APRILE '06: Fondazione Elena Vendramin Calergi, Noventa Padovana.
(ex Istituto per l’educazione delle sordomute, ora centro specializzato della sordità e dell’educazione)

 Elena nacque a Venezia il 25 aprile 1807, figlia di Gaspare Vendramin Calergi e di Elena Renier (figlia di Alvise Melchiorre Renier, nipote del Doge Paolo Renier). Andò sposa all Conte Andrea Valmarana. La loro unione fu molto felice malgrado la mancanza di figli. Fu per questo che iniziò la sua opera caritatevole verso il prossimo e dedicò la sua vita all’assistenza ai poveri e malati. Visitò l’Istituto per sordomute nel monastero di S. Alvise a Venezia e cominciò il suo attaccamento a queste fanciulle. Legò quindi una delle sue Ville all’Opera voluta da lei per l’istruzione delle sordomute. Morì il 18 gennaio 1894 circondata dal pianto dei suoi amati beneficiati.
La Villa di Noventa era una villa quattrocentesca trasformata nel settecento, una delle ville più note del Veneto dichiarata monumento nazionale. Questa era appartenuta alla famiglia Trevisan, fu poi acquistata dal Card. Domenico Grimani (figlio del Doge Antonio e patriarca di Aquileia) nel 1520, passò ai nipoti dei fratelli Grimani per due secoli. Uno dei rami di questa casata apparteneva all’erede dei Calergi e poi, non essendovi eredi diretti, lasciata da Calergi al nipote Niccolò Vendramin nel 1739. L’ultima Vendramin fu Elena, che poi lasciò la villa alla Fondazione per le sordomute.

 

 

Maggio '06: una mostra su Lucio Battisti

 Il 29 aprile, alle ore 18.00, si inaugura nel Castello di Genazzano (Roma) la mostra "Lucio tra gli altri", prodotta dal Comune di Buccinasco (sindaco Carbonera Maurizio, ramo Antonio), in collaborazione con il Comune di Genazzano e l'Assessorato alle politiche culturali della Provincia di Roma. L'artista e poeta Cesare Monti ha riunito la riproduzione di circa duecento copertine di LP, create in collaborazione con la moglie Wanda Spinello, e sessanta immagini in bianco e nero, realizzate dal 1971 fino ai primi anni ottanta, dai protagonisti della scena musicale  italiana del tempo: oltre a Lucio Battisti, sono facilmente riconoscibili tra gli altri Ivano Fossati, Fabrizio de Andrè, Pino Daniele, Edoardo Bennato e la PFM. Il racconto parte con la gigantografia realizzata con le più belle e note copertine dei vecchi dischi in vinile, esposta all'ingresso del cortile del Castello, per poi svilupparsi attraverso tre sale i cui pavimenti sono coperti di sabbia, una dedicata alle foto di formato piccolo e grande, una allestita con quadri di media grandezza (tutti incorniciati con legno grezzo) e l'ultima occupata da un maxi-schermo sul quale vengono proiettati filmati. Il sottofondo musicale mescolato al fruscio di foglie e agli altri rumori della natura, scelti da Battisti per una delle sue canzoni, condurrà il visitatore nell'atmosfera degli anni Settanta. E' possibile visitare gratuitamente "Lucio tra gli altri" fino al 30 giugno, il sabato dalle 16,00 alle 20,00 e la domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00.

 

Maggio '06: Edoardo Boffo e l' Acrobatic Rock Dance Group

L'Acrobatic Rock Dance nasce a Schio (VI) nel 2000 come gruppo spettacolo, ed e' composto da 20 ballerini di diversa provenienza artistica e sportiva, che hanno creato uno spettacolo che emoziona per la sua espressivita' acrobatica e il ritmo trascinante del rock'n'roll. L'Acrobatic Rock Dance e' l'espressione di questa grande passione per il ballo degli anni '50 / '60, che attraverso il suo spettacolo "Cocktail" trova la realizzazione di due anni di intensa preparazione. "Cocktail" è nato da un desiderio di fondere musica, ritmo e ballo, per ricreare le atmosfere coinvolgenti di quegl'anni. Boogie Woogie e rock'n'roll acrobatico si fondono armoniosamente con coreografie funky in un elettrizzante connubio di movimento e spettacolo. L'Acrobatic Rock Dance e' un'associazione sportiva dilettantistica che si propone di divulgare lo sport attraverso il ballo, offrendo il massimo della qualita' con un'equipe altamente professionale. Calendario: 28 Maggio a Breganze (VI), dal 17 al 23 luglio, e dal 31 luglio al 6 agosto tournèe al lago di Garda. Per informazioni e contatti: www.acrobaticrockdance.it

 

Maggio '06: Villa Renier a Monigo di Treviso

Strada Statale Feltrina, a Monigo, comune di Treviso. Nebulosa è l'origine temporale dell'insediamento, certamente anteriore al 1680, quando già si trovano "una casa domenicale, da gastaldi, e da fabbriche da coppi, e due teze da paglia loco detto alle Cesole di proprietà del NH Daniel Renier". Non si discosta dalla precedente la dichiarazione d'estimo del perito Zuanne Rizzi nel 1712: "NH Daniel Renier ha palazzo, cortivo ed horto". Fanno seguito nel 1740 Andrea e f.lli Renier. Nelle relazioni in occasione delle visite pastorali di P. Fr. Giustiniani (1778-79) si cita: "l'oratorio (chiesetta) è di Renier  e si celebra la SS. Messa in tempo di villeggiatura degli NNHH, .......del NH Paolo Renier oggi Doge di Venezia, sotto il titolo di S. Giuseppe confessore situato sulla Cal Trevisana. Altare tutto di marmo con piccola custodia similmente di marmo, al di dentro  non fodera con portella di ottone senza segno veruno con chiave di ferro. La pala rappresenta Maria Vergine e S. Giuseppe, e tra essi il pargoletto Gesù. Visitò le relique che si custodiscono entro una scatola di legno, una delle quali è del legno della SS. Croce, la seconda del velo di M.V. Visitò l'altare ed approvò". Una prima suddivisione della tenuta, che per oltre un secolo aera stata residenza agreste, si verifica con l'acquisizione della villa da parte di Girolamo Andreoli. La casa da massaro e l'oratorio rimangono proprietà e residenza di Angelo Maria Renier  q. Andrea q. Paolo Doge di Venezia di anni 34 con la moglie Eleonora Diedo di Iseppo di anni 24 e il figlio Paolo Iseppo Maria di un mese e i loro servi. La decadenza inarrestabile  consuma indecorosamente le ultime proprietà di Angelo Maria, costretto a far fronte a debiti sempre più gravosi.. Nel 1806 cede all' Andreoli una casa in Venezia, e a tal Daponte farmacista case e terreni in Monigo e Morgano. Nel 1825 dei Renier non appare più traccia, tutto è di proprietà degli Andreoli, che fanno demolire l'oratorio (l'altare finisce nella chiesa di S. Giuseppe). Ma lo sconvolgimento irrimediabile della struttura residenziale di Cà Renier si attua nel '900. Il rifacimento dell'edificio viene fatto dalla famiglia Carniato, proprietaria dal 1895. La barchessa, conservata con l'originale e immutato fascino antico è attualmente di proprietà del sig. Oreste Fontana. Notizie tratte dal libro di Tonetto e Bellieni : <Treviso fuori le mura>, edito da Vianello Libri nel 1991.

 

Giugno '06: Boofzheim sul WEB

 Indirizzo: www.boofzheim-fr.com . Sorprende come un piccolo paese di 1000 abitanti senza particolari attrazioni turistiche abbia così tanti riferimenti sul WEB, per constatarlo basta solo digitare il nome su un qualunque motore di ricerca (all'estero sono sempre più bravi di noi?!). Sorprende come qui in Italia ci sia così scarso interesse per la propria cultura e storia (salvo essere suggestionati da movimenti e partiti che si richiamano alle radici del popolo veneto etc. etc.). Ecco alcune citazioni dal sito riguardanti l'origine del nome.  "En 401 une tribu allemanique installée à BOOFZHEIM est sans doute issue du clan de BOFFI ou BOOFO du nom du chef de clan, les noms des villages à proximité du notre portent le nom de peuplades ou clans germaniques. C'est vers l'an 1200 que notre village est mentionné pour la première fois dans l'histoire sous le nom de BOFFESHEIM, autres noms employés durant des siècles : BOOFI - BOFFTSHEIM - BOFFSHEIM - BOBOTZHEIM - BOOFTZHEIM - BOOFFZHEIM - et enfin le nom actuel BOOFZHEIM."

 

Giugno '06: villa Renier-Pullin a Montebelluna:

Fatta costruire nel 1600 da Bartolomeo Renier fu Francesco, del ramo di Padova, in località Posmon di Montebelluna (TV), si trova ora abbandonata e circondata dal piccolo bosco che le è cresciuto attorno. Parrebbe ora di proprietà del Comune, infatti sul Gazzettino Online del 16 Maggio 2006 il sindaco di Montebelluna Laura Puppato afferma: "...per quanto riguarda villa Renier-Pullin, il progetto prevede che, attraverso un bando, venga individuata un'associazione interessata a ristrutturare lo stabile e poi ad averlo in concessione per un congruo numero di anni". Dubitiamo che basti un'associazione per restaurare un complesso così grande, con tutte le pertinenze che ha intorno.


 

     

Luglio '06: Marco Boffo 13° ai Campionati Europei della 100 km.

La 100 km belga “Nacht Van Vlaanderen” svoltasi a Torhout venerdì 16 Giugno ha ospitato il Campionato Europeo 2006 della 100 km su strada.
Partiti alle ore 20, gli atleti hanno corso per circa 3 ore alla luce del giorno, mentre per il resto della gara si sono immersi nella Notte delle Fiandre, che quest’anno è stata particolarmente fredda, con temperature minime sotto i 15 gradi. Dopo aver percorso un circuito iniziale di una decina di km ricavato nel Parco di Groenhove, i partecipanti al Campionato europeo (150 circa, compresi gli open) hanno ripetuto tre volte un altro circuito di circa 29 km, per giungere finalmente nella gremita Piazza del Municipio. La squadra italiana maschile era composta questa volta da Andrea Bernabei (capitano), Mario Ardemagni, Marco Boffo (matricola), Pio Malfatti e Massimiliano Monteforte (matricola).
Marco Boffo ambiva ad una prestazione intorno alle 7 ore, Massimiliano Monteforte è partito leggermente più prudente, ma poco dietro a Marco, Andrea Bernabei e Pio Malfatti (una decina di secondi al km più lenti di Boffo) hanno proceduto all’inizio appaiati, poi Bernabei si è portato un po’ avanti. Mentre ci preparavamo a rilevare i nuovi passaggi al km 61,2 e nel contempo a riferire agli atleti quelli precedenti, è arrivata la prima “brutta notizia”: al rifornimento del km 40,7 si era fermato dolorante Michele Caffi, a causa del riacutizzarsi del guaio muscolare che lo aveva infastidito 45 giorni prima.
La serie delle notizie sfortunate ha proseguito subito con una “bastonata” del tutto imprevista, pervenuta telefonicamente: Mario Ardemagni si era fermato (Mario ci dirà nel dopo-gara di aver sofferto dei problemi allo stomaco e - dopo aver percorso dei tratti al passo nel tentativo di superare la difficoltà - di essersi trovato completamente svuotato di energie). Ma non era tutto purtroppo: mentre lo cercavamo (non era transitato ad un posto di rifornimento da noi presidiato), si era fermato anche Monteforte (poco dopo sapremo che anche lo stop di Massimiliano era dovuto a dissenteria). La seconda parte della competizione fortunatamente non ci ha più riservato brutte sorprese, con Boffo, Bernabei e Malfatti determinati a conseguire un buon risultato individuale ma anche di squadra (devono arrivare almeno tre atleti): per loro un buon passaggio al km. 69,5 (Boffo in 4h48’ Bernabei in 4h58’ e Malfatti in poco più di 5h10’). C’è la rimonta nel finale del bielorusso Bula, che sopravanza prima il russo Vishnyagov (che finirà 23° in grossa crisi poco sopra le 7h30’) e poi anche i due francesi, concludendo con il secondo posto in 6h33:56. Il terzo posto se lo aggiudica in volata il transalpino Yannick Djouadi (6h38:19) davanti al connazionale più titolato Pascal Fetizon. Ma soprattutto c’è la grande vittoria con l’ottimo tempo di 6h23:44 dello spagnolo Jose Maria Gonzales, buon maratoneta da 2h14’ alla sua seconda 100 km. Il rendimento complessivo degli azzurri uomini viene concretizzato al meglio possibile dai tre superstiti. Marco Boffo ci regala un momento di soddisfazione con l’ottimo 13° posto e un personale cronometrico migliorato (7h05:29), che dimostra le sue indubbie qualità e potenzialità. Anche Andrea Bernabei onora la sua fascia di capitano con una prestazione molto positiva (7h16:39) e un buon 16° posto. Pio Malfatti regge un buon ritmo nel finale e chiude sprintando, nella convinzione di agganciare un risultato di squadra positivo, che arriva con un quarto posto davanti alla Germania per soli 51”: un piazzamento comunque positivo se teniamo conto che sono state 12 le squadre europee che hanno potuto classificarsi.
 

 

 

Luglio '06: stemma De Boffis del 1400

Da una pagina del codice Trivulziano (1461-1466) che contiene gli stemmi di 2073 famiglie del Ducato di Milano, conservato  nella Biblioteca Trivulziana di Milano.


 

Settembre '06: Don Luigi ha festeggiato il 50° di Sacerdozio

Nel 50° della sua ordinazione sacerdotale avvenuta a Treviso il 24 giugno 1956 Don Luigi si racconta e ci saluta tutti. < LE RADICI. Celebro il 50° anniversario della mia ordinazione sacerdotale. Viene spontaneo ricordare le mie origini perchè tutti sappiamo  che la nostra vita si spiega se abbiamo presenti tutti gli elementi che la compongono. Sono settimo di otto fratelli, nato in una famiglia di agricoltori, famiglia unita, ricca di fede in Gesù Cristo, ricca di valori come la solidarietà, l'attenzione verso i più poveri di noi, la partecipazione alla vita comunitaria. Ho avuto un'infanzia serena, semplice, non c'erano pretese. Mio padre era appassionato del suo lavoro, dei raccolti, degli animali, diceva che chi non rispetta gli animali non sa rispettare neanche gli uomini. Fin da piccolo mi ha abituato a lavorare, dopo la scuola, c'era un tempo per il lavoro nei campi. Era naturale la pratica religiosa, la partecipazione a tutti i fatti, le feste della Parrocchia. C'era un rapporto rispettoso verso i sacerdoti. Un cappellano, don Cirillo Biasion, è stato mio catechista in V elementare e mi ha proposto di farmi sacerdote. Ho risposto con un "no" secco. Dopo due anni ha ripetuto la proposta ottenendo la stessa risposta. A 16 anni  mi ha rinnovato la proposta. Ho cominciato allora a pensarci e a pregare. Durante la preghiera in un pomeriggio di agosto ho avuto la certezza che il Signore mi chiamava a farmi sacerdote. La partenza non è stata facile. Da cinque anni avevo lasciato la scuola e mi ero dedicato ai lavori dei campi. Ho ripreso i libri, in un solo anno ho fatto gli esami di terza media e sono entrato nel Seminario Vescovile di Treviso dove in dieci anni (1946-56) ho fatto gli studi (ginnasio, liceo classico, teologia). Nel 1947 è morto mio padre all'età di 57 anni. Il 24 giugno del 1956 a S. Nicolò di Treviso sono stato ordinato sacerdote da monsignor Egidio Negrin, con altri 14 giovani della nostra Diocesi. E' stato un periodo di formazione impegnativa, di studio serio, anche faticoso, un periodo che io ricordo volentieri con qualche riserva. L'ESPERIENZA SACERDOTALE. Il seminario di allora non prevedeva esperienze pastorali durante il periodo della teologia come avviene in questi ultimi anni. L'inizio quindi del ministero è stato piuttosto difficile. Da notare che io, vissuto a S. Zenone degli Ezzelini, ambiente agricolo, dove la pratica religiosa era quasi totale, sono stato mandato cappellano a S. Lazzaro, periferia di Treviso, un ambiente con tutte le difficoltà delle periferie di città. Ho imparato tante cose, ho conosciuto un ambiente difficile da molti punti di vista, ho incontrato persone brave e buone, molto robuste nella fede, persone che mi hanno aiutato. Nel terzo anno di sacerdozio mo sono ammalato con una sindrome di Menier per cui sono rimasto per sette mesi fuori dal ministero per ragioni di salute. Poi sono rientrato in un piccolo paese, Albaredo, poi in un Istituto di infanzia per figli abbandonati e la Scuola di religione di Lancenigo. Quindi sei anni cappellano a Preganziol con un parroco anziano e ammalato, una persona buonissima, umile, di grande fede. Dal 1968 sono Parroco, per sette anni a Bavaria del Montello, e per 31 anni a Martellago. Durante tutto questo tempo ho cercato di essere sacerdote normale con la sola pretesa di far del bene, di aiutare a credere in Gesù Cristo. Ho incontrato tanti ragazzi, giovani, famiglie, persone in difficoltà, ammalati. Ho insegnato religione a scuola per 18 anni. Ho celebrato sempre con gioia la Messa, amministrato il sacramento della Confessione con passione. Ho visitato tanti ammalati, ho pianto con chi era nel dolore, ho goduto con chi era nella gioia. Ho sempre celebrato volentieri anche i matrimoni, alle volte con trepidazione, perchè temevo che non ci fosse la preparazione sufficiente. Sempre mi è sembrato molto bello vedere dei giovani che donano la loro vita per gli altri  anche nel Matrimonio. Ho avuto la gioia di vedere 5 giovani della Parrocchia dove lavoro diventare bravi sacerdoti, di vedere 8 ragazze entrare in diversi ordini religiosi per consacrare la loro vita al Signore. Ho avuto la fortuna di vivere assieme a sacerdoti giovani dai quali ho imparato tante belle cose, ho avuto molti seminaristi in servizio a Martellago che sono diventati sacerdoti, che fanno un bene enorme. Posso dire che la mia vita di sacerdote è stata bella, anche se non sempre facile. Avrei desiderato fare molto di più, avrei desiderato vedere tutti i giovani che ho conosciuto ben sistemati, riusciti, buoni cristiani. Avrei desiderato che tutte la famiglie fossero ricche di valori e di fede, unite. Ci sono state anche delle delusioni che mi hanno fatto e mi fanno soffrire e chiedo scusa se c'è qualche mia colpa. Ho fatto anche una decina di inaugurazioni, merito di tante persone generose, di una bella Parrocchia ricca di tante possibilità. AUGURI! Auguro a me stesso di concludere il mio ministero nella fede in Gesù Cristo, vorrei donare anche questo ultimo scorcio di vita per il bene di tutti coloro che potrò incontrare. Ci sono anche tramonti belli! A tutti voi auguro di essere brave persone, bravi cristiani, vi auguro di coltivare la fede, di coltivare le famiglie e l'educazione cristiana dei figli. Alla Parrocchia auguro di accogliere cordialmente chi verrà, di essere unita, di collaborare con i sacerdoti, di aver fiducia. Che il Signore ci aiuti e ci sostenga sempre. Saluto tutti con stima e affetto. Don Luigi Boffo.> Tante Felicitazioni e Tanti Ringraziamenti a Don Luigi da tutta la Grande Famiglia Boffo.

 

Settembre 06: mostra scenografica di Paolo Renier a Firenze

Dal 24 settembre al 21 Ottobre 2006 presso la cripta della Basilica di S. Lorenzo in Firenze è allestita la mostra fotografica e scenografica di Paolo Renier inerente il sito archeologico di Abydos, Egitto. Per chi può,.. un appuntamento da non perdere. Buona visione!

 

Ottobre 06: villa Marcello - Renier, ora Lupato  a  Urbana (PD)

A Urbana, nella frazione di S. Salvaro, lungo una stretta strada adiacente l'argine sul fiume Fratta c'è ancora questa splendida villa abitata dai coniugi Lupato.

La costruzione della villa risale al XVI secolo per volontà della famiglia Marcello, come risulta da un documento del 1537, e solo alla metà del Settecento il complesso passa per eredità ai Renier. La villa presenta una pianta rettangolare, elevata di due piani più le soffitte, coperta da tetto a quattro falde collegate in colmo; accanto alla villa sorge un volume a soli due piani, in origine annesso rustico. L'ingresso alla villa si trova nella facciata principale e si presenta come un portale archivoltato a cui corrisponde, nel piano nobile, una porta finestra anch'essa archivoltata.

      

 

Ottobre 06: Paolo Boffo ed il suo blog

All'indirizzo http://web.tiscali.it/bobobofe/ potete ammirare il bel blog di Paolo Boffo, di S. Zenone degli Ezzelini. Oltre alla sua famiglia sono presenti innumerevoli links utili: motori di ricerca, drivers, indirizzi di enti, e molto altro. Uniche pecche: il link riguardante i parenti in Canada che si collega al sito di Canale 5, l'indirizzo e-mail obsoleto, e più di tutto ....la mancanza del link riguardante il sito ufficiale della famiglia Boffo, cioè codesto.

 

Novembre 06: storia e significato dello stemma Renier

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Anticamente era d'argento alla banda di rosso o di nero, fig. 1 e 2; un documento del 1547  riporta che lo scaglione era d'argento in campo nero, da una parte, e viceversa dall'altra, fig. 3; da questa struttura ebbe origine lo stemma successivo e definitivo: partito di nero e d'argento, allo scaglione l'uno dell'altro, fig. 4. E' noto che gli stemmi più semplici sono i più antichi e spesso i più belli. Essi nacquero nell' XI° secolo, dagli emblemi che venivano riprodotti sulle bandiere degli eserciti medioevali, per identificare i soldati di un determinato feudatario. La banda (fig. 1  e 2) è la pezza onorevole costituita da due linee trasversali  che, partendo dall'angolo superiore destro, attraversano diagonalmente lo scudo, sino all'angolo sinistro della sua punta. La banda sembra possa derivare dal balteo: una cintura di cuoio che portavano gli antichi cavalieri. Questa cintura pendeva dalla spalla destra del cavaliere sul suo fianco sinistro e a questa cintura era appesa la spada. La banda fu segno distintivo di parte guelfa. Lo scaglione (fig. 3 e 4), detto anche capriolo, è quella pezza onorevole costituita da una mezza sbarra e da una mezza banda, moventi dagli angoli inferiori dello scudo e riunite nel suo punto d'onore. La più diffusa opinione degli araldisti su questa pezza onorevole è quella che intravede nella figura la struttura portante del tetto di una chiesa. Vorrebbe perciò significare una nobiltà antica, al servizio della Chiesa. Riguardo gli smalti (oro, argento) e i colori (principalmente cinque: rosso, azzurro, verde, porpora e nero), questi sono i significati che riguardano lo stemma Renier: Argento (castità, fede, integrità di costumi, eloquenza, umiltà, santità, temperanza, verità, allegrezza, abilità); Nero (forza, vittoria, costanza, gravità, saviezza, prudenza, onestà, fede).

 

Novembre '06: sito Boffo linkato in "Centro Studi Araldici"

Abbiamo ricevuto con particolare gradimento questo avviso dal Centro Studi Araldici: "Siamo lieti di informarVi di aver inserito un link al Vostro sito nella seguente sezione:  http://araldicaonline.centrostudiaraldici.org   Grazie per il Vs lavoro." Cliccando questo indirizzo e successivamente "Araldica on line" e poi "Casati" ci si può collegare al sito della famiglia Boffo (pg.2). Nella pg. 3 di "Casati"c'è anche il link della famiglia Boncompagni Ludovisi, cliccando poi sul collegamento "Proprietari nei secoli" si rivela la storia dela famiglia Bourbon del Monte, che discende da Ranieri, marchese di Toscana, nostro comune avo.
 

Novembre '06: Brittany Boffo batte un record da Guinness

Brittany Boffo, una piccola grande atleta di 9 anni di Adelaide - Australia, ha battuto strepitosamente il record mondiale di salto con mani giunte (body skipping) effettuando sessanta salti in sessanta secondi. "Una vera macchina", ha commentato l'arbitro del Guinness dei primati. Pensiamo solo che il precedente record era di 39 salti in un minuto. Probabilmente appartiene al ramo di Boffo Abramo.

 

Gennaio '07: Albero genealogico dei Boffo di Villa d'Asolo

Il dott. Dino Boffo, direttore del quotidiano l'Avvenire, ci ha gentilmente inviato l'albero genealogico della sua famiglia, provenienza Villa d'Asolo, e prima ancora Onè di Fonte. Il papà Rino detto Nino, ricorda ancora quando da giovinetto andava a trovare il proprio nonno Pietro nella sua casa di Ca' Rainati, S. Zenone degli Ezzelini. Paolo Boffo, cugino del dott. Dino ci ha ach'egli dato delle indicazioni utili che confermano l'origine di questo ramo da Cà Rainati.

 

Gennaio '07:  ci scrivono dall'Italia e dal mondo

Rodrigo Boffo Magdalena scrive dal Brasile, ma non conosce di quale parte d'Italia è originaria la sua famiglia.

Emilie Boffo scrive da Tolosa, Francia. I suoi nonni sono nati in Italia, e i suoi parenti vivono a Villa del Conte (PD), famiglie Frason e Mason.

Acir Boffo vive a S. Paolo in Brasile, suo nonno arrivò in Brasile nel 1890, si chiamava Angelo Boffo.

Gilson Romano Spader da Porto Alegre in Brasile ci informa che sua bisnonna si chiamava Maria Maddalena Boff, originaria di Seren del Grappa e Feltre. Il cognome Boff deriva da Bof, tipico della zona di Valdobbiadene e Feltre. Nessuna parentela con i Boffo.

Mauro Boffo scrive dall' Argentina, e ci racconta che i suoi avi sono originari del Piemonte.

Elisabetta Boffo ci scrive da Roma, e ci dà un breve quadro del suo albero genealogico: Vittorio Boffo (bisnonno - Venezia 1881 - Roma 1944) + Maria Vicario (bisnonna, Vicenza.....- Roma 1973),  A) Virgilio Boffo (sposa Caterina Pierantoni) , B) Manlio Boffo (Venezia 1905-Roma 1973), B1) Mariella Boffo (Roma 1940) , B2) Vittorio Boffo (Roma 1941) , B3) Paola Boffo (Roma 1943) , B4) Stefano Boffo (Roma 1949)

 

Gennaio '07: c'era una volta...., la Villa Capello -Renier

Una mappa del 1690 rilevava un'impostazione simile a Ca' Caotorta, anch'essa cubica, su tre piani e segnata da pronunciati camini. Ca' Capello era stata edificata nella seconda metà del cinquecento per divenire poi nel 1751 proprietà dei Renier. Ciò giustifica pertanto che nelle stampe del settecento fosse indicata come Ca' Renier. L'edificio era completato da un giardino e corpi di fabbrica minori descritti nelle planimetrie dei 1759. Più tardi la costruzione venne spogliata degli elementi decorativi più pregevoli. Ca' Capello - Renier scomparve alla fine dell'ottocento quando l'ansa del Brenta su cui giaceva venne rettificata.



 

Febbraio '07: il famoso architetto Francesco (Franz) Boffo

Della sua biografia si sa purtroppo poco, e pare un personaggio davvero dimenticato in Italia. Pensiamo meriti da parte delle istituzioni: Stato, regione Piemonte, città di Torino, molto più di una celebrazione, a quanto ci risulta comunque mai avvenuta.

Francesco (di Carlo), 1780 - 1867, nacque in quello che era il Regno di Sardegna, e si laureò a Torino. Nel 1822 arrivò ad Odessa. Sviluppò insieme ad altri architetti, Frappoli Torricelli Morandi, lo stile neoclassico italiano. Fu il primo architetto a progettare in città un edificio a tre piani. Nel 1825  divenne capo architettto della città.

Progettò circa 50 edifici fra cui: 1822, ricostruzione scena teatro Odessa, più aggiunta areo harmonico; 1824, chiesa luterana S. Paolo;

1824-1827, palazzo Voronzov (2) - con il famoso doppio colonnato del belvedere (3); 1834, Old exchange (1), ora Duma (Parlamento);

1835, Borsa (4); 1837-41 scalinata Potemkin (5).

 

(1)           (2)           (3)    

 

(4)    (5)     

 

          

Marzo '07: Marilena Boffo ed il laboratorio di biodanza

DAL BURN OUT ALLA REALIZZAZIONE PERSONALE E PROFESSIONALE

Laboratorio di Biodanza Sistema Rolando Toro

Formatori: Piermaria Rubatto, Marilena Boffo, Paola Gianuzzi

Il percorso formativo ha il suo 4° ciclo di incontri il

 10-17-24 Marzo 2007 (h. 9.00-18.00)

Studio Kappa a.p.s.

Corso Savona 487

14100 Asti - Italy

tel. 347.867.24.67

fax 0173.73.11.94

website: www.kappa-studio.it  ; e-mail info@kappa-studio.it

 

Marzo '07: Bruno Boffo ed il Bio-Europe Spring

 Dal 5/03/2007 per la prima volta dalla sua istituzione si svolgerà in Italia una delle più importanti manifestazioni internazionali nel settore biotech

Martedì 16 gennaio alle ore 12.00, Bio-Europe Spring è stata presentata nella Sala Alessi del Comune di Milano alla presenza, tra gli altri, del presidente della Provincia Filippo Penati, del sindaco Letizia Moratti, del presidente di Farmindustria Sergio Dompè, del presidente di Assobiotec Roberto Gradnik e del vicepresidente della Camera di Commercio Masssimo Sordi.

Hanno partecipato anche l'assessore alla Ricerca innovazione e capitale umano Luigi Rossi Bernardi del comune di Milano, l'amministratore delegato di Fiera Milano Tech Bruno Boffo e la senior partner di Ebd Group (il gruppo tedesco-americano organizzatore della manifestazione in partnership con Assobiotec), Carola Schropp.

Bio-Europe Spring, che prevede incontri one-to-one e presentazioni di imprese, sarà aperto a operatori internazionali attivi nei diversi settori interessati dalle biotecnologie, anche in relazione agli aspetti finanziari.

Particolare enfasi sarà posta sul tema della salute, ma una significativa attenzione sarà dedicata anche alle biotecnologie industriali (le cosiddette "white biotechnologies").

Nel corso della manifestazione sarà presentato il secondo bando EUROTRANS-BIO per la ricerca e lo sviluppo precompetitivo nel campo delle biotecnologie. Il bando transnazionale, che si aprirà il 15 marzo, ha un budget complessivo di circa 35 milioni di euro.

La presentazione di Bio-Europe Spring 2007 fa parte di "Aspettando MilanoCheckUp", un ciclo di eventi preparatori alla maxi-rassegna internazionale rivolta a imprese, operatori professionali e comunità medico-scientifica e sanitaria.


Durata: 5 - 7 Marzo 2007
Sede: Fiera Milano City - Mic (Milano Convention Center) - Milano
Organizzatore: EDB Group - Conferences & Consulting for the Life Sciences in collaborazione con Assobiotec.

 

Marzo '07: la Prof.ssa Vanna Boffo tiene un corso sulla personalizzazione

Università degli Studi di Firenze

Dipartimento di Scienze dell’Educazione e dei Processi Culturali e Formativi

Corso di Perfezionamento

Autobiografia e Formazione.

Percorsi per la personalizzazione

 Prof.ssa Vanna Boffo

Anno Accademico 2006-2007

Programma delle Riunioni di discussione di testi o di colloqui on-line  

Lunedì 12 Marzo: in presenza - ore 14-18     -------       Lunedì 19 Marzo: in presenza - ore 14-18

Lunedì 26 Marzo: in presenza - ore 14-18   --------  Lunedì 2 Aprile: in presenza - ore 14-1

Mercoledì 11 Aprile: in presenza - ore 14-18    -------   Lunedì 16 Aprile: in presenza - ore 14-18

Lunedì 23 Aprile: in presenza - ore 14-18  ----------    Lunedì 30 Aprile: in presenza - ore 14-18

Lunedì 7 Maggio: in presenza - ore 14-18   ---------   Lunedì 14 Maggio: in presenza - ore 14-18

Lunedì 21 Maggio: in presenza - ore 14-18   ---------     Lunedì 28 Maggio: in presenza - ore 14-18

Mercoledì 6 Giugno: on-line - ore 14-20

 

 

Marzo '07: Valsanzibio (PD), Villa e Giardino Barbarigo-Pizzoni Ardemani

(già Michiel-Renier)

         

VALSANZIBIO, uno dei maggiori giardini d'epoca esistenti, fu portato all'attuale splendore, nella seconda metà del Seicento, dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo, aiutato dal figlio Antonio. Il primogenito Gregorio, Cardinale e futuro Santo, ispirò l'alta simbologia del progetto dovuto all'architetto e fontaniere Pontificio Luigi Bernini. Settanta statue, in buona parte opera del Merengo ed altrettante sculture minori si integrano ad architetture, ruscelli, cascate, fontane, laghetti, scherzi d'acqua e peschiere, fra innumerevoli alberi ed arbusti, su ben quindici ettari di superficie. Tale insieme venne concepito ed attuato per simboleggiare il cammino dell'uomo verso la propria perfettibilità e Salvazione. L'itinerario inizia dal monumentale ingresso che serviva anche di approdo alle barche giunte attraverso la valle da pesca di Santo Eusebio, da cui il nome "ValSanZibio". Un tempo estesa a tutta la pianura la "Valle" oggi si limita al laghetto preservato per rispecchiare l'elegante costruzione. Questa è significativamente arricchita da fontane, bassorilievi e statue su cui domina Diana-Luna, la dea preposta alla natura ed agli animali selvaggi come pure a mutamenti e prodigi. Da qui, entrando in Giardino attraverso l'arco di Sileno, si costeggia la peschiera detta Bagno di Diana, la Fontana dell'Iride e la Peschiera dei Venti nonché il Labirinto ,episodio legato all'esempio di San Gregorio Barbarigo. Giunti poi alla Fontana della Pila girando a destra si imbocca il Gran Viale fiancheggiato dall'Isola dei Conigli. Tale garenna, unica superstite nei pochi giardini d'epoca ancora esistenti, è qui simbolo della immanenza, cioè della condizione comune agli esseri viventi stretti fra i confini dello spazio e del tempo. Al di là del viale e giustapposta all'Isola una monumentale Statua raffigura il Tempo che ha interrotto il suo volo attraverso lo spazio che simboleggia la trascendente condizione in cui lo spirito umano spazia oltre gli abituali limiti dello spazio e del tempo.
Procedendo tra Immanenza e Trascendenza e tra le statue e fontane che inquadrano anche simbolicamente Isola e Tempo, si giunge alla scalea delle Lonze di Dantesca memoria, caratterizzata dal sonetto nel quale i significati del Giardino vengono spiegati a livelli diversi. Si raggiunge così il piazzale della Villa dove le otto allegorie delle prerogative del Giardino stesso e del suo Signore fanno corona alla Fontana della Rivelazione meta finale del simbolico percorso. L'eccezionale integrità architettonica, scultorea, idraulica e persino vegetale del complesso è dovuta alle solerti cure elargitegli da sei generazioni di Barbarigo. Nel 1804 la Casata si estinse e ne fu designato erede il Nobil Homo Marco Antonio Michiel, marito di Giustina Renier. Seguirono dal 1835 gli altrettanto appassionati Conti Martinengo da Barco (imparentati con i Michiel-Renier) e poi i Conti Donà delle Rose e dal 1929 i Nobili Pizzoni Ardemani. Proprietari da tre generazioni dell'intera tenuta, Essi hanno riparato i disastri causati dalla occupazione militare e dal forzato abbandono dell'ultima guerra ed hanno recentemente ripristinato tutte i trentatre punti d'acqua del Giardino compromessi dal progressivo impoverimento sorgivo. Grazie a ciò Valsanzibio è oggi l'esempio raro di giardino simbolico leggibile, di gran giardino d'acque in completa efficienza e di seicentesco giardino all'Italiana assolutamente integro.

 

Marzo '07: Palazzo Pisani Moretta, già Renier - Venezia

 

       

Fu costruito intorno alla metà del XV secolo dalla famiglia Bembo, in conformità ai più classici stilemi del tardogotico  veneziano. Due belle porte d'acqua  caratterizzano il piano terra, mentre i due piani nobili sono mossi dalle due straordinarie esafore centrali. Non si conosce l'autore del progetto e nemmeno la storia del palazzo prima del 1629, anno in cui Agnese Renier lo vendette a Francesco Pisani Moretta, discendente dell'illustre Nicolò Pisani.

 

Maggio 07: Laura Boffo, Professore di Storia Antica a Trieste

    Professore straordinario di Epigrafia greca presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Nata nel 1953. Laureata in Lettere Classiche nel 1975 all'Università di Pavia. – Borsista rettorale dal 1976 al 1977, borsista C.N.R. dal 1977 al 1981, ricercatore confermato presso il Dipartimento di Scienze dell'Antichità (Storia Antica) dell'Università di Pavia dal 1981. – Maître de conférences invitée d'Histoire Ancienne all'Université de Bourgogne di Dijon (Francia), Facoltà di Sciences Humaines nel trimestre aprile-giugno 1988. – Professore associato per il Gruppo L02A - Storia Greca dal 1993. – Collabora regolarmente alla rivista «Athenaeum». – Dal 2002 è Membro Corrispondente dell'Istituto Archeologico Germanico.
    La sua attività di ricerca, a partire dal 1975, si è articola in indagini nel campo della storia greca e dell'epigrafia greca e latina. Nell'ambito della storia ed epigrafia greche verte sulle linee generali politico-istituzionali e culturali del mondo greco continentale e asiatico dall'età arcaica all'età ellenistico-romana. L'esame delle fonti investe la documentazione nella sua multiformità: testi letterari, storiografici e non, epigrafi, monete, resti archeologici, studiati anche nei loro rapporti con la ricerca moderna. Per quanto concerne l'Epigrafia Latina, l'indagine, condotta nella medesima prospettiva allargata, riguarda la documentazione dell'Italia settentrionale, con particolare attenzione all'area aquileiese, nell'ambito di un programma di revisione totale del materiale pertinente.
    Sta lavorando su Strabone e gli insediamenti nell'Asia Minore, sugli archivi nel mondo greco, sull'Epigrafia greca di Aquileia e  su documento epigrafico e periodizzazione della storia greca (revisione di modelli e nuove prospettive).

Pubblicazioni di Laura Boffo

Articoli e libri:

  • Cimone e gli alleati di Atene, in Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lettere, Cl. Lettere, 1O9 (1975), 442-50;
  • L'intervento di Efialte di Sofonide sull'Areopago nell'interpretazione del IV secolo, in Rend. Acc. Naz. Lincei, Cl. sc. mor. stor. filol., s.VIII, XXXI (1976), 435-50;
  • Per la storia della antica navigazione fluviale padana. Un collegium nautarum o naviculariorum a Ticinum in età imperiale, in Rend. Acc. Naz. Lincei, Cl. sc. mor. stor. filol., s.VIII, XXXII (1977), 623-32;
  • Gli Ioni a Micale, in Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lettere, Cl. Lettere 111 (1977), 83-90;
  • Iscrizioni Latine Pavesi, in Boll. Soc. Pavese Storia Patria, n.s. XXX (1978), 3-14;
  • La lettera di Dario a Gadata: i privilegi del tempio di Apollo a Magnesia sul Meandro, in Bull. Ist. di Diritto Romano "V. Scialoja", s.III, XX (1978), 267-303;
  • Il logos di Orete in Erodoto, in Rend. Acc. Naz. Lincei, Cl. sc. mor. stor. filol., s.VIII, XXXIV (1979), 85-104;
  • Iscrizioni Latine dell'Oltrepo' Pavese, in Riv. Arch. dell'Antica Provincia e Diocesi di Como, 161 (1979), 175-213;
  • Iscrizione latina inedita da Bedriacum, in Epigraphica, LII (1980), 187-90;
  • La conquista persiana delle città greche d'Asia Minore, Memoria Acc. Naz. Lincei, s.VIII, XXVI (1983), 1-70;
  • I re ellenistici e i centri religiosi dell'Asia Minore, Pubbl. Facoltà di Lettere dell'Università di Pavia, Firenze 1985, pp. 364;
  • (con D. Ambaglio e E. Gabba), Iscrizioni, in Fonti e Studi per la storia dell'Università di Pavia , 11, Materiali 3, Milano 1987, 155-213;
  • La Chiesa di Pavia langobardica: iscrizioni cristiane dei secoli VII e VIII, in Boll. Soc. Pavese Storia Patria, n.s.XXXIX (1987), 3-32 ( in forma abbreviata : AA. VV.,Storia della Diocesi di Pavia, Milano 1995);
  • Epigrafi di città greche: un'espressione di storiografia locale, in Studi di Storia e Storiografia antiche, Como 1988, 9-48;
  • Grecità di frontiera: Chersonasos Taurica e i signori del Ponto Eusino ( SIG3 709), in Athenaeum, n.s. LXVII (1989), Parte I, 211-61; Parte II, 369-405 (in estratto unico, con Indice);
  • Un sarcofago romano iscritto da Pieve del Cairo, in Boll. Soc. Pavese Storia Patria, n.s. XLIII (1991), 3-9;
  • (con D. Ambaglio), Ticinum, in Supplementa Italica, n.s., vol.9, Roma 1992, 213-347;
  • Antichità romane a Pavia, in Athenaeum LXXXI (1993), 123-8;
  • 'Teoria' e pratiche di vita dei giudei nell'Egitto ellenistico, in Modelos ideales y prácticas de vida en la Antigüedad Clásica, dir. F. Gascó, Sevilla 1992, Sevilla 1993, 69-83;
  • Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia, Brescia 1994 , pp. 464;
  • Ancora una volta sugli archivi nel mondo greco: conservazione e "pubblicazione" epigrafica, in Athenaeum 1995, 91-130;
  • I regni ellenistici: la guerra e il potere, in I greci, 2.III (Trasformazioni), Torino 1996, in corso di stampa;
  • Religione e caccia: un'iscrizione efesina ad Aquileia, in L'Italia sul Baetis. Studi di Storia Romana in memoria di Fernando Gascó, Curr. E. Gabba-P. Desideri-S. Roda, Torino 1996, 137-151;
  • La pietra e la memoria: storia e "storie" nell'epigrafia dell'Oriente greco, in Presentazione e scrittura della storia (storiografia, epigrafia, monumenti)-Pontignano, 25-27 aprile 1996, Como 1997, in corso di stampa;
  • Regiones IX, X, XI, Introduzione, Traduzione, Commento, in AA.VV. (Curr.), Flavio Biondo, L'Italia Illustrata, Pisa 1997, in corso di stampa.

 

Maggio 07: loghi Boffo nella rete

       

        

 

Giugno 07: mostra Pier della Francesca

 

Dalla mostra dedicata a Pier della Francesca, Arezzo,

Museo Statale, dal 31 Marzo al 22 Luglio 2007

 

 

Il dipinto con il San Girolamo – a Venezia almeno dagli inizi 

dell’Ottocento, parte della collezione Renier, – da un lato mostra,

con la veduta di San Sepolcro che domina l’orizzonte, come le opere

di Piero riconducano costantemente ai colori e ai paesaggi delle sue

 terre,  dall’altro indica il grande debito di Piero nei confronti della pittura

 fiamminga.  Il devoto in abito rosso di dimensioni quasi superiori a quelle

del santo cui sta di fronte – probabilmente lo stesso personaggio orante

sotto il mantello della Madonna della Misericordia di Sansepolcro

– “è quanto di più legato ai modelli fiamminghi Pietro abbia mai dipinto”,

 mentre mai come in questo caso l’artista mette a punto un complesso

gioco di luci: ulteriore suggestione del mondo fiammingo.

 

Luglio 07: Cappella Renier a Canea - Creta

L'illustre scrittore veneziano Alvise Zorzi ha scritto un bel articolo sul Corriere della Sera (Corriere del Veneto) del 28 Giugno 2007, dal titolo: <Per vedere che cosa succederà a Venezia basta visitare Creta>, citando la Cappella Renier.

"Sono di ritorno da Canea, Hanià, la seconda città dell'isola di Creta per popolazione e importanza. Creta è stata per più di quattro secoli una colonia veneziana, e di quei secoli il centro storico di Canea serba importanti memorie, dalla cinta delle mura ai bastioni e rivellini delle fortificazioni, dagli arsenali al palazzo del rettore, a una miriade di case di gusto veneto rinascimentale lungo le strette strade simili a calli che si arrampicano tortuose dalla marina, alle chiese, oggi trasformate in musei o diventate ortodosse, San Francesco, di maestoso impianto gotico, San Rocco, Santa Caterina, e la Cappella dei patrizi Renier, a fianco di quello che fu il loro palazzo. Tutte cose belle, queste e altre ancora, e molto suggestive per un veneziano. Ma quel fragile centro storico, affogato nel cuore di una grandissima città industriale moderna, è un paradigma di ciò che significa, oggi, per un centro storico, l'invasione turistica. E vien da pensare che l'analogia con Venezia non si limiti alle calli e ai portali delle antiche case (che qui ahimè, sono spesso in rovina). Anche qui, infatti, vediamo una città d'arte mangiata, divorata dal turismo che, certamente, la arricchisce, ma la snatura e la sconvolge (..........)"

 Cappella Renier: Piccola cappella di famiglia, incorporata al palazzo dell' omonima famiglia veneto -cretese che resta oggi nella traversa Theofanous. Si tratta di un piccolo edificio con tetto ad arcata di cui il "castone" si appoggia su piccole colonne arcate. Al muro occidentale c'è dello stesso spessore del muro una trilobata arcata cieca. La chiesa è probabilmente della prima metà del 16° secolo.

 


Luglio 07: consòle e specchiere del Doge Renier

 

La consòle Renier è un tavolo da parete in legno di noce scolpito e dorato. E' uno straordinario esempio del mobile barocco veneziano. Faceva parte dell’oramai smembrato “arredamento da pompa” del penultimo doge della Serenissima Repubblica, Paolo Renier. Un’ipotesi seducente, quanto ardita, ne riferisce la paternità allo scultore veneziano Antonio Corradini (1688 - 1752), il cui nome è indissolubilmente legato all’infelice epopea del Bucintoro settecentesco – divorato dalle fiamme appiccate dai Francesi nel 1797 -. Per il pendant, conservato al Museo di Ca’ Rezzonico, Alvar González Palacios parla di una “fra le più alte espressioni della mobilia italiana del XVIII secolo”.



COPPIA DI SPECCHIERE IN LEGNO INTAGLIATO, TRAFORATO, SCOLPITO E DORATO VENEZIA, CIRCA 1770 , cm.133x85 ciascuna di forma mossa, con la cimasa a conchiglia e pennacchio tra volute rette da sirene sopra maschere leonine con pendenti di stoffa con specchi incisi con Mercurio e una Musae applique naturalistica in tolla a cinque luci, originariamente non pertinente; caduta alla doratura, con piccoli restauri. La coppia di specchiere completa il celebre gruppo di lavori veneziani studiati da Alvar Gonzalez-Palacios (Il Tempio del gusto, Milano, 1986, pp.333 sgg) appartenuti a Paolo Renier, Doge dal 1779.

   

 

Luglio '07: origini del nome Boffo (2)

Notizie tratte da sito francese.

Boff: Nome usato in Alsazia-Lorena, in particolare nella Mosella. Variante : Bof., potrebbe derivare da Buff, soprannome probabile di uomo violento (medio-alto germanico buff = choc, colpo). Altra soluzione: variante di Bufe, che definisce una giovane donna.
Boffa: Certamente una variante di Buffa, toponimo che definisce un antro dove il vento soffia.
Boffy:  il nome è sopratutto usano nell'alta Senna francese. Potrebbe essere una variante di Beaufils usato in Normandia (Belfiglio). Il patronimo Boffi ha diverse origini: luogo ove soffia il vento, persona piena d'orgoglio.
Bouffel:  Nome portato in Picardia. Diminutivo d'un nome di persona di origine germanica, Boffo (etimologia oscura).


Luglio 07: in ricordo di Davide Caprioli

Staffetta Podistica "2 Agosto per non dimenticare" la strage di Bologna

Sul sito dell'Associazione Familiari Vittime della strage di Bologna 2 agosto 1980 www.stragi.it  potete trovare e scaricare il libro: "Attentato alla verità" nella sezione documenti;

 inoltre, nel sito della provincia di Trento: www.provincia.tn.it  potete leggere l'articolo sulla staffetta podistica "2agosto per non dimenticare" ramo Alto-Adige-Bressanone, Trento, Verona, Bologna.
La staffetta, il 31 luglio, si fermerà alle 18,00 a Rovereto davanti al Tribunale, e il Presidente dello stesso dedicherà qualche parola al Giudice Mario Amato che fu ucciso barbaramente il 23 giugno del 1980, dopo aver denunciato la progettazione di un grave atto terroristico.
La staffetta proseguirà per Verona, dove in via Davide Caprioli al Chievo, alle 10.30, interverrà il vice sindaco Meocci, che ricorderà assieme ai familiari, l'unica vittima veronese: lo studente universitario di 20 anni discendente di Boffo Lucia al quale è intitolata la via. La staffetta ripartirà per Bologna passando per vari Comuni importanti, quali Nogara, Ostiglia, Revere, Crevalcore, S.Giovanni in Persiceto, Calderara di Reno, S. Felice sul Panaro, tutti luoghi dove i podisti ricevono sempre una calorosa accoglienza per il messaggio di libertà e giustizia di cui sono portatori.

La famiglia Caprioli, nella persona della sorella Cristina, invita tutti ad essere presenti alla cerimonia di ricordo per Davide Caprioli per ridonare dignità voce e rispetto a chi è stato strappato ingiustamente alla vita (nel sito www.stragi.it , nella sezione vittime, c'è il bel profilo di Davide).


 

 

Agosto 07: Tarcisio Boffo sul Cansiglio

In Cansiglio la 15a edizione della Festa Internazionale degli emigranti


 Sulle amene alture del Cansiglio,  si è svolto il quindicesimol raduno internazionale del Consiglio della Fondazione Migrantes. 
Una marea di volti, e dietro ad ognuno una grande storia di umanità e di lavoro. E affinità interiori , come l’origine in comune e il fatto di essere fieri testimoni di Treviso e del Triveneto, in Italia e nel Mondo.
Questo il quadro di questa grande assise annuale , in un anfiteatro naturale che ha avuto  per cornice una grande partecipazione i folla e una miriade di vessilli al vento. Un tu per tu, di piccole grandi storie, tasselli di quell’immenso mosaico che è l’emigrazione trevigiana nel mondo. 
Don Domenico Locatelli, direttore nazionale della Fondazione Migrantes, durante la tradizionale messa al campo di apertura, ha detto chiaro e forte che “come noi siamo partiti per cercare il pane della dignità così ora lo fanno altri, che hanno le stesse lacrime che sono anch’essi figli di un padreterno” che è di tutti. . Bisogna imparare a convivere senza muri ed esclusioni , parlando del bene che c’è e abbassando i toni per ciò che non và, c’è bisogno di formazione e di cultura anche della tradizione, che è linfa di saggezza”. 
Il presidente Giuseppe Zanini ha portato il saluto rendendosi interprete anche dei rappresentanti istituzionali presenti in mezzo al popolo dell’emigrazione. Una targa  è  stata consegnata a Gino Da Ros presidente della sezione di Fregona che, ha particolarmente curato la realizzazione di questo raduno.    
In effetti  è stata una esplosione di festa,  la gioia di ritrovare persone che si erano perse di vista da tempo e che sono sbucate da qualche angolo del Mondo. Come  Marcello Bernardi, di Fonte, ma emigrato a Santa Barbara in California a fine anni sessanta. Era assieme alla moglie Antonietta e al figlio Piero con altra sorella. All'inizio della sua avventura  la grande  sofferenza è stata quella di aver lasciato moglie e quattro figli a casa. Inizia come manovale e poi fa il giardiniere trovando persone brave che lo aiutano. Fa arrivare chi sta a casa e per prima cosa mette i figli a studiare .

 Dal Brasile ecco Elio e Leila Zanette, provengono da Porto Alegre dove svolgono appassionata attività associativa. I loro antenati sono di Fregona e dell’origine ne hanno fatto un culto. Dicono” “ Vogliamo tanto bene a Fregona perché qui è nata ed è sepolta la nostra famiglia . E’ emozionante parlarne  ed essere qui. Questo è un angolo importante della nostra vita . Per quanto visto oggi non abbiamo parole per esprimere la nostra emozione, è tutto bello ,speciale.” Vi sentite più italiani o brasiliani ?-“ Brasile e Fregona , adesso, hanno fatto il gemellaggio nel nostro cuore…” 

Due coppie si incontrano inaspettatamente qui: sono Gianfranco Lettari (originario di Ormelle) con la moglie Anna, che vengono da Montreal e Tarcisio Boffo (originario di San Zenone) con la moglie  Lina che arrivano da Vancouver. Sono felicissimi di essersi ritrovati , soprattutto in un contesto come quello della manifestazione:” vissuto intensamente, in una gran bella atmosfera”, spiegano . 

 

Ottobre 07: Lepanto, il libro dell'Ing. Paolo Renier

L’AMBASCIATA DI ATENE PARTECIPA AI FESTEGGIAMENTI DELL’ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO 

Il Comune di Naftaktos (Lepanto) quest’anno ha organizzato con particolare solennità le celebrazioni per l’anniversario della vittoria della Battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, alle quali sono invitati tutti gli Stati all’epoca coinvolti. Tra questi l’Italia che parteciperà ai festeggiamenti previsti per sabato e domenica prossima attraverso l’Ambasciata di Atene e una delegazione ufficiale del Comune di Venezia composta dal consigliere Alfonso Saetta accompagnato dal Gonfalone cittadino e dal presidente dell’Associazione Civica "Venezia Serenissima", Giorgio Suppiej.
Quest’ultimo, per l’occasione, omaggerà il Sindaco di Lepanto di una prestigiosa ristampa del volume su Lepanto di Paolo Renier richiamando il significato emblematico della vittoria navale per Venezia, per l’Europa e per l’Umanità nei secoli successivi fino ai giorni nostri e il messaggio di auspicio di pace e di reciproco rispetto fra le culture dell’Occidente e dell’Oriente che sono alla base dell’impegno dell’Associazione nel celebrare annualmente l’anniversario della battaglia di Lepanto.
L’Ambasciatore, Gianpaolo Scarante, d’intesa con il Sindaco di Lepanto Thanassis Papathanassis, ha voluto dare un particolare rilievo alla partecipazione italiana, assicurando la presenza di una imbarcazione storica veneziana di straordinaria bellezza, il "Gondolone", che parteciperà alla rievocazione storica della battaglia in mare, con un equipaggio di 8 vogatori del Circolo Canottieri Diadora di Venezia.
Sempre da Venezia giungerà il "Consorzio Rievocazioni Storiche" CERS, composto da un gruppo di 23 persone figuranti, che riproporranno le figure classiche componenti una Delegazione della Repubblica Serenissima nella seconda metà del Cinquecento il Doge, i Procuratori, gli Araldi, i Fanti da Mar e de Tera, la Dogaressa, le dame di compagnia, nell’ambito della parata che seguirà la rievocazione.
Per la prima volta parteciperà alle celebrazioni di Lepanto con 15 rappresentanti guidati dal Sindaco, la comunità montana di Spelonga d’Arquata che della battaglia di Lepanto conserva la memoria tramandata nei secoli di generazione in generazione.
Si narra che fu proprio una donna di Spelonga, travestita da uomo ad impossessarsi del vessillo sventolante su una nave turca che gli spelongani riportarono in patria come straordinario cimelio di partecipazione e di vittoria: ogni anno a Spelonga questa tradizione viene celebrata con grande solennità

 

Ottobre 07: intervista a Marco Boffo

Marco Boffo è un atleta italiano, nato a Mestre,in provincia di Venezia, il 21 Gennaio 1975. Dapprima buon tennista,ha poi scoperto anche la passione per la corsa a piedi fino a diventare, attualmente,uno dei migliori specialisti italiani della 100 Km.Si è classificato nono,migliore italiano,agli ultimi campionati mondiali in questa disciplina,lo scorso 8 Settembre 2007 a Winschoten,in Olanda..Si è diplomato all'ISEF e lavora come istruttore responsabile in una palestra nel veneziano.Ha anche conseguito il patentino di maestro nazionale di tennis. Sotto sono riportate le sue gare più importanti:

  • Maratona di Venezia 2000: 2:59;

  • Maratona di Roma 2001: 2:56;

  • Maratona di Venezia 2001: 2:49;

  • Maratona di Roma 2002: 2:43;

  • Maratona di Venezia 2002: 2:40;

  • Maratona di Venezia 2003: 2:43;

  • 100 Km del Passatore 2004: 8:13, 42simo assoluto;

  • Maratona di Venezia 2004: 2:36;

  • Maratona di Roma 2005: 2:33;

  • Campione italiano 2005 delle 6 ore con 84,34 Km percorsi;

  • 100 Km del Passatore 2005: ritirato;

  • 50 Km di San Remo 2005: 3:18, terzo assoluto;

  • 50 Km di Palermo 2005: 3:16, settimo assoluto;

  • 13esimo assoluto ai Campionati Europei 2006 di 100 km (7:05);

  • 100 Km del Passatore 2007: 7:14, quarto assoluto;

Campionati Mondiali 2007 di 100 Km a Winschoten: 6:51, nono assoluto.

A pochi giorni dalla trasferta per la convocazione al Campionato Mondiale ed Europeo di “100 km su strada” in programma il 8 settembre 2007 a Winschoten (OLANDA), Marco Boffo ha rilasciato a Nati Per Correre un documento filmato di alto spessore. Nella palestra in cui è istruttore responsabile ha affrontato una lunga chiacchierata su molteplici argomenti. Due ore di argomenti che sono andati dalla lotta al doping, all'aspetto fondamentale della preparazione di una ultramaratona attraverso l'attività in palestra come affiancamento alla corsa. Essendo maestro Internazionale di Tennis ha raccontato il suo percorso sportivo a fianco di quello di vita nei vari passaggi lavorativi. Un'ottima persona, semplice, intelligente, intuitivo, capace ma anche saggio agonista.

Sul sito www.natipercorrere.it/content/view/142/45 potete trovare la sua lunga e bella intervista.

 

Ottobre 07: 10 anni di Sat2000, diretta da Dino Boffo

Dieci anni e non sentirli… 

Sat2000, la tv edita dalla Conferenza Episcopale Italiana, ha presentato il 22 Ottobre all’Università Cattolica di Milano i suoi nuovi palinsesti per la stagione 2007/08 che potranno contare sulla presenza di personaggi noti e autorevoli, come Paola Saluzzi, Paola Cambiaghi, Arianna Ciampoli o il grande regista Pupi Avati. 

Dieci anni fa quando partimmo – racconta il direttore Dino Boffo – tutto questo era inimmaginabile: avevamo in mente un progetto semplice, offrire ai cattolici un ponte per una piena cittadinanza, con un rapporto più colto, critico, anche un po’ spregiudicato. Per questo abbiamo creato un nostro laboratorio, non una tv confessionale, ma aperta e con un passo diverso».

 Il palinsesto più ricco di sempre per Sat2000, che il 12 Febbraio 2008 festeggerà i suoi primi dieci anni di vita. Per arrivare ad una maggiore diffusione, già da un paio d’anni è visibile non solo sul satellite (in chiaro su Hotbird e canale 801 di Sky), ma anche sul Digitale Terrestre nel multiplex B della Rai. Inoltre è presente anche su oltre sessanta tv locali che ritrasmettono, integralmente o in parte, la sua programmazione.

 

Ottobre 07: il nuovo libro sul doge Renier
 
IL DOGE RENIER E LA VENEZIA DEL '700
Autore : Renier Paolo , Edizioni Supenova, 2007.
 

L'autore, Ing. Paolo Renier, ci racconta le vicende di un suo illustre antenato, concentrandosi sull'aspetto personale del penultimo doge della Serenissima Repubblica, ma senza trascurare l'affascinante scenario del Settecento veneziano.

Qui riportiamo un brano del discorso ufficiale di commemorazione tenuta dall'abate De Azevedo nella Basilica dei SS. Giovanni e Paolo durante i funerali del Doge:

 

 

Novembre 07: La collaborazione del Prof. Dott. Alessandro Renier

Ringraziamo Alessandro Renier, diretto discendente del doge Paolo Renier, per la collaborazione che sta dando alla realizzazione del blog della famiglia Renier; sinora ci ha inviato preziose notizie sulla corrispondenza tra Giustina Renier e alcuni dei più famosi personaggi dell' Ottocento italiano: Foscolo, Canova, Daniele Manin. Con di più importanti informazioni sulla vita del Doge stesso e la sua amatissima nipote Giustina, la grande letterata.

Qui riportiamo una brevissima poesia di Ugo (Nicolò) Foscolo dedicata a Giustina:

E il gufo ognor pensoso
Si duole al raggio della luna amico
Di chi, guardando il suo ricetto ombroso,
Gli turba il regno solitario antico.

"Le donnicciole del vicinato mi adorano come un eremita, e la gente di garbo fugge il taciturno pitagoreo. Io cerco the sportability of chit-chat per sfoggiarla tutta con voi, perché vostra figlia mi lusingò che sareste venuta a passare l’estate a Brescia. Mia cara amica, l’estate se ne va, quasi; e se tardate un po’ di più, io non mi pascerò che della lusinga di vedervi e parlarvi quest’autunno a Venezia. Caschi il mondo, a settembre sarò a Venezia. Intanto addio, addio. Ugo Foscolo”.

 

Dicembre 07: restaurata  (esternamente) la Villa Renier a Castello di Godego

 

PRIMA:

         

ADESSO:

             

 

Dicembre 07: dell'origine del cognome Boffo in Inghilterra e Germania

Da “THE ANTIQUARY” , by Sir Walter Scott, Edinburgh 1862

In questo romanzo dell’Ottocento Boff o Bog viene fatto derivare dal sassone Burgh, in latino Palus, cioè palude. L’erba gramigna o Quickens-bog o dog-grass o Triticum repens cresce molto rapidamente in questo habitat.

Il cognome Boff-o potrebbe forse derivare in Germania e Regno Unito dal luogo di provenienza del capostipite, cioè da un luogo paludoso, infatti nel lontano passato di luoghi paludosi ve n’erano moltissimi.

The subject, my lord, is the hill-fort of Quickens-bog, with the site of which your lordship is doubtless familiar: It is upon your store-farm of Mantanner, in the barony of Clochnaben." 
“I think I have heard the names of these places," said the Earl, in answer to the Antiquary's appeal. "
“Heard the name? and the farm brings him six hundred a year—O Lord !"
Such was the scarce subdued ejaculation of the Antiquary. But his hospitality got the better of his surprise, and he proceeded to read his essay with an audible voice, in great glee at having secured a patient, and, as he fondly hoped, an interested hearer."
Quickens-bog may at first seem to derive its name from the plant Quicken, by which, Scotticè, we understand couch-grass, dog-grass, or the Triticum repens of Linnaeus, and the common English monosyllable Bog, by which we mean, in popular language, a marsh or morass ; in Latin, Palus. But it may confound the rash adopters of the more obvious etymological derivations, to learn, that the couch-grass or dog-grass, or, to speak scientifically, the triticum repens of Linnaeus, does not grow within a quarter of a mile of this castrum or hill-fort, whose ramparts are uniformly clothed with short verdant turf; and that we must seek a bog or palus at a still greater distance, the nearest being that of Gird-the-mear, a full half-mile distant. The last syllable, bog, is obviously, therefore, a mere corruption of the Saxon Burgh, which we find in the various transmutations of Burgh, Burrow, Brough, Bruff, Buff, and Boff, which last approaches very near the sound in question—since, supposing the word to have been originally borgh, which is the genuine Saxon spelling, a slight change, such as modern organs too often make upon ancient sounds, will produce first Bogh, and then elisa H, or, compromising and sinking the guttural, agreeable to the common practice, you have either Boff or Bog as it happens.
The word Qnickens requires in like manner to be altered,—decomposed as it were,—and reduced to its original and genuine sound ere we can discern jts real meaning. By the ordinary exchange of the Qu into W/t, familiar to the rudest tyro who has opened a book of old Scottish poetry, we gain either Whilkens, or Whichens-borgh—put, we may suppose, by way of question, as if those who imposed the name, struck with the extreme antiquity of the place, had expressed in it an interrogation, "To whom did this fortress belong ?"— Or, it might be Whackens-burgh, from the Saxon Whacken, to strike with the hand, as doubtless the skirmishes near a place of such apparent consequence must have legitimated such a derivation.,"

 

 Dicembre 07: il nuovo libro di Alessandro e Paolo Renier

Oggi 21/12/2007 è uscito il nuovo libro di Alessandro Renier, Paolo Renier, Lina Urban, Giorgia Dragotto: Feste Veneziane / Giustina Renier Michiel / Prima di tutto sono Venezianissima, pagg. 264, presso la Libreria Editrice Franco Filippi, S. Marco calle Casseleria 5284 Venezia, tel 0415236916, email filippi.editore@tin.it (con distribuzione nazionale).

 

Gennaio 08: i reali del Belgio al 'Ristorantino ai scalini'

Dal Resto del Carlino, 8 Gennaio

Rovigo, 8 gennaio 2008 - Attenzioni... reali sul Polesine e sulle bellezze del Delta. Il re del Belgio Alberto II e sua moglie Paola Ruffo di Calabria hanno trascorso una splendida vacanza invernale, lontani da occhi indiscreti, visitando in lungo e in largo il territorio di Adria, fino alle valli e al confine fra terra e mare che costituisce la magia del nostro territorio.

Un piccola magia è anche il fatto che sulla visita dei reali del Belgio sia stato mantenuto un riserbo assoluto e solo ora che sono partiti la notizia è trapelata.
"Sì, è vero, il re e sua moglie, accompagnati da alcuni amici e dalle guardie del corpo, hanno cenato nel nostro ristorante" ci confermano i gestori del 'Ristorantino ai scalini' di Cavanella Po.
E’ un locale piccolo ma curato, noto ai buongustai. E’ gestito da Daniela Renier, coadiuvata dal marito Antonio Mesini. "Avevamo la consegna di non parlare fino al termine della loro permanenza nel Delta — racconta Mesini — I reali del Belgio hanno soggiornato in una villa nobiliare nel circondario di Adria, ospiti di una conoscente. E’ stata la loro base per diverse escursioni nel Delta, nella valli e nei canali; poi hanno allargato il raggio fino ai Colli Euganei, a Ferrara e con un puntata anche a Ravenna".
"Ne hanno parlato in termini molto positivi — racconta — tanto che hanno detto di voler tornare, per vedere il nostro territorio con le sfumature di una stagione diversa". E magari più propizia, visto il freddo e la neve della settimana scorsa.

Per Daniele Renier e Antonio Mesini la prova "regale" è stata superata con lode. "Abbiamo avuto una visita una ventina di giorni prima di Natale — raccontano — Ci hanno chiesto la disponibilità per ospitare una decina di persone. Quando hanno detto di chi si trattava, ho offerto di riservare per loro l’intero ristorante. Invece hanno chiesto di fare sembrare tutto normale, di mantenere il segreto sull’identità degli ospiti. Insomma, di trattarli da clienti come gli altri". Cosa che è perfettamente riuscita, tranne che per qualche particolare: "Sì, una persona ha riconosciuto re Alberto, mentre qualche cliente ci ha informato allarmato che alcune persone stavano girando con fare sospetto nel parcheggio....Non sapevano che erano le guardie del corpo".
Alberto II del Belgio e Paola Ruffo di Calabria, con un gruppo di una decina di persone, hanno cenato al ristorantino di Cavanella la sera del 4 dicembre. "Sono arrivati puntualissimi alle 8,30 — racconta Antonio Mesini — Hanno apprezzato i nostri piatti di pesce. Non hanno voluto un menu speciale, ma hanno ordinato alla carta. Parlavano in italiano e francese fra loro e hanno promesso che torneranno".

 

Gennaio 08: uscita de' "Origine delle feste Veneziane"

10.1.'08: è uscito il libro "Origine delle Feste Veneziane" di Giustina Renier Michiel, raccolta a cura di Alessandro Renier, pag 128, presso la Libreria Editrice Franco Filippi, S. Marco calle Casseleria 5284 Venezia, tel 0415236916, email filippi.editore@tin.it (con distribuzione nazionale).


Gennaio 08: 21.01.1848: 160 anni fà Mons. Renier si fratturò la gamba e....

Da La Cronaca di Mestre degli anni 1848-49, di Giovanni Renier

Capitolo 1° - PRIMI MOTI

La sera del 21 di gennaio 1848, dopo avere atteso tranquillamente a' miei studi, verso le ott'ore e mezzo usciva dal mio gabinetto con lieto animo e senza la minima prevenzion dei sinistri; anzi presi a celiare con un P. Roberto, carmelitano scalzo, il quale stava meco ad ospizio, pungendolo quasi andasse di notte per le vie di Treviso gridando il nome di Pio IX, o scrivendolo sulle muraglie. Nevicava, e quel buon frate confortavami a non uscire di casa con un tempo sì burrascoso. Ma io, sorridendo, andava di buon umore al mio solito crocchio di pochi amici, presso la egregia famiglia del signor Gaetano Crivellari, pretore di Mestre, seguito dal mio cappellano don Nicola Noselli e dal signor Francesco Linghindal, primo deputato del comune. Ora io che per quasi vent'anni avea continuamente viaggiato con qualunque tempo e in ogni stagione, di giorno e di notte, senza disastri, appena fuori dal cortile di canonica, posato il piè dritto sopra un sasso gelato, sdrucciolai, e nello sforzo fatto a sorreggermi, ebbi spezzate come vetro la tibia e la fibula della gamba. Caddi stramazzone sul lastrico, accennando ai compagni la irreparabil disgrazia. Nel punto stesso, raccolte le facoltà dell'anima, chiesi a me stesso in pensiero perché il Signore me l'avesse mandata, poi tosto pronunziai a voce alta le parole divine: fiat voluntas tua: e queste parole mi furon balsamo più efficace di tutte le medicine umane. Riportato a braccia in canonica e in fretta accomodato sul letto, misi la gamba infranta nelle mani del chirurgo, l'amico Dr. Bettini, senza lamenti e senza lagrime. Soffersi pochi dolori, e ne' due mesi che giacqui,, presso che immobile, dove mi posero quella sera, posso dire di aver serbato rassegnazione tranquilla ed un acerta serenità di spirito colle persone benevole, accorse da varie parti a consolarmi della loro presenza.

 

Gennaio 08: un Boffo citato nelle lettere a un deportato in Francia

“Je viens de recevoir ton certificat définitif et j’en suis très heureuse. Voilà qui est fait... Cela est indispensable comme pièce actuellement même pour toi”.
(Nous comprenons par là qu’Yvonne ne tente pas de faire jouer des protections de collaboration ; jamais elle n’a cette attitude mais elle exclut simplement de courir le moindre risque inutile et, pour cela, elle décide de faire jouer au maximum ces relations indirectes à l’ennemi qui veut sa mort. C’est un jeu réaliste du chat et de la souris dans lequel elle n’est pas prête à se laisser mener par le sort nébuleux. Elle veut être en contact direct avec l’adversaire, position rare et différente de la position habituelle qui consiste à fuir devant l’adversaire, ou à se cacher et à attendre. C’est qu’elle a devant les yeux les conséquences de ces autres tactiques comme nous allons le voir immédiatement)...
“Le pauvre Elias est parti malgré mes efforts pour le retenir au camp. Il a été très courageux. On renverra ses papiers à sa famille... (elle sait donc ce que signifie ce départ, l’aboutissement au néant)...As-tu revu Boffo, il pourrait t’aider pour le ravitaillement, son numéro est à Neuilly au téléphone. Vois aussi Mme Ducoté 23 rue Blanche TRI 64 78. Elle avait une bonne relation allemande qui pourrait servir (voilà sa tactique très clairement dite et elle est une remarquable organisatrice) et aussi elle t’aidera pour le ravitaillement. Elle est très gentille, nous l’avions vu avant tout cela, tu te souviens pour les meubles, etc... Vois la suite...”.

Il parait qu’on peut si on est adroit acheter moyennant une centaine de francs une étiquette pour un colis supplémentaire sur Chaumont ou rue de Belle ville, parle en au père de Myriam. Si tu vois Boffo, il peut t’aider aussi auprès de certains fournisseurs italiens et pour du chocolat en poudre ou en tablettes de chez Meunier, il connait quelqu’un, peut-être aussi a-t-il une bonne relation pour me sortir d’ici.
(Par cette association incongrue, on comprend mieux l’importance de tous ces réseaux alimentaires invraisemblables : ils maintiennent dans l’existence car la nourriture est devenue le symbole de soi-même).

Per la lettura completa vedi blog: http://casatoboffo.spazioblog.it

 

Marzo 08: i Renier discendono dai Ranieri o dagli Spada o da entrambi?

E' riconosciuto oramai che i Renier discendono attraverso Nicolò dopo e Ranieri prima da Amatore Spada. Ci siamo dati da fare a ricostruire l'albero genealogico dei Ranieri, abbiamo visitato il castello di Civitella Ranieri in pr. di Perugia e abbiamo visto i due grandi alberi genealogici presenti sulle pareti. Ma non ci siamo fidati e abbiamo cercato e ricercato su internet tutto il materiale possibile, senza aiuti esterni. E' spuntato nella biblioteca digitale di Perugia un albero genealogico dei Ranieri che descrive  come da Raniero marchese discendesse una contessa di nome Attilde accasata ad un Alerano di Gubbio che generò alcuni figli, capostipiti delle famiglie Spada, Spadalonga, del Re, Azoni e Azolini.

Albero desunto dalle lettere genealogiche della fam. Ranieri..............,
da Uberto : Ugo - Benedetto - Ingilberto - Urso
da Ugo : Ubaldo - Monaldo - Raniero (Marchese)
da Raniero (Marchese) : Ugo (Conte)
da Ugo (Conte) : Monaldo
In seguito:
Raniero visse circa il 1060, ed oltre Ugo ebbe Pietro, Girarduccio, Raniero, Attilde contessa, costei sposata ad un Alerano generò Azone, Giovanni ed Azolino, che furono in Gubbio fondatori delle famiglie Azone, Azolini, Del Re, Spada, Spadalunga.

Nel Medioevo, e siamo quindi come datazione tra l'anno 1000 ed il 1100, nella stessa famiglia si ripetevano facilmente gli stessi nomi, per cui nella famiglia Spada si trovano molti Amadore.  Ma..., la nobile e importante famiglia Spada, la quale ebbe tra i vari personaggi anche cinque Cardinali, costruì una Cappella nella CHIESA di S. GIROLAMO DELLA CARITA' a ROMA in cui sono state scolpite le effigi di Amadore I Spada e di Alerano, due fratelli (datazione 1087).

Se non sono questi i nostri più remoti antenati conosciuti, crediamo poco ci manca. Visitate i blog Renier e Ranieri presenti nell' Home Page, abbiamo inserito tantissimi articoli.

Amadore 1° Spada e Alerano fratelli (1087)

 

Aprile 09: una famiglia Boffo dal Brasile, 1870

 

 

                                                                                                               DICEMBRE 2010 - Milano, Dino Boffo riceve l'Ambrogino d'oro

                                                                                                                 (da Repubblica.it dell'8.12.2010)

"Lo dedico ai colleghi che subiscono soprusi"La benemerenza di Palazzo Marino al giornalista che lasciò la direzione del quotidiano Avvenire

"Vorrei ricordare in particolare Enzo Biagi, che meritava questo premio e non l'ha mai ricevuto" Dino Boffo com il sindaco Letizia Moratti

 "Un premio che è un atto di fiducia nei confronti di tutta la nostra professione". E' il commento del direttore di Tv2000 e Radio In Blu, Dino Boffo, a margine della consegna, a Milano, dell'Ambrogino d'oro. "Vorrei dedicare questo riconoscimento - ha detto Dino Boffo ai microfoni di Tg2000 e In Blu Notizie - ai tanti colleghi che subiscono soprusi e non sono riconosciuti nella loro sofferenza. Vorrei in particolare ricordare Enzo Biagi, che questo premio lo meritava e non l'ha mai ricevuto".

"Vorrei dedicare questo premio - ha continuato Boffo - ai miei colleghi delle tre redazioni, Avvenire, Radio InBlu e Tv2000, perché sono stati buoni, generosi e galantuomini nel sostenermi nel momento in cui ero sotto attacco. Vorrei dedicare questo premio anche ai miei familiari e ai miei amici che mi hanno sostenuto durante una sofferenza per me tanto acuta quanto inspiegabile". "Nessuno pensi - ha concluso Boffo - che io porti rancore. Piuttosto desidero che quanto mi è capitato possa servire da monito soprattutto ai giornalisti più giovani perché adottino sistemi, logiche, criteri che siano tenacemente al servizio della verità e sempre rispettosi della dignità delle persone".

Nell'agosto 2009, come si ricorderà, Vittorio Feltri denunciò sul Giornale la sconvenienza dell'atteggiamento censorio adottato da Boffo, all'epoca direttore di Avenire, il quotidiano dei vescovi italiani, in merito alle vicende sulla vita privata del premier Silvio Berlusconi. Il Giornale inoltre divulgò riferimenti su vicende private dello stesso Boffo, che tuttavia si basavano su una serie di documenti falsi. In seguito a tali accuse, il 3 settembre 2009 Boffo decise di rinunciare all'incarico di direttore di Avvenire.